1328, Pietro d’Arborea viene
armato cavaliere
di Sergio Sailis
di Sergio Sailis
La domenica di Pasqua del 3
aprile 1328 nella Cattedrale di Saragozza, con grande sfarzo e con un gran
numero di invitati, veniva incoronato il nuovo Re d’Aragona: Alfonso detto il
Benigno.
Appena pochi anni prima, quando
era ancora Infante, Alfonso era stato il protagonista della conquista armata
del Regno di Sardegna e Corsica da parte dei catalano-aragonesi con
l’importante sostegno di Ugone d’Arborea con il quale la casa regnante
manteneva ottimi rapporti.
Il cronista Ramon Muntaner, testimone
oculare dei fatti, riporta che alla cerimonia di incoronazione (descritta con
dovizia di particolari) parteciparono l’arcivescovo di Saragozza, Pedro Lopez
de Luna, Juan de Aragon, arcivescovo di Toledo, Guido Cattaneo, arcivescovo
d’Arborea, Jemeno de Luna, arcivescovo di Tarragona, Ramon Gastò, vescovo di
Valencia, Arnau Sescomes, vescovo di Lerida, Gaston de Moncada, vescovo di
Huesca, e tutti gli altri rappresentanti delle istituzioni ecclesiastiche dei
territori della Corona compresi quelli dei vari ordini militari; per la solenne
occasione nella città affluirono inoltre i rappresentanti dei regni
circonvicini e la nobiltà dei vari territori della Corona con numeroso seguito
di cavalieri. Inoltre, sempre il Muntaner, mette in evidenza come parteciparono
oltre al già citato arcivescovo d’Arborea anche “lo fill del iutge Darborea
[...] e dos nabots del dit iutge Darborea” ossia Pietro, il primogenito di Ugone,
e altri due nipoti.
img ACA |
Pietro infatti, imbarcato a bordo
di tre galere, si era recato a Saragozza assieme a Guido Cattaneo, arcivescovo
d’Arborea (che peraltro partecipò attivamente alle cerimonie religiose per
l’incoronazione), ad altri nobili sardi (tra i quali come detto due nipoti del
Giudice Ugone) e al Governatore del Regno di Sardegna e Corsica ossia Bernat de
Boixadors; la rappresentanza sarda aveva lo scopo di rinsaldare i legami politici
tra i due stati e di stima reciproca tra i due sovrani.
Tornando alla cerimonia di
incoronazione, come consuetudine dopo la messa il novello sovrano procedeva
all’investitura di una dozzina di cavalieri scelti tra il fior fiore dell’alta
nobiltà tra i quali, il visconte di Cardona, il conte di Pallars, il signore di
Hìjar e, per quanto qui ci interessa, il principe giudicale Pietro d’Arborea.
manoscritto Cronica di Muntaner |
Il Muntaner riporta che re
Alfonso in primo luogo armò cavaliere Jacme de Xirica dandogli facoltà di
armare a sua volta altri 20 cavalieri, subito dopo (a testimonianza dei profondi
legami che al tempo legavano la Corona con la casata degli Arborea e dell’importanza
che a questa veniva tributata) “lo dit senyor rey feu cavaller lo noble fill
del Jutge Darborea” dando anche a lui la facoltà di armare a sua volta altri 20
cavalieri che avevano feudi in Sardegna, 10 catalani e 10 aragonesi, non appena
fosse rientrato nell’isola in quanto non si era fatto in tempo a predisporre i
necessari preparativi. Dopo di che (e dai nomi dei personaggi, alcuni dei quali
imparentati con la casa reale, si vede anche l’importanza riservata a Pietro
d’Arborea) seguì l’armatura degli altri “richs homens”: quali Ramon Folch,
visconte di Cardona, Llope de Luna, Roger conte di Pallars, Nalfonso Ferrandis
signore di Dixer, G. Danglesola, Ioan Ximenis Darocha, Berenguer Danglesola,
Pere Corneyll, Guillem de Cervello, e Not de Moncada. Anche a questi nobili venne
concesso di armare a loro volta altri cavalieri e così vennero armati via via
gli altri membri dell’alta nobiltà giù sino a quelli della nobiltà minore.
Esattamente 7 anni dopo, il 5
aprile del 1335, moriva Ugone, Giudice d’Arborea e fondamentale alleato di
Giacomo II d’Aragona durante le fasi della conquista iberica della Sardegna,
fedeltà che confermava esplicitamente anche in punto di morte.
Lasciava una prole numerosa: ben
sette figli legittimi: oltre al citato Pietro, Mariano, Giovanni, Nicola,
Francesco, Bonaventura e Maria e altri tre illegittimi Lorenzo, Angiolesa e
Preziosa.
Ugone dettava il suo testamento
il giorno precedente alla morte alla presenza del canonico arborense Filippo
Manneli, ai due medici che lo assistettero negli ultimi giorni di vita, Gratia
Orlandi e Tomasio de Cinamo di Napoli, e ad altri notabili arborensi.
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Al trono giudicale pertanto,
secondo le sue disposizioni, gli succederà Pietro che continuerà a condurre
l’Arborea secondo la politica filo-aragonese instaurata dal padre.
Da una lettera del 13 aprile
inviata da Pietro ad Alfonso il Benigno (con la quale il giudice comunicava di
aver preso possesso del trono giudicale secondo le disposizioni testamentarie
paterne e raccomandava al sovrano i suoi due fratelli minori Mariano e Giovanni
che al momento si trovavano alla sua corte) sappiamo che i funerali di Ugone si
svolsero il 6 aprile; nella successiva risposta del 24 maggio (nell’immagine
ACA) il sovrano iberico esprimeva le sue condoglianze per la scomparsa di Ugone
e rassicurava il novello Giudice sulla situazione dei suoi sue fratelli presso
la sua corte.
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