lunedì 25 luglio 2016

Morte di Martino il Giovane

Morte di Martino il Giovane
di Sergio Sailis

“… et dies gaudii conversus fuit in luctum et dominus rex Aragonie, pater eius, auditis malis rumoribus de morte filii fecit fieri pro eo in sede Barchinone sollempnes exequias durantes per octo dies continuos” (Cronicó de Pere d’Arenys). Si potrebbe così dire che, come il titolo di una nota telenovela degli anni ’80, anche i ricchi piangono. Il 25 luglio 1409 a Cagliari infatti spirava Martino re di Sicilia. Le sue fatiche amorose con la leggendaria “bella di Sanluri” (causa alquanto improbabile) o molto più verosimilmente la contrazione di una malattia - forse la malaria - che in poco tempo (nonostante la giovane età) consumò il fisico del sovrano, non consentirono all’erede al trono aragonese di apprezzare i risultati della vittoria da lui riportata a Sanluri contro i “rivoltosi” sardi il 30 giugno 1409 e a suo padre Martino il Vecchio di gioire ulteriormente per questo importante risultato.

(img. da P. Tomic, Histories e conquestes dels Reys de Aragó e Comptes de Barcelona , 1448)

Così il Tomic su questo avvenimento (nell’immagine): “E haver fet lo rey los grans fets dessús dits après alguns dies sen tornà en Càller e, com fou en Càller, dins viii jorns lo pres febre pestilencial, de la qual febre morí lo jorn de sant Jaume, qui és a xxv de juliol, de què tota la victòria tornà en plor e ab gran dol, no sens rahó, que en aquell jorn se perdé la honor e prosperitat de la nació cathalana. E aprés quatre jorns que lo rey fou mort, lo seu cors fou soterrat en la seu del castell de Càller, ab gran honor, de què·s pot dir ab veritat que lo cors de aquest rey és mils acompanyat e sta ab gran honor de tots los barons, nobles e cavallers e gentils hòmens, qui eran morts en la dita conquesta e abans e aprés, los quals ya eran dins la dita seu, cascuns ab ses armes de sobre lla hon jauen los corsos, lo que és ab gran honor dels linatges de cascuns de aquests.” (Tomic)
 

Non si sa con esattezza quale sia stata la malattia contratta dal rampollo catalano; gli storici ipotizzano, come accennato in precedenza, che la morte sia dipesa dalla malaria contratta forse durante la fase di avvicinamento a Sanluri. Le varie cronache d’altronde parlano genericamente di " ...febre pestilencial … ” oppure che " ... fuit infectus aere pessimo Sardinie ... ". Le stesse domande a suo tempo se le pose probabilmente anche il Valla che infatti scrisse nella sua “Historia de Fernando de Aragón”: “ … morí a Càller, víctima d’una febre que havia contret i que acabà amb la seva vida en pocs dies. La febre no havia estat causada ni per la calor, perquè malgrat que a Sardenya hi fa una calor sufocant a l’estiu, encara no havia començat la calor forta; ni per la contaminació de les aigües, perquè Càller no està infectada per estanys, bé que n’hi ha molts a l’illa; ni per la inclemència del cel o per algun contagi, ja que cap dels qui eren amb ell emmalaltí. …” notando comunque come gli altri membri della spedizione non avessero altrettanto risentito della stessa malattia.

La stessa indeterminatezza la riporta anche lo Zurita il quale fa altresì una breve sintesi delle varie cronache: “Muerte de don Martín rey de Sicilia. Estando en la mayor fiesta y regocijo de la victoria que aquel príncipe hubo de sus enemigos, adoleció de calenturas; y aunque a 21 de julio pareció que estaba mejor del accidente, se agravó de suerte que murió dentro de cuatro días en la fiesta de Santiago: y según Tomich y otros escriben fue su mal de una fiebre pestilencial, aunque Lorenzo de Vala afirma que no se pudo atribuir a la contagión del aire, pues ninguno de los suyos adoleció de aquella dolencia. Martín de Alpartil añade otra causa por donde le sobrevino la muerte: que creyendo que había convalecido, le llevaron por complacerle una doncella sarda de Sant Luri, que era hermosísima, y siendo muy rendido a aquel vicio, le acabó la vida.”

 

venerdì 8 luglio 2016

1355 Sarracino di Suelli

1355 Sarracino di Suelli
di Sergio Sailis

Agli inizi del 1355 Pietro IV d’Aragona convoca a Castell de Caller le corti del Regno di Sardegna e Corsica. Pur essendo sostanzialmente cessati i combattimenti conseguenti alla “rivolta” di Mariano l’isola non è però ancora completamente pacificata. Restano attivi infatti alcuni focolai di ribellione con conseguenti scaramucce che continueranno comunque a persistere perlomeno sino al mese di giugno per cui, a tutela degli interessi del regno, il sovrano il 10 marzo emana una serie di 4 norme, le cosiddette Costituzioni, cui se ne aggiungerà una quinta il successivo 30 aprile.
In particolare con la terza costituzione, al fine di prevenire e scoraggiare nuove ribellioni, viene prevista la consegna agli ufficiali regi di ostaggi da parte dei sardi; questi ostaggi generalmente dovevano essere maschi salvo in caso di pericolo esterno e in questa evenienza tutti i figli e le mogli dei sardi dovevano essere condotti in luoghi fortificati previamente individuati come i castelli di Acquafredda, Villa di Chiesa, Gioiosaguardia, Quirra, ecc. per il sud dell’isola.
Probabilmente è relazionato proprio a questa terza costituzione il caso di Sarracino di Suelli il quale, nell’aprile del 1355, si trovava verosimilmente prigioniero nel castello di Quirra assieme ad altre persone alcune delle quali note per essere state parte attiva negli scontri dei mesi precedenti. Con una lettera datata 17 aprile 1355 Pietro IV ordinava appunto al castellano di Quirra, Guglielmo Sala, di far portare a Cagliari alcune persone, tra i quali il nostro Sarracino, e in caso di rifiuto “que serien tenguts per rebelles e inobedientes a la nostra reyal Corona”. Nel documento purtroppo non è esplicitato il motivo della richiesta di trasferimento dei presunti prigionieri a Cagliari; si potrebbe ipotizzare pertanto che lo spostamento si sia reso necessario per raccogliere le loro testimonianze nel processo in corso contro Mariano oppure per portarli in un luogo ritenuto più sicuro da eventuali fughe o dalla loro liberazione da parte degli insorti.

(img ACA Barcellona)
“ Manam vos expressament eus deim que de part nostra manets e requirats Lo Sergio, Gonnardi de Sori, Ançocho Axedo, Johan d'Aceni, Francisco de Coni, Gomita Marras, Gonnarde Jana, Guantino Dola, Barçolo de Comes, Sarracino de Suelli, Guanti Pisano, Sahena de Sena, Pedro Clango, Lopardo Marru, Jordi Santy, Barison Serexi, que encontinent, vista la present, venguen açi a nos sots pena de cors e d'aver. Notifican lurs que si aço fer no volien, que serien tenguts per rebelles e inobedientes a la nostra reyal Corona. Manam encara a vos que vos per res del castell de Quirra no.us partescats. Data en Castell de Caller a XVII d'abril en l'any dela nativitat de nostre senyor MCCCL sinch. Subscripsit Guillelmus.
Matheus Adriani mandato regio facto per nobilem Bernardum de Capraria, consiliarium.
Predicta littera fuit missa Guillelmo de Sala, castellano castri de Quirra. “


Non sappiamo purtroppo la sorte toccata a Sarracino; il suo nome non compare tra i contribuenti di Suelli presenti nella VI Compositio pisana del 1359 ed è quindi probabile che non abbia fatto ritorno a Suelli negli anni successivi o che sia deceduto nel frattempo.