mercoledì 19 aprile 2017

1355 ostaggi sardi

1355, cattura di ostaggi sardi
(di Sergio Sailis)
 
Nonostante pochi mesi prima, il 13 novembre 1354, tra Pietro IV e Mariano IV fossero stati sottoscritti gli accordi di Alghero, la situazione nel Regno di Sardegna e Corsica non era del tutto tranquilla e pacificata. Il 19 aprile 1355 Pietro IV ordina pertanto ad Artal de Pallars di recarsi a Sanluri e in altri luoghi contigui con la frontiera arborense per identificare i luoghi validi per la difesa dei confini e in quelle zone prendere degli ostaggi così come nei vicini territori soggetti al Comune di Pisa ossia Gippi e Trexenta.

Img. ACA
La cattura di ostaggi era frutto della decisione di Pietro IV formalizzata nella terza costituzione (vedasi l'articolo apposito) del Parlamento riunito a Cagliari nel precedente mese di marzo; gli ostaggi dovevano essere preferibilmente maschi mentre le donne e i bambini, qualora ritenuto necessario, dovevano essere condotti in luoghi fortificati. Per esempio venne disposto che gli abitanti di Villamassargia dovevano essere portati al castello di Acquafredda mentre quelli delle curatorie di Sulcis e Sigerro dovevano essere portati nei castelli di Iglesias e Gioiosa Guardia avendo però l’attenzione di non prendere donne e bambini al di sotto di sette anni.
L’ordine di prendere ostaggi venne reiterato il successivo 24 aprile quando le trattative diplomatiche, che pure erano in corso, lentamente stavano lasciando il posto a nuove operazioni militari e in effetti nel mese di giugno ricominciano le ostilità con Mariano IV. Il 1° luglio infatti Pietro IV scriveva al Consiglio Reale – che richiedeva il rientro del sovrano in terra iberica per via della minaccia castigliana - di non poter lasciare la Sardegna in quanto gli arborensi erano di nuovo in armi e avevano distrutto alcune ville reali.
Img ACA
Una delle zone colpite da questi eventi era la Trexenta i cui abitanti inviarono una supplica al sovrano che il 25 giugno rispondeva invitandoli a concentrarsi a Serrenti per partecipare alle operazioni militari contro gli arborensi mentre le rispettive famiglie avrebbero potuto trovare rifugio nell’appendice cagliaritana di Villanova. 


Essendo infatti la curatoria situata proprio in una zona di frontiera tra l'Arborea e il Regno di Sardegna e Corsica la lamentela degli abitanti faceva seguito a varie scaramucce di confine nonché a requisizioni di frumento ai pisani che commerciavano con l’Arborea cui si aggiunge il fatto che circolava la notizia secondo cui il veguer pisano fosse passato dalla parte di Mariano.
La problematica situazione sarda si sommava alle nuove tensioni con il Regno di Castiglia (che sfociarono in guerra aperta nel 1356) e inoltre si aveva il timore che anche a Genova, benchè sconfitta nella battaglia di Porto Conte del 1353, si stesse approntando una nuova flotta per danneggiare le coste catalane per cui l'Infante Pietro, zio e luogotenente del sovrano in terra iberica, dava disposizioni per la protezione delle zone rivierasche della Catalogna e dei Regni di Valenza e Maiorca.
La situazione in Sardegna si tranquillizzò solo dopo una decina di giorni, l’11 luglio 1355, quando a Sanluri venne sottoscritto il nuovo accordo di pace con Mariano (peraltro con condizioni più favorevoli per i catalani rispetto a quelle firmate ad Alghero) e nello stesso mese finalmente gli ostaggi poterono far ritorno alle proprie case mentre Pietro IV, ormai rasserenato, rientrò nella penisola iberica ai primi del successivo mese di settembre.
 

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