1364. Battaglia di Cascina
di Sergio Sailis
Cascina, 28 luglio 1364.
“E giunti al campo percossene alle sbarre, e la prima schiera
ruppeno le sbarre; e i Fiorentini erano forti su per la via et su per
le case, gictando pietre et quadrella, tanto che l' Inghilesi e le
genti di Pisa funno rocti et messi in volta. I Fiorentini
perseguendoli, molti di quelli di Pisa spassimònno, et alquanti
affogaron in Arno, et alquanti morti et molti presi.” (Sercambi)
L’esercito pisano
(capitanato dall’inglese John Hawkwood) viene sconfitto da quello
fiorentino a Cascina nei pressi della Badia di San Savino e solo per
un’indecisione dei suoi condottieri (Galeotto Malatesta) Pisa non
ebbe conseguenze ben più gravi.
A seguito di questa
sconfitta (così come dopo la disfatta della Meloria quando la città
offrì il suo governo a Ugolino della Gherardesca) Pisa reagì
affidando la sua guida ad una magistratura straordinaria, quella di
Giovanni dell’Agnello, che da subito prenderà pieni poteri
assumendo la signoria e intitolandosi “dux pisarum”.
Per superare la grave
situazione di crisi generatasi dalla sconfitta e da molti anni di
guerra il 29 agosto del medesimo anno tra i rappresentanti del comune
di Firenze e quelli del “magnifici et excelsi domini domini
Iohannis de Agnello, Dei gratia spectabilis ducis Pisarum et Communis
et populi ipsius civitatis Pisarum et Luce defensoris” veniva
sottoscritta, nella chiesa di San Francesco a Pescia, una pace
controversa dove fiorentini e pisani, oltre a impegnarsi a liberare i
rispettivi prigionieri e restituire vicendevolmente alcuni castelli,
i pisani si obbligavano a versare ai rivali cento mila fiorini d’oro.
A Giovanni dell’Agnello
si rivolgerà qualche mese dopo anche Pietro IV d’Aragona
intimandogli di rimediare a quanto succedeva in Sardegna. Nell’isola
Mariano IV aveva infatti ripreso le operazioni belliche contro gli
aragonesi coinvolgendo indirettamente anche il Comune di Pisa che
manteneva ancora il possesso (seppur a titolo di feudo) delle
curatorie di Gippi e Trexenta; allo scoppio delle ostilità tra
Aragona e Arborea gli abitanti delle due curatorie si erano
apertamente schierati con quest’ultima e, per dirla con le parole
dello Zurita, “ todos sus vasallos [di Pisa] favorecían al juez de
Arborea y a sus secuaces”.
Nel 1365 il doge pisano
invia pertanto Benincasa di Meo Casoni in missione diplomatica presso
Mariano d’Arborea ma l’esito dell’ambasciata non dovette essere
troppo positivo se il 18 ottobre 1365, durante l’assedio del
castello di Sanluri, il sovrano arborense faceva impiccare Filippo
della Sala, probabilmente l’ultimo vicario del Comune di Pisa in
Sardegna.
Il successivo perdurare
delle operazioni militari nell’isola non consentirà ai pisani
(sconfitti e sulla difensiva in Toscana e in condizioni più che
precarie in Sardegna) di ristabilire il controllo sulle due curatorie
che saranno invece per diversi decenni contese tra Aragona e Arborea.
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