Schiavi trexentesi nel tardo
medio evo
di Sergio Sailis
[3] Carlo
LIVI, Sardi in schiavitù nei secoli XII - XV, Firenze 2002, pag. 128.
[4] Monserrat RICHOU I LLIMONA, La terra, la famìlia i la mort al Baix Maresme (1348-1486), Barcelona 2012, pag. 115.
[5] Antoni MAYOL LLOMPART, La fiscalitat directa en el mòn medieval: la vila de Muro a finals del segle XIV, in Mayurqa n. 27, anno 2001, pag. 142.
di Sergio Sailis
Qualche anno fa lo studioso C.
Livi ha pubblicato un interessante studio sugli schiavi sardi nel periodo
medioevale nel quale analizza le cause dello stato di cattività, le condizioni
giuridiche ed i luoghi di provenienza di queste sfortunate persone[1].
Dai dati emersi dagli archivi da
lui esaminati, per quanto certamente non esaustivi per via della grossa mole di
documenti ancora da vagliare specialmente negli archivi iberici, emerge che nel
periodo basso medioevale i casi di schiavi provenienti dalla Trexenta sono
molto limitati rispetto ad altre zone della Sardegna come si evince anche dalle
cartine allegate al suo studio[2].
In effetti viene segnalato il
solo caso di Giovanni de Pina, originario di Senorbì, che Stefhanus Villa (abitante
nel Castello di Cagliari e autore peraltro della vendita di altri schiavi sardi
sempre nello stesso periodo) negli anni 1372-1374 vende per il prezzo di 20
libbre a Berengario de Masquida abitante nella cittadina di Porreses, nell’isola
di Maiorca[3].
Giova ricordare che all’epoca il
Regno di Maiorca, uno degli stati della Corona catalano-aragonese, aveva una grossa
concentrazione di schiavi sardi che venivano utilizzati gli uomini (in netta
maggioranza) principalmente per i lavori agricoli e le donne per le incombenze
domestiche.
Durante la carestia che nel
1373-1375 afflisse le Baleari le autorità erano state costrette, nel 1374, a
ordinare ai possessori di schiavi sardi di venderli o comunque cederli fuori
dalle isole in quanto le risorse alimentari non erano sufficienti per l’intera
popolazione isolana[4]. Nella
sola cittadina di Pollença, dove presumibilmente era stato portato anche lo
sfortunato Giovanni de Pina, benchè non fosse un centro molto importante nel
1383 erano presenti ben 69 schiavi sardi mentre nel 1398 il loro numero era
salito a ben 107 unità distribuiti in un gran numero di proprietari[5].
[1]
Carlo LIVI, Sardi in schiavitù nei secoli XII - XV, Firenze 2002.
[2] Carlo
LIVI, Sardi in schiavitù nei secoli XII - XV, Firenze 2002, pag. 86-87.[4] Monserrat RICHOU I LLIMONA, La terra, la famìlia i la mort al Baix Maresme (1348-1486), Barcelona 2012, pag. 115.
[5] Antoni MAYOL LLOMPART, La fiscalitat directa en el mòn medieval: la vila de Muro a finals del segle XIV, in Mayurqa n. 27, anno 2001, pag. 142.
cartine tratte da Carlo LIVI, Sardi in schiavitù nei secoli XII - XV, Firenze 2002. |
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