1284, richiesta intercessione a Mariano II d'Arborea da parte di Pietro III il Grande
di Sergio Sailis
di Sergio Sailis
Accadeva il 10 aprile 1284. Quando
il bonifaciano “Regno di Sardegna e Corsica” era ancora da divenire, i rapporti commerciali
e diplomatici tra Pisa e Aragona erano improntati ad una reciproca
collaborazione sia nelle acque del Mediterraneo che sulla terraferma; questi
rapporti amichevoli risalivano all’epoca della spedizione su Maiorca con i
trattati sottoscritti dal conte Raimondo Berengario III nel 1113, confermati da
re Giacomo I nel 1233 e successivamente da re Pietro III il Grande nel 1263 e poi
il 26 giugno 1277 (dove peraltro, reiterando i precedenti privilegi ai pisani,
il sovrano chiedeva fosse riservato ai barcellonesi e ai suoi sudditi uguale
trattamento sia a Pisa che in Sardegna ed in modo particolare a Cagliari).
Nonostante questi accordi però
non erano infrequenti vicendevoli atti di pirateria. Uno di questi si verificò
proprio nelle acque di Cagliari dove i pisani catturarono due galee catalane provenienti
dalla Sicilia uccidendo diversi uomini e catturandone degli altri che vennero
imprigionati a Cagliari. Successivamente gli stessi pisani effettuarono altri
attacchi nell’isola di Maiorca e catturarono altri vascelli e merci appartenenti
a sudditi di Pietro III.
Forse il fatto è poco noto ma per
dirimere la questione con il comune toscano il sovrano aragonese richiese
l’intervento di un’importante figura del medioevo sardo: Mariano II d’Arborea.
Pietro il Grande infatti (richiamando antichi legami di sangue con la casata
dei Bas) il 10 aprile 1284 scriveva al sovrano arborense “viro nobili dompno
Mariano, iudici Arboree, dilecto affini suo” esternando la sua meraviglia per
questi atti ostili da parte pisana e nel contempo chiedeva appunto l’intervento
del Giudice per liberare le due galere, le merci e i prigionieri catturati a
Cagliari.
Questa richiesta aragonese
evidenzia, se mai ce ne fosse bisogno, la centralità politica assunta da
Mariano II in quel periodo (tra l’altro fornì dei contingenti armati anche allo
stesso Pietro); grazie alle sue disponibilità finanziarie e alla sua
intraprendenza era infatti diventato un protagonista indiscusso delle vicende
sarde (ma anche a Pisa, dove possedeva molti beni, si era creato una cerchia di
potenti e influenti amicizie) contrastando efficacemente nell’isola sia l’espansionismo
genovese che l’attività di Ugolino della Gherardesca (e dei suoi figli) e dei
Visconti in rotta con il comune toscano.
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