Suelli[1]
Immagini della Trexenta ottocentesca: Suelli
Immagini della Trexenta ottocentesca: Suelli
SUELLI, villaggio della Sardegna nella divisione e provincia di Cagliari,
compreso nel mandamento di Senorbì, sotto la giurisdizione del tribunale di
prima cognizione stabilito nella capitale e già parte della curatoria di
Trecenta appartenente al regno cagliaritano.
La sua posizione geografica è nella latitudine 39.° 34.' 10." e nella
longitudine orientale dal meridiano di Cagliari, 0.° 1.' 20.".
Siede nel piano della Trecenta, dove esso comincia a chinarsi verso la valle
a levante, e tiene a settentrione le eminenze di Seùni, a levante quelle di
Sìsini e di s. Basilio, sì che da queste parti non soffre la libera influenza
de’ venti, come al ponente e al mezzodì.
Il suolo è piuttosto secco e ben di rado ingombro dalla nebbia, come è raro
che nell’inverno lo sia dalla neve.
L’aria in certi tempi non è salubre, perchè infetta dai miasmi delle vicine
terre paludose a ponente e a libeccio.
Territorio. La sua superficie si può computare di miglie quadrate 3
1/2 quasi tutta piana fuori dove contermina con Seuni, nella qual parte sono
de’ rialti.
Trovansi pochi tratti della medesima che si lasciano incolti, il rimanente
si coltiva tutti gli anni od alternativamente.
Manca il bosco ceduo e solo si hanno delle macchie, sì che si patisce
scarsezza di combustibile e bisogna spendere per averlo dalle regioni montuose
del levante.
Il selvaggiume consiste nelle sole lepri. Tra gli uccelli sono a notare le
pernici, ma piuttosto rare, e le altre specie che ricercano i cacciatori.
Le fonti sono pochissime; la più notevole è quella che dicono Sa mitza de s.
Giorgi alla parte di settentrione. L’acqua è buona simile all’acqua delle fonti
di Seuni, ed è perenne, perchè nè anche in tempi di siccità è venuta mai meno.
Uno de’ rivoli, che abbiamo già notato nell’articolo di Seuni, quello che ha
le sorgenti a levante di questo paese a poco meno di un miglio, scorre a un
miglio anche a levante di Suelli e divide questo territorio da quello di
Seurgus.
Popolazione. Nel citato censimento del 1846 si notarono in Suelli
anime 990, distribuite in famiglie 227 e in case 201.
Le diverse età in uno ed altro sesso avevano i seguenti numeri, onde si
componeva quel totale.
·
sotto gli anni 5 mas. 56, fem. 51;
·
sotto i 10 mas. 61, fem. 53;
·
sotto i 20 mas. 96, fem. 100;
·
sotto i 30 mas. 80, fem. 72;
·
sotto i 40 mas. 60, fem. 86;
·
sotto i 50 mas. 77, fem. 66;
·
sotto i 60 mas. 42, fem. 31;
·
sotto i 70 mas. 17, fem. 22;
·
sotto gli 80 mas. 7, fem. 8;
·
sotto i 90 mas. 3, fem. 1;
·
sopra i 100 mas. 1.
Distinguevansi poi secondo le condizioni domestiche,
·
il totale de’ mas. 500 in scapoli 303,
ammogliati 177, vedovi 20;
·
il totale delle fem. 490 in zitelle 261,
maritate 179, vedove 50.
I numeri del movimento della popolazione sono nascite 35, morti 17,
matrimoni 5.
I suellesi sono generalmente laboriosi e spiegano certa industria. Non pochi
però vivono in qualche agiatezza.
Le proprietà non sono però molto divise, possedendo alcuni molte terre,
altri nessuna. Ma questi che ne mancano locano la loro opera a’ proprietari
maggiori e così ottengono la sussistenza per se e per la famiglia.
La professione principale è l’agricoltura; le altre sono la pastorizia, i
mestieri, il negozio, il trasporto de’ generi.
Le donne lavorano il lino e fanno delle tele di semplice tessitura ed
operate.
La scuola elementare suole avere inscritti da 20 a 30 fanciulli; ma non si
frequenta che dalla metà e con pochissimo profitto. In tutto il paese non più
di 15 sanno leggere e scrivere.
Agricoltura. I terreni di Suelli sono di tanta fertilità quanto i più
riputati in questa regione di Trecenta, che ha i primi vanti di fecondità
nell’isola.
La quantità ordinaria che si semina è di starelli 1400 di grano, 250 d’orzo,
450 di fave, 90 di legumi, 70 di lino.
La fruttificazione, se non sono disfavorevoli le condizioni della
meteorologia, rende per comune il 15 e più del grano, altrettanto dell’orzo e
delle fave.
L’orticoltura occupa piccoli tratti di terreno, lavorandosi quanto basta per
il bisogno delle famiglie proprietarie e per poche altre.
La vigna contienesi in circa 200 giornate ed ha molte varietà di uve. La
vendemmia è abbondante, ma i vini non sono di particolar bontà, si consuma
tutto nel paese.
I fruttiferi delle diverse specie comuni, che sono nel vigneto, non
sorpassano forse i 3000 ceppi.
Fra essi sono alcune centinaja di olivi.
Le terre chiuse, oltre le vignate, avranno in superficie circa 600 giornate.
In esse si semina alternatamene e si introduce a pastura il bestiame manso.
Pastorizia. Il bestiame di servigio comprende buoi 400, cavalli 60,
giumenti 200.
Il numero de’ majali che si allevano non oltrepassa i 100. Il pollame è
copiosissimo.
Il bestiame rude numera vacche 120, cavalle 80, pecore 2550, porci 300.
L’apicultura avrà bugni 350.
Commercio. Trovandosi Suelli nella via orientale è in situazione
ottima per il commercio, per la facilità del trasporto a Cagliari. Ma non si è
ancora dimesso l’uso de’ carri sardi, troppo lenti nel movimento e capevoli di
molto meno che porti un carrettone tratto da uno o più cavalli.
Il guadagno, che i suellesi ottengono da’ loro prodotti agrari sorpasserà di
poco le lire 100 mila.
Religione. Questo paese è ora compreso nella giurisdizione dell’arcivescovo
di Cagliari. Dopo di essere stato separato da quella Diocesi e fatto capo-luogo
di diocesi, come residenza del vescovo delle Barbagie.
La cura delle anime è commessa a un prete, che ha il titolo di provicario ed
è assistito da due altri sacerdoti.
Il titolare della parrocchiale è s. Pietro apostolo, il patrono s. Giorgio
di Cagliari, vescovo delle Barbagie, che primo pose la residenza in questo
luogo.
La costruzione della chiesa è antichissima e rimonta forse alla stessa età
di s. Georgio, e probabilmente fu fatta erigere dallo stesso Santo per
stabilirvi la sua cattedra.
Contiguo alla medesima dalla parte del vangelo è il santuario denominato
dallo stesso Santo vescovo, dove credesi per antica tradizione che sia sepolto
il corpo del medesimo.
Questo santuario è adorno d’una suntuosa tappezzeria con ricami d’oro ed
argento, e adorno di dieci lampade d’argento. Sopra l’altare di marmi ben
lavorati ammirasi la scultura del simulacro del Santo, e si venera con
singolare religione da’ fedeli.
Noto qui che se la chiesa si fosse eretta alcun tempo dopo la morte del
Santo, che subito ottenne dalla spontanea venerazione de’ popoli il culto de’
Santi, il santuario sarebbe stato compreso nella medesima.
In onore del Santo si festeggia solennemente due volte all’anno, la prima
volta addì 24 aprile, la seconda nel secondo giorno di Pentecoste.
Questa seconda solennità è onorata da gran numero di forestieri, molti de’
quali vengono per divozione, altri per divertirsi. Nel vespro si ha lo
spettacolo della corsa de’ barberi.
Manca il camposanto e si seppelliscono i cadaveri nell’antico cimiterio
attiguo alla stessa parrocchia.
Nella campagna, alla distanza di cinque minuti verso l’austro, trovasi una
chiesetta dedicata alla Vergine Assunta, dove si fanno solenni offici nel
proprio giorno.
Antichità. Restano ancora in questo territorio, sebbene in parte
disfatti, i seguenti nuraghi: il nur. Pisculu, che sta sui limiti di Seuni; il
nur. Mannu, che trovasi su quelli di Senorbì; il nur. Bia, il nur. Frocaus, il
nur. Bega, il nur. Luas, il nur. Scorjau, il nur. Ruina-Coa e il nur.
Planu-Siara.
Feudo. Era questo paese compreso nel feudo dell’arcivescovo di Cagliari. La
baronia denominata di Suelli e di s. Pantaleo. I diritti che si pagavano erano
tenuissimi. La curia risiedeva in s. Pantaleo.
Memorie storiche. Torquitore o Torgodorio I giudice di Cagliari essendo
stato per l’intercessione di s. Georgio liberato da una gravissima infermità
volle attestargli la sua gratitudine con la donazione della terra demaniale di
Suelli e Simieri, compresi i servi, le ancelle, le bestie, e tutta la
masserizia. Questa donazione fu fatta nello scadere del secolo XI.
Dopo questa donazione il vescovo Georgio pose la sua residenza in questo
luogo, e la continuarono i suoi successori; per interesse dello stato, perchè
fossero vicini al principe a consigliarlo nelle occorrenze, così come vediamo
nel vescovo di Foro-trajano, che per lo stesso fine pose la sua residenza fuori
della diocesi, a pochi passi da Oristano, residenza dell’arcivescovo di
Arborea.
Vescovi di Suelli o della Barbagia. Se pare certo che s. Georgio abbia il
primo stabilita in Suelli la sede vescovile, non è certo che esso sia stato il
primo vescovo della Barbagia, anzi è molto verisimile che abbia avuto moltissimi
predecessori sino al primo vescovo che fu dato ai popoli barbaricini dopo la
conversione de’ medesimi alla fede cristiana.
Se in altre provincie della Sardegna mentre dominavano i Saraceni sia stata
interrotta la successione de’ vescovi, nol fu certamente nella Barbagia, i cui
abitatori ritennero la libertà nella schiavitù comune, come l’aveano ritenuta
contro gli assalti de’ cartaginesi, de’ romani e di barbari che esercitarono
imperio sull’Isola.
Il vescovo delle Barbagie che ebbe il nome di Barbariense prese quello di
Suellense dopo la traslazione della sede in Suelli.
I successori di s. Georgio, de’ quali rimane memoria nelle antiche scritture
sono così riferiti dal Martini nella sua storia ecclesiastica di Sardegna:
Giovanni morto nel 1112.
Pietro id. 1163.
Paolo id. ?
Torgodorio id. 1215.
Cherchi o Sergio id. 1225.
Guglielmo id. 1355.
Giacomo di Maltic id. 1380.
Benedetto dell’ordine Agostin. id. 1387.
Gerardo id. 1419.
Sotto il pontificato di Martino V ed al tempo del-l’arcivescovo cagliaritano
Giovanni Fabri, che fu istituito nel 1423, la chiesa Suellense o Barbariense
veniva unita alla Caralense, di cui era suffraganea.
Nel 1829 con bolla pontificia degli 8 novembre fu ristabilita la diocesi
Barbariense con nuovo nome, perchè appellata di Ogliastra.
Dalla ristaurazione in qua ressero questa diocesi tre soli vescovi:
Serafino Carchero di Cuglieri eletto nel 1825 trasferito alla Bisarchiese
nel 1834.
Georgio Manurrita di Tempio consagrato nel 1838.
Michele Todde nel 1849.
[1] Vittorio
ANGIUS, in Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di
S.M. il Re di Sardegna (a cura di Goffredo CASALIS), vol. XX, Torino 1850,
pagg. 317-322.
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