La famiglia Orlando in Trexenta
di Sergio Sailis
Come
noto a partire dal XII secolo diverse importanti famiglie della penisola,
specialmente liguri e toscane, grazie anche ad accorte politiche matrimoniali
riuscirono ad inserirsi nel tessuto sociale della Sardegna riuscendo in alcuni
casi ad assumere il controllo degli stessi giudicati.
Anche la
famiglia Orlandi, quasi sicuramente di origine toscana, è ben radicata nella
Sardegna medioevale; alcuni esponenti li troviamo infatti a Cagliari, a
Iglesias ed in modo particolare in Trexenta.
Non
sappiamo con certezza quando e per quale motivo alcuni elementi della famiglia
si insediarono in Trexenta ma sin dagli inizi del Duecento nella documentazione
pervenutaci si riscontra frequentemente il nome di “Mariano Dezzori Orlandu”
con la carica di curatore della Trexenta.
Considerato
il doppio cognome, del quale uno chiaramente sardo, si può ipotizzare che lo
stesso era discendente di qualche personaggio probabilmente passato in Sardegna
a seguito delle concessioni giudicali a mercanti o istituti religiosi pisani
oppure al seguito di Guglielmo di Massa (Salusio IV); qualunque sia la sua
origine è certo che fosse una persona di una certa importanza nell’ambito della
cerchia del giudice sardo – toscano e lo possiamo rilevare dal fatto che nel 1206
lo ritroviamo tra i ”liurus de Kalaris”
in qualità di testimone al trattato con cui si rettificarono i confini tra il
Giudicato di Cagliari e quello d’Arborea sottoscritto tra lo stesso Guglielmo e
Ugo de Bas[1].
Il suo
nome, assieme a quelli di altri importanti personaggi, ricorre inoltre
ripetutamente in una serie di documenti sia in qualità di testimone che parte
attiva in alcune donazioni o controversie in un arco cronologico che va dal
1190 al 1216 tra le cosiddette “carte volgari” edite dal Solmi[2]:
“Ante stimonius, Mariani Dezzori Orlandu, ki fudi curatori de Tregenta, et Juanni de
Serra, Forastiu de Kabuterra, et Cumida Statigu, Gostantini Fiori pikinnu, frau
d’Arcu, et Gostantini Traccucu. Istimonius de logu, Arzzocu de Maronius, Petru
d’Arzeti, Gunnari de Lacon mancosu.” (carta X - del 1200/1212, pag.
292) datazione successivamente rettificata dall’autore in 1190/1200[3];
“Et sunt destimonius Barisoni de Serra
Passagi, et Comida de Serra de Frailis, et Mariani
Dezori Orlandu.” (carta XI - del giugno 1215, pag. 294);
“Et ego batusi ‘ndi liurus maioralis, ad
donnu Mariani Dezori Orlandu, et ad
donnu Johanni de Serra Daluda, et ad donnu Saltoro de Unali corrogla, et ad
donnu Turbini de Siiki, et ad Mariani de Zoli d’Ozrokesus …” e nello
stesso documento “Et sunt destimonius,
Barisoni de Serra passagi, et Comida de Serra de Frailis, et Mariani Dezori Orlandu.” (carta XII
- del 30/09/1215, pag. 295 e 296);
“Istimonius, donnu Gontini d’Orruu Daluda,
curadori de Treienta, ante ki kertaamus, et donnu Mariani Dezzori Orlando, et donnu Cumida Dezzori de Enoni, et
donnu Johanni de Serra, et donnu Arzzocu de Unali su fradi, et donnu Turbini de
Siiki, et donnu Mariani Dezoli., …” e poco oltre “Istimonius, donnu Barusoni Passagi, donnu Mariani Dezzori Orlandu, donnu
Johanni de Serra Daluda, donnu Furadu Dezzori zurumpis.” e “Istimonius, donnu Cumida de Serra de
Frailis, et donnu Gontini de Serra afaidadu, et Mariani su fradi, et donnu
Petru de Serra calagonesu, et Gunnari su fradi, et Petru de Serra Pinna. Et
sunt destimonius, Barusoni de Serra passagi, et Cumida de Serra de Frailis, et Mariani Dezzori Orlandu.” (carta
XIII - del 06/11/1215, pag. 297-298-300);
“Istimonius, donnu Johanni de Serra su fradi
carrali, et donnu Mariani Deççori
Orlandu, et donnu Mariani de Serra Daluda, filiu de cussa stissa donna
Muscu, et donnu Turbini de Siiki, et donnu Cumida de Unali de bilia de Campu.” e “Istimonius de custas ambas daduras, donnu Mariani Deççori Orlandu, donnu
Barusoni Dinki, donnu Gontini d’Orruu d’Abis, Cumida d’Arcedi de Semassi, et
Turbini su fradi. Et sunt destimonius Barusoni de Serra Passagi, et Cumida de
Serra de Frailis, et Mariani Deççori
Orlandu.” (carta XIV – del 07/11/1215, pag. 302-304);
“Et sunt testimonius Barisoni de Serra
Passagi, et Cumida de Serra de Frailis, et Mariani
Dezori Orlandu.” (carta XV - del 21/06/1216, pag. 305).
Nelle
stesse carte è inoltre presente anche Cumida Dezzori Orlandu suo probabile
parente, forse un figlio “Istimonius, donnu Petru, priori de sanctu
Sadurru, donnu Gregu Casu, armentariu de sanctu Jorgi, donnu Turbini de Lacon
mancosu, donnu Johanni de Serra daluda, donnu Gontini de Serra affaidadu, donnu Cumida Dezzori Orlandu. Et sunt
destimonius de logu, donnu Barusoni de Serra Passagi, donnu Cumida de Serra de
Frailis, et donnu Cumida Deççori de
Enoni.” (carta XVII - del 08/03/1217).
Un
secolo dopo, a seguito dell’invasione catalano-aragonese, tale Filippo Orlando di Guasila
(probabilmente parente di Grazia Orlandi di Masino, importante proprietario
immobiliare a Cagliari, medico di fiducia di Ugone d’Arborea, collaborazionista
dei catalani, promotore di una congiura a Cagliari ai danni dei pisani nel
1324, e che venne ricompensato con diverse assegnazioni di beni)[4]
veniva beneficiato
dagli aragonesi in data 11 marzo 1324 con la concessione in enfiteusi del salto
di Fflios posto in prossimità dei confini con Simieri[5]
e qualche mese dopo, il 1° maggio 1324, nella sua qualità di «iudex de facto in
certis curatoriis» tra cui la Trexenta era incaricato di prestare omaggio a
nome degli uomini della villa di Selegas che il sovrano aveva concesso in feudo
a Pere de Libià[6].
Oltre
alle sue proprietà di Guasila l’Orlando era anche proprietario della metà di un
alberch in Cagliari nella “Rua de Sancto” in comproprietà con Nicola Garau[7]:
“15…Item, l'alberch apres la meytat dels
quals es de Philippo Orlando, sart,
e altre meytat es dels hereus de Nichola Carau fo estimat e passa en la de
sobre; fo assignat a n Ramon de Besuldo, alguatzir; fo assignada la meytat del
alberch dessus dit a·n Ramon de Bisuldo…”
Non
sappiamo ancora con certezza quale fosse questa “Via del Santo” menzionata nel
documento, e non è importante ai nostri fini, anche se sappiamo comunque che
era nelle vicinanze della Ruga Marinariorum (attuale via Canelles)[8];
le proprietà che l’Orlando aveva a Cagliari ci sono estremamente utili invece
per un altro motivo: ci permettono di conoscere i nomi dei suoi figli ed eredi.
Il
suddetto Ramon de Bisuldo infatti teneva
ancora l’immobile nel 1336 e non aveva ancora pagato la stima (ossia il valore
di acquisizione attribuito all’immobile) in quanto “ver habitator” ossia era effettivamente residente in
Castello e pertanto fruiva delle agevolazioni concesse per il ripopolamento
della città. Il versamento venne invece fatto successivamente direttamente
dall’amministrazione regia quando ormai Filippo era già deceduto e pertanto
venne eseguito a favore dei suoi eredi che fortunatamente sono elencati
singolarmente ossia: Lorenzo, Nicoletta, Pietro, Costantino, Miale Castay[9].
Questi eredi peraltro, sappiamo da altre fonti, oltre
agli altri beni nel 1338 a Guasila avevano ancora in affitto anche
diverse proprietà del Priorato di San Saturnino di Cagliari in precedenza
gestiti dal padre[10]:
“Et in villa Goi de Sila, curatorie
Trigente et dictorum regny et diocesis, quedam terrarum petia cum domibus et
aratoria que tenet heredes Filippy Orlau
et inde annuatim solvunt libras 3 suprascripte monete et quendam terrarum petia
que tenet Barholus Sole et inde dat annuatim grani starellos octo ad scriptum
starellum et quendam saltum in villa Palme de Sulcio ex quo nil habere potest
propter pravos officiales ejusdem ville qui ipsum saltum usurpate et
usurpaverunt diu tempore.”
Incrociando
i dati della “VI Compositio” pisana del 1359[11]
vediamo che all’epoca a Guasila c’erano ben cinque Orlandi tra i quali i nostri
Miale e Gostantinus annoverati tra i "liberi et terrales ab equo" , ossia la classe sociale ai vertici della società
sarda, mentre il Pietro Orlandi citato nel versamento per l’immobile di
Cagliari del Bisuldo, come vedremo in seguito, quasi sicuramente è il canonico
e rettore della chiesa di Sebera.
Nella
precitata “VI Compositio”, salvo casi di omonimia considerato che sia il nome
che il cognome erano all’epoca molto diffusi, il “Fuliatus de Serra” menzionato tra i “minoribus” di Sebera potrebbe essere lo stesso personaggio che
qualche anno dopo venne multato da Miali Orlando, nella sua qualità di
luogotenente di Gentile Gualandi, Vicario pisano di Gippi e Trexenta, in quanto
incriminato di aver fatto pascolare abusivamente il bestiame in un terreno,
denominato “salt de Sant Jordi”, di
proprietà del comune pisano mentre il de Serra asseriva che per lo stesso
terreno aveva pagato l’affitto a Orzocco de Unale (personaggio controverso, che
ritroviamo anche in altri documenti, al servizio di Joan de Carroz per conto
del quale svolgeva anche “compiti” poco leciti). A conclusione di questa
vertenza il 23 luglio (o giugno?) 1363 il governatore Zatrillas intima a Miale
Orlando di rimborsare al de Serra 2 libbre e 2 soldi di alfonsini minuti in quanto
il terreno conteso era di proprietà del Monastero di Santa Greca di Decimomannu
e per conto di questo era gestito dal Carroz[12].
Per
quanto riguarda invece l’altro fratello, Pietro, cui abbiamo accennato in
precedenza lo ritroviamo in qualità di canonico e rettore del villaggio di
Sebera (villaggio non più esistente situato nell’attuale territorio di
Ortacesus in prossimità dei ruderi della chiesa di San Bartolomeo). Il
villaggio viene in più occasioni menzionato nelle “Rationes” per le decime triennali degli anni 1346-1350 dalle quali
rileviamo che “domino Petro Orlandi canonico et rectore
ecclesie de Sopera” versa una libbra e 4 soldi. Nei pagamenti successivi
non viene più citato il suo nome ma viene indicato genericamente “pro ecclesia Separa” in un versamento di
libbre 1 soldi 4 denari 6; “pro ecclesia
Separa cum suis annexis” in un versamento di libbre 2 soldi 10 (e sarebbe
interessante sapere quali fossero questi annessi purtroppo non specificati nel
documento); “pro ecclesia de Sapera”
in un versamento di 3 libbre[13].
Il
radicamento della famiglia Orlandi nel territorio trexentese è inoltre evidente
in quanto oltre ai citati casi di Guasila e Sebera sempre nello stesso periodo
in Trexenta vi erano altri Orlandi anche nella Villa di Dei (Salvatore) ed in
quella di Bangiu de Arili (Guantinus Curria); anche in questi casi si tratta
sempre di persone di un certo peso economico sociale e, nel caso di Guantinus
Curria Orlandi, ancora una volta ci troviamo di fronte a uno dei “liberi et
terrales ab equo” del proprio villaggio.
Per
completezza gli Orlandi trexentesi citati nella Composizione del 1359 sono:
·
Goy de Silla -
Francisci Orlandi (proprietario di una casa) pag. 60, Guilielmi Orlandi
(proprietario di un terreno e di una piazza all’interno dell’abitato), pag. 60;
Franciscus Orlandi (elencato tra i maioribus e proprietario di due gioghi,
stimato per 52 libbre), pag. 62; Salvitideus Orlandi (elencato tra i minoribus
e stimato per 2 libbre - unico caso in tutta la VI Compositio di un Orlandi non
annoverato tra i benestanti), pag. 63; Miale Orlandi (elencato tra i liberi et
terrales ab equo), pag. 63; Gostantinus Orlandi (elencato tra i liberi et
terrales ab equo), pag. 63.
·
Villa Dei – Salvatore Orlandi (elencato tra i maioribus e proprietario di un
giogo, stimato per 20 libbre), pag. 99.
·
Villa Bangni Arilis - Guantinus Curria Orlandi (elencato tra i liberi
et terrales ab equo), pag. 102.
Le informazioni storiche sui
membri di questa famiglia a questo punto si fanno più scarse; occorre attendere
quasi un secolo per trovare un altro Orlandi, questa volta a Selegas. Il 10 settembre 1443 infatti
Francesco Orlando (forse un discendente di Filippo che nel 1324 abbiamo visto
operante anche a Selegas e che a Guasila aveva un figlio con questo nome?) sottoscrive
un atto con il quale promette di risiedere nel villaggio di Selegas assieme
alla propria famiglia e di non allontanarvisi senza l’espresso consenso di
Jaume de Besora, signore della Trexenta, nei confronti del quale ha dei debiti
pendenti; si obbliga inoltre a rinnovare periodicamente l’omaggio feudale al
Besora[14]. Purtroppo dal documento non
emerge il motivo per cui l’Orlando sottoscriveva questi impegni così gravosi
nei confronti del Besora. Era forse era una forma di garanzia per i debiti
contratti in precedenza? Oppure aveva beneficiato di nuove concessioni (terreni
o case magari in affitto) da parte del feudatario?
Dubbio che per il momento sarà destinato a rimanere in
attesa del rinvenimento di nuovi documenti in merito.
[1]Arrigo SOLMI, Un nuovo
documento per la storia di Guglielmo di Cagliari e dell'Arborea, in Archivio
Storico Sardo - vol. IV - fasc. 1/2 - anno 1908, Cagliari 1908. Cfr. Eduardo
BLASCO FERRER, Crestomazia sarda dei primi secoli - vol. I, Officina
linguistica anno IV - n. 4, Nuoro 2003, pag. 70 e 77-84.
[2] Arrigo SOLMI, Le carte
volgari dell'archivio arcivescovile di Cagliari: testi campidanesi dei secoli
XI e XIII, in Archivio Storico Italiano, tomo XXXV - anno 1905, Firenze 1905.
[3] Arrigo SOLMI, Studi
storici sulle istituzioni della Sardegna nel medioevo, (appendice), Cagliari
1917, pag. 404.
[4] Maria Bonaria URBAN,
Nuovi elementi di storia urbana nel Regno di Sardegna, dalla fondazione di
Bonaria al popolamento catalano di Castel di Cagliari, in Anuario de Estudios
Medioevales, n. 27 (1997), pagg. 819-867. Cfr. Maria Emanuela MEI, L'edilizia
residenziale privata a Cagliari attraverso i documenti e le testimonianze
archeologiche, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Cagliari, Dottorato
di Ricerca Fonti scritte della civiltà mediterranea - Ciclo XXVI, Cagliari
2012-2013, pagg. 128-131.
[5]Antonio FORCI, Feudi e
feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della dominazione
catalano-aragonese (1324-1326), in “RiMe. Rivista dell’Istituto di Storia
dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, pag. 154. Cfr. A.C.A., R.C., reg.
389, ff. 93r-94v (1324 marzo 11).
[6]Sandro PETRUCCI, Cagliari
nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista
aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365), Tesi di Dottorato,
Università degli Studi di Sassari, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento
di Teorie e Ricerche dei Sistemi culturali, Dottorato europeo di ricerca in
antropologia, storia medioevale, filologia e letterature del Mediterraneo
occidentale in relazione alla Sardegna, Ciclo XX, Sassari 2005-2006, pag. 219.
Cfr. A.C.A., R.C., reg. 398, f. 4v (1324, maggio 1).
[7]Maria Emanuela MEI,
L'edilizia residenziale privata a Cagliari, op.cit., pag. 412, 463, 562 e 566.
[8]Maria Emanuela MEI,
L'edilizia residenziale privata a Cagliari, op. cit., pag. 104.
[9]Sandro PETRUCCI, Cagliari
nel Trecento, op. cit., pag. 434.
[10]Eduard BARATIER,
Inventaire des biens du prieurè Saint Saturnin de Cagliari, in Studi storici in
onore di Francesco Loddo Canepa - vol. II, Firenze 1959, pag. 68.
[11]Francesco ARTIZZU,
L'Aragona e i territori pisani di Trexenta e Gippi, in Annali delle Facoltà di
Lettere, Filosofia e Magistero dell'Università di Cagliari - estratto vol. XXX
– 1967, Cagliari 1968.
[12]Pietro MELONI SATTA,
Effemeride Sarda: con l’aggiunta d’alcuni cenni biografici, Cagliari-Sassari
1887, pag. 127. Cfr. Mauro DADEA, Santa Greca: la martire di Decimomannu, in "Per una riscoperta della storia locale: la comunità di Decimomannu nella storia", Decimomannu 2008, pag. 190-191.
[13]Pietro SELLA, Rationes
Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. SARDINIA, Città del Vaticano 1945,
pagg. 153-196-206-213.
[14] Antonio FORCI, Damus et
concedimus vobis. Personaggi e vicende dell'età feudale in Trexenta (Sardegna
meridionale) nei secoli XIV e XV, Ortacesus 2010, doc. XCVII, pag. 344. Cfr.
Corrado ZEDDA, Cagliari. Un porto commerciale nel Mediterraneo del
quattrocento, in Collana "Mediterranea" dell'Istituto per l'Oriente
Clemente Aldo Nallino, n° 2, Napoli.Roma 2001, pag. 204.
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