1367, Sardegna e la guerra dei Cent’Anni
di Sergio Sailis
di Sergio Sailis
La guerra dei Cent’Anni,
combattuta con alterne vicende per oltre un secolo sul suolo francese e non
solo, potrà apparirci lontana ed estranea alla nostra isola ma invece sono
diversi gli episodi e i personaggi che coinvolgono in un modo o nell’altro
anche la Sardegna. Basti pensare infatti all’ambasciata di Luigi d’Angiò alla
corte di Ugone d’Arborea nel 1378 o come Guglielmo di Narbona, l’ultimo Giudice
arborense, che dopo aver lasciato definitivamente la Sardegna sposò Margarita d’Armagnac
(rampolla di una delle principali famiglie coinvolte nella guerra francese) e divenne
uno degli uomini più fedeli del Delfino di Francia trovando peraltro la morte in
battaglia in Normandia il 17 agosto 1424. I collegamenti sono però molteplici
in quanto questa famosa guerra in parte venne combattuta anche nel suolo
iberico e quasi parallelamente con le guerre tra Arborea e Aragona impedendo a
quest’ultima di poter destinare uomini e risorse nella misura necessaria per
risolvere una volta per tutte il conflitto nell’isola.
emblemi di Guglielmo di Narbona (Arborea e Armagnac) |
Come accennato poc’anzi
negli anni in cui si combatteva la seconda guerra sardo – aragonese,
contemporaneamente si combatteva in Spagna la prima guerra civile di Castiglia
originata dalla rivolta di Enrico di Trastamara contro il fratellastro Re
Pietro il Crudele. Sinteticamente in questa fase del conflitto Re Pietro di
Castiglia era appoggiato dal Regno d’Inghilterra e dal Re di Navarra mentre il
rivoltoso Enrico di Trastamara era sostenuto dal Regno di Francia, dal Regno
d’Aragona e da Papa Urbano V; in entrambi gli schieramenti inoltre erano
presenti vari altri importanti signori e principi feudali inglesi, francesi e
iberici oltre che contingenti di vari ordini militari e cospicui reparti di truppe
mercenarie. A seguito della penetrazione in Castiglia delle truppe francesi tra
i due eserciti contrapposti il 3 aprile 1367 si combattè la famosa battaglia di
Najera (o di Navarreta) - considerata una delle più importanti battaglie del
periodo medievale - dove l’esercito comandato da Enrico Trastamara e Bertrand
du Guesclin subì una cocente e sanguinosa sconfitta ad opera delle truppe
anglo-guascone di Eduardo di Woodstock, Principe di Galles, meglio noto come il
Principe Nero.
Episodio della guerra dei Cent'Anni (img. Biblioteca di Francia) |
Oggi come allora la
propaganda era estremamente importante per cui l’Infante Giovanni, figlio di
Pietro IV, due settimane dopo la battaglia, il 17 aprile 1367, si premurò di
scrivere una lettera indirizzata al Governatore e agli altri ufficiali regi in
Sardegna informandoli, qualora non l’avessero già saputo, della “vençò quel princep de Galles ha feta del
rey Enrich” ossia della vittoria del Principe di Galles e soprattutto
rassicurandoli che qualora “vòs pensats
que lo senyor rey e ses gens sien stats en aquesta batalla” l’Infante “certificam que lo senyor rey ni ses gens,
sinò alguns que eren ab lo conte de Dìnia, no sòn stats en esta batalla” ossia
che ne Pietro ne il suo esercito erano stati coinvolti direttamente
nell’episodio e che anzi “tè ses
fronteres bé stablides e fornides” cioè teneva le frontiere sicure non
avendo subito il territorio della Corona danni dalle truppe nemiche e che
piuttosto faceva sapere, con l’evidente scopo di rinfrancare gli animi, che “vos certificam que lo senyor rey fa son
pertret per socòrrer acquì, lo qual dins breu temps haurets” ossia che il
sovrano stava predisponendo dei soccorsi per l’isola.
(img ACA Barcellona) |
Come si può notare
l’Infante minimizza il coinvolgimento aragonese (per quanto non fosse effettivamente
la forza più importante nello schieramento del Trastamara) e accenna solo a “alguns” al seguito del conte di Denia (ossia
Alfonso el Vell, conte di Denia e Ribagorza, che giova invece ricordare
apparteneva alla famiglia reale tant’è che anni dopo, alla morte di Martino il
Vecchio, sarà tra i pretendenti alla Corona d’Aragona originando una disputa con
gli altri contendenti che si risolse solo con il Compromesso di Caspe quando
ormai Alfonso era però già defunto) tralasciando il fatto che lo stesso,
unitamente a molti altri nobili aragonesi (tra i quali Pere Martinez de Luna che
circa un anno dopo troverà la morte proprio in Sardegna a seguito della sfortunata
spedizione che si concluderà con il fallito assedio di Oristano), venne preso
prigioniero nello scontro e liberato in seguito, come d’usanza, solo dopo il
pagamento di un forte riscatto.
In Sardegna, dopo lo
scoppio delle ostilità nel 1364, l’esercito giudicale aveva infatti costretto i
catalano–aragonesi sulla difensiva (controllavano ormai le sole città più
importanti oltre ad alcuni castelli isolati) per cui la notizia di una eventuale
disfatta militare aragonese in terra iberica avrebbe potuto incidere in modo
estremamente negativo sul morale delle truppe di stanza nell’isola. Da qui certamente
l’esigenza di sminuire l’esito dello scontro manifestando piuttosto (per
l’ennesima volta) l’intenzione regia di portare quegli aiuti che in
continuazione venivano richiesti dalla Sardegna ma che la Corona non era in
grado di poter garantire se non in minima parte.
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