Selegas 1
Immagini della Trexenta ottocentesca: Selegas
SÈLEGAS, villaggio della Sardegna nella provincia e divisione di
Cagliari, compreso nel mandamento di Senorbì e nell’antica
curatoria di Trecenta, che era parte del regno cagliaritano. La sua
posizione geografica è nella latitudine 39" 34' e nella
longitudine occidentale di Cagliari 0° 1'.
È situato in una facil pendice sopra due valli, ed è protetto
da’ venti di levante, settentrione e ponente-maestro per alcune
eminenze, delle quali è più notevole quella che sorge al
ponente-maestro, a distanza di circa un miglio, ed è il colle di
Guasilla, che sebbene di altezza poco considerevole, pure è notato,
perchè superiore alle eminenze circostanti.
Le case comunemente sono ben costrutte, e ve n’ha alcune comode
e di bell’aspetto.
Molte strade hanno un solido impietramento, e quasi tutte un
marciapiede.
Il clima è piuttosto caldo e sentesi tale nella grande estate,
come si poteva supporre per il notato ostacolo de’ terreni più
elevati che sono nel semicerchio settentrionale dell’orizzonte.
Vi si patisce poi e non poco della umidità, e non ostante la sua
situazione piuttosto levata in paragone dei bassi piani, l’aria
nelle stagioni calde è mescolata de’ miasmi che vi trasporta il
vento, e principalmente da quelli, che sorgono dalla gran palude,
detta Bangiu, la quale trovasi verso il sirocco alla distanza di
mezzo miglio.
Non è raro che grandini su questa terra, e talvolta cadono
gragnuole grosse più che noci e quasi quanto uova di gallina, come
avvenne nel principiante giugno del 1834, onde restarono devastate le
messi e le vigne. Siffatte meteore, rarissime nella maggior parte
delle regioni sarde, sogliono patirsi in sulla fine della primavera e
nel principio dell’autunno.
Il territorio ha piani inclinati più spesso che orizzontali,
scarseggia di fonti, di bosco, e di selvaggiume, eccettuate le lepri
e qualche volpe.
Scorrono entro il medesimo due rivi nelle due sunnotate valli,
provenienti uno dal territorio di Seùni, l’altro, ed è maggiore,
dalle fonti di Gesico, i quali si riuniscono agli ultimi termini
della pendice, su cui siede il paese, al suo ostro-scirocco in
distanza di più d’un miglio presso la strada da esso ad Ortacesus.
Nel paese bevesi dai pozzi un’acqua salmastra e pesante.
Popolazione. Nel censimento della popolazione dell’Isola
altre volte indicato si notarono per Selegas anime 816, distribuite
in famiglie 182 e contenute in case 159.
Nel rispetto dell’età e del sesso furono poi distinte così:
Sotto i 5 anni maschi 64, femmine 41; da’ 5 a’ 10 mas. 49,
femm. 45; da’ 10 a’ 20 mas. 95, femm. 87; da’ 20 a’ 30 mas.
75, femm. 72; da’ 30 a’ 40 mas. 64, femm. 48; da’ 40 a’ 50
mas. 38, femm. 37; da’ 50 a’ 60 mas. 36, femm. 29; da’ 60 a’
70 mas. 12, femm. 15; da’ 70 agli 80 mas. 5, femm. 4.
Nel rispetto poi della condizione domestica erano distinti:
I maschi in scapoli ammogliati vedovi totale
131, 289, 18, 438.
Le femmine in zitelle maritate vedove totale
203, 134, 41, 378.
I seleghesi sono riputati persone laboriose e pacifiche, ma, come
gli altri, poco industri.
La massima parte di essi attendono all’agricoltura, pochi alla
pastorizia e più pochi a’ mestieri.
La scuola elementare è frequentata da circa 18 fanciulli, ma
sinora ha nulla giovato.
I seleghesi hanno per cura della loro salute un chirurgo.
Le malattie ordinarie sono le infiammazioni toraciche e le febbri
periodiche autunnali.
Agricoltura. Il territorio in parte cretaceo, in parte
sabbioso, trovasi attissimo per i cereali e per la cultura delle
viti.
L’ordinaria seminagione è di starelli 1000 di grano, 200
d’orzo, 350 tra fave e legumi.
La produzione mediocre del grano è del 10, quella dell’orzo del
14, quella delle fave del 15.
Si semina poco di lino, quanto basta per le tele necessarie alle
famiglie, occupandosi tutte le donne, quando han finito le altre
faccende domestiche, a filare e a tessere.
La coltivazione delle piante ortensi è assai ristretta.
La vigna prospera nella conveniente esposizione che può avere, e
la vendemmia produce assai per la consumazione del paese e per
bruciarne ad acquavite.
I fruttiferi hanno siti opportunissimi, ma sono poco curati e
quindi poco notevole il loro numero.
Deve però farsi eccezione in rispetto agli olivi, de’ quali è
un gran numero. È degno di menzione l’oliveto del commendatore
Serra.
Pastorizia. L’angustia de’ pascoli non ha permesso che
quest’industria si allargasse, quindi il numero de’ capi è
ristretto nelle tre specie, porcina, pecorina, e vaccina.
I branchi diversi de’ porci non danno forse un totale di 700
capi; le greggie di pecore possono avere capi non più di 2500; gli
armenti delle vacche non numerano forse 100 capi.
Il bestiame manso si computa di buoi per l’agricoltura 60, di
cavalli e cavalle 55, di giumenti 160, di porci 70.
Il superfluo del formaggio vendesi fuori del paese. Esso è di
mediocre bontà per la male intesa manipolazione.
L’apicultura è negletta, sebbene il clima la favorisca.
Commercio. Le derrate di questo paese si smerciano
principalmente in Cagliari. Il prodotto delle vendite forse non
sopravanza le 80 mila lire.
Selegas dista da Guasila migl. 2 sotto il ponente, da Ortacesus m.
1 2/3 sopra l’austro, da Suelli m. 1 1/2 sopra il levante. In
questo punto trovasi la strada da Cagliari a Nurri, che sarà poi
condotta sino a Terranova.
Religione. Questo paese è compreso dentro l’antica
diocesi di Dolia, che fu annessa a quella di Cagliari, ed è curato
nelle cose religiose da un parroco proprio, che ha il titolo di
rettore, ed è assistito da uno o due preti.
La chiesa parrocchiale rimodernata nel 1832 ha per titolare s.
Anna. La sola chiesa minore che sia nel paese è denominata da s.
Elia. Il camposanto attiguo alla parrocchiale è all’estremità del
villaggio.
Selegas era compreso nel feudo del marchesato di Villasor.
1
Vittorio ANGIUS, in Dizionario geografico
storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna
(a cura di Goffredo CASALIS), vol. XIX, Torino 1849, pagg. 797-800.
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