1354, foschi nuvoloni sul cielo sardo
(di Sergio Sailis)
Pietro IV ugualmente coinvolge
papa Innocenzo VI e il 25, per il tramite dei suoi procuratori Pere de Sentclement
e Jaume de Vallseca, invia ad Avignone i capitoli d’accusa mossi contro Mariano
illustrando le “les malvestats que·l jutge d’Arborea ha fetes e comeses contra
lo senyor rey sens rahó alguna” chiedendo nel contempo il sostegno pontificio e
l’esenzione del tributo da lui dovuto per il feudo del regno di Sardegna e Corsica (che peraltro
non versava già da diversi anni) sino alla completa pacificazione dell’isola. Sia
ad Avignone che a Roma era presente una folta delegazione aragonese, oltre ai
precitati Pere de Sentclement e Jaume de Vallseca erano infatti in piena attività
nomi di spicco quali Llop de Gurrea, Bernat de Tous, Francesc Rome, Guillem de
Turriliis ed erano state mobilitate le più alte cariche ecclesiastiche per
ottenere il loro sostegno.
(di Sergio Sailis)
Accadeva il 31 gennaio 1354: “Ja
sabets com l’altre dia, nós stant a València, lo sant pare nos tramès l’onrat e
religiós fray Restayn ...”. Così iniziava una lettera di Pietro IV indirizzata ai
suoi ambasciatori presso il pontefice ad Avignone.
Se il 1353, a seguito della
rivolta armata arborense, si era chiuso pessimamente per i rapporti tra
arborensi e aragonesi, il 1354 non poteva ovviamente iniziare che nel peggiore dei modi.
Proprio il primo gennaio Pietro IV prende la decisione di recarsi personalmente
in Sardegna per sedare la rivolta di Mariano IV, dei Doria e dei genovesi loro
alleati; nel contempo nomina Bernat de Cabrera comandante dell’armata. Qualche
giorno dopo, il 5, concede il salvacondotto e la moratoria dei debiti a coloro
che intendono arruolarsi per la spedizione sarda compresi i criminali eccezion
fatta per i rei di gravi delitti. Sono quindi in atto tutti i preparativi per
pacificare la rivolta sarda con le armi.
Nel contempo però da ambo i
fronti si tessono anche le trame della diplomazia. Mariano IV mobilita le sue
numerose conoscenze a corte e parentele varie per avere il loro appoggio e il
19 gennaio Ramon Berenguer d’Ampuries, zio di Pietro IV, promette di
intercedere presso il sovrano come già in precedenza aveva ottenuto l’interessamento
di Gilabert de Centelles governatore generale del Regno di Maiorca e parente di
Timbora; Pisa invece ancorché coinvolta sia da Mariano che da Genova, poiché in
Sardegna aveva ancora in feudo le curatorie di Gippi e Trexenta, a seguito
delle pressioni e minacce di Pietro IV e dei suoi ufficiali, decide prudentemente
di non farsi ufficialmente trascinare nel conflitto anche se numerosi vassalli
aderirono alla rivolta. Genova invece dal canto suo, nonostante la sfortunata
battaglia di Porto Conte, rafforza i rapporti con la Castiglia e la situazione
viene attentamente seguita anche dagli occhi non certo disinteressati dei
Visconti di Milano.
img ACA Barcellona |
I procuratori inviati da Pietro
IV avevano inoltre il compito di prestare giuramento nelle mani del papa a nome
del sovrano aragonese, e infatti una lettera del pontefice del 31 gennaio 1354 certifica
di aver ricevuto tale omaggio.
Sempre il 31 gennaio Pietro IV da
Barcellona invia una lettera (con il cui inizio si è aperto questo articolo) ai
suoi procuratori Llop de Gurrea e Bernat de Tous dando precise istruzioni sulle
trattative in corso relative alla pace con Genova. Il sovrano infatti aveva
ricevuto una lettera dal pontefice per il tramite di frate Restayn, dell’ordine
dei predicatori, con la quale lo esortava a concludere la pace con i genovesi;
il sovrano, pur manifestando la sua devozione e fedeltà, rispondeva che per
accordi sottoscritti con gli alleati veneziani non poteva prendere iniziative,
causa il suo disonore, senza essersi prima consultato con gli emissari veneti e
che quindi occorreva attendere il loro arrivo. Nel contempo comunque per
manifestare la propria buona volontà dava disposizioni affinché la sua lettera,
che doveva rimanere segreta, potesse essere vista solo dal santo padre qualora
gli ambasciatori veneziani tardassero ad arrivare o non fornissero risposte in
tempi brevi.
Tentativi di pace inutili. Il 21
aprile il papa da il proprio assenso ad istruire il processo contro Mariano e il
15 giugno successivo Pietro IV salpa con la sua flotta da Roses alla volta
della Sardegna non senza aver prima preso commiato dai familiari e, come era
consuetudine in quel tempo, dettato testamento il 20 maggio integrando una sua
precedente disposizione del 30 aprile e sul quale ritornerà ancora il 26 maggio
e il 21 luglio proprio durante l’assedio di Alghero.
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