giovedì 10 marzo 2016

Le Costituzioni parlamentari del 1355

Le Costituzioni parlamentari del 1355
di Sergio Sailis

661 anni orsono, il 10 marzo del 1355, Pietro IV emanava una serie di Costituzioni volte a riorganizzare il Regno di Sardegna.
Infatti all’indomani della sua, non certo brillante, spedizione armata in Sardegna Pietro IV d’Aragona, resosi conto di diverse carenze nell’organizzazione del regno isolano, decide di convocare a Cagliari quello che si può definire il primo Parlamento del regno. Le sconfitte militari subite prima (nel 1347) ad opera dei Doria (appoggiati da Genova) e qualche anno dopo ad opera di Mariano IV d’Arborea convinsero il sovrano dell’assoluta necessità di rendere il regno più efficiente e più facilmente difendibile in un contesto ancora non del tutto pacificato soprattutto alla luce del pericoloso cambiamento di rotta della politica di Mariano (ormai in aperta rivolta) capace di costringerlo a sottoscrivere prima il poco onorevole accordo di Alghero del novembre 1354 e, appena qualche mese dopo la chiusura dei lavori parlamentari, la successiva (e più duratura) pace di Sanluri del luglio 1355.
A seguito dei lavori parlamentari pertanto vennero emanate cinque Costituzioni, le prime quattro datate 10 marzo 1355, che in sintesi prevedevano.
1) si ribadiva per i feudatari l’obbligo di risiedere nell’isola. Per quelli assenti si decretava il loro rientro entro il mese di maggio sotto la pena della confisca dei beni i quali sarebbero stati incamerati dal fisco regio per essere redistribuiti ad altri feudatari catalani o aragonesi residenti. I feudatari che erano obbligati a prestare servizio con un cavallo spagnolo armato qualora questo non fosse disponibile dovevano prestare servizio con due cavalli sardi alforrati e ben equipaggiati.
2) si ribadiva la pena di morte e la confisca dei beni per i ribelli e i traditori oltre che per i fiancheggiatori. I collaboratori invece venivano gratificati con i beni patrimoniali dei traditori che dovevano però essere presenti nello stesso luogo ove era stato commesso il crimine. Per i discendenti di coloro che riuscivano a sfuggire alla cattura era prevista la privazione della libertà e la riduzione allo stato di servi. I delatori erano sciolti da eventuali obblighi di giuramento prestati in precedenza nei confronti dei rei. Questo capitolo, tradotto in lingua volgare, doveva essere letto durante la messa principale di Natale e di Pasqua ed all’apertura di ogni assemblea di carattere giudiziario affinchè nessuno potesse ignorarne la disposizione.
3) Per cercare di prevenire nuove ribellioni venne prevista la consegna di ostaggi da parte dei sardi agli ufficiali regi. Gli ostaggi dovevano essere maschi salvo in caso di pericolo esterno e in tal caso tutti i figli e le mogli dei sardi dovevano essere condotti in luoghi fortificati. Nell’ambito di questa disposizione il 19 aprile 1355 vennero inviati al governatore del capo di Cagliari, Artal de Pallars, degli ordini affinchè prendesse degli ostaggi a Sanluri ed in altri luoghi confinanti con l’Arborea e lo informava che analoghe disposizioni erano valide anche per i territori posseduti da Pisa ossia Gippi e Trexenta.
4) Venne previsto l’ammasso dei cereali in luoghi precedentemente individuati. Per il Capo di Cagliari questi erano Sanluri, Puig de Corones e altri due nel Sulcis e nel Sarrabus mentre per il Logudoro erano stati scelti Sassari, Alghero, Osilo e Casteldoria.
Successivamente, il 30 aprile 1355, venne emanata anche la quinta Costituzione.
5) In questa veniva fatto esplicito divieto di vendere beni a sudditi pisani, arborensi, dei Doria e dei Malaspina o ad altri stranieri e veniva inoltre vietato di trasferire la propria residenza nelle terre di questi soggetti. L’obbligo era inoltre accompagnato da una serie di misure cautelari quali cauzioni personali ed il giuramento ai rispettivi signori delle ville o territori. In caso di inosservanza era prevista la pena capitale. Chi non denunciava fatti di cui era venuto a conoscenza era invece passibile di una multa di 1000 libre di alfonsini minuti. La misura in oggetto serviva per evitare l’esodo di beni e persone in territori potenzialmente nemici della corona.
Lo storico Zurita ci informa che nel giugno dello stesso anno gli aragonesi al comando di “Artal de Pallás” effettuano una spedizione invadendo la Trexenta “Por otra parte, don Artal de Pallás salió contra los lugares que el común de Pisa tenía en Cerdeña y contra los que habitaban en las villas de Tregenta”. Secondo il Solmi, che commenta l’avvenimento, gli abitanti della curatoria si erano sollevati, probabilmente sobillati dall’Arborea, e Pisa viene momentaneamente estromessa dai suoi feudi in Sardegna. L’ ipotesi del Solmi viene accolta anche da altri storici moderni; in realtà, pur non escludendo a priori qualche sommossa locale repressa dagli aragonesi, quasi certamente la spedizione è invece l’esito della terza Costituzione emanata da Pietro IV, ossia la ricerca e cattura degli ostaggi.
 
Nelle immagini la prima pagina di una delle versioni pervenuteci delle costituzioni e nello stralcio particolare della filigrana presente nel registro (ACA Barcellona).


img ACA Barcellona

img ACA Barcellona
 
 

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