giovedì 5 maggio 2016

1412, il fallito colpo di mano su Alghero

1412, il fallito colpo di mano su Alghero
di Sergio Sailis
Una serie di versi scritti in catalano (dei quali ne riportiamo alcuni passi nella versione a cura di M.A. Roca Mussons) ci narrano di un tragico fatto d’armi accaduto 604 anni orsono la notte tra il 5 e il 6 maggio 1412. Guglielmo Visconte di Narbona e Giudice d’Arborea infatti, alla testa di un contingente composto da francesi e sassaresi, approfittando delle tenebre tenta un colpo di mano su Alghero, munito baluardo catalano-aragonese. Gli aggressori riescono a scalare le mura e penetrare all’interno della città ma l’audace impresa fallisce a causa della pronta ed energica reazione dei difensori catalani e degli abitanti (comprese le donne) che costringono gli assalitori alla fuga facendo loro subire numerose perdite tra morti e prigionieri.

O visconte de narbona / Be haveu mala Raho / devos escalar la terra / del molt alt Rey de Arago.

Escalada la aveu sens falla / mes lo Alguer be hos ha costat / los millors homes de armes / los llurs caps y han dexiat / ab molta ballestraria / y vergadas ab baldo / Dient Muiranlos françesos / que nos hanfet la traiçio / del molt alt Rey de Arago.


O Visconte di Narbona / avete proprio torto / di scalare voi la terra / dell' Altissimo Re di Aragona.

L'avete scalata senza torcia / ma Alghero molto vi è costata / i migliori uomini d'arme / v'hanno lasciato le loro teste / per la molta balestreria / e vergate di ferro / dicendo muoiano i francesi / che hanno fatto tradimento / all' Altissimo Re di Aragona.



(img. da Froissart relativa alla Guerra dei Cent’Anni 
dove Guglielmo di Narbona in seguito agli avvenimenti 
sardi riuscirà a ritagliarsi uno spazio importante sino a trovare 
la morte in battaglia)

Tra i personaggi di spicco catturati dai catalani durante il fallito assalto figura il “bastart de Saboya” ossia Umberto di Savoia (cugino Amedeo VII di Savoia il famoso Conte Rosso) che, nonostante la sua condizione sociale, subirà prima una disonorevole impiccagione - alla stregua di un ladro comune - e successivamente verrà decollato in una piazza della città.

Enlo Bastart de Saboya / no hos y Cal pus esperar / que Gia mes CastelIs ni viIas / no veureu pus escalar / puix que en lo Alguer sens falla / pengiat lo han Com un lIadro / y tolta li han la testa / lo endema dela açensio.


Nel Bastardo di Savoia / non dovete più sperare / che mai non scalerà più / né castelli né ville / poi che in Alghero con disonore / l'hanno impiccato come un ladro / e gli hanno tagliato la testa / l'indomani dell'Ascensione.


Finisce così tragicamente e ingloriosamente l’avventura sarda di un esponente (seppur non di primo piano) della famiglia Savoia la quale, curiosità del destino, circa trecento anni dopo cingerà la corona del Regno di Sardegna.

2 commenti:

  1. Il Visconte di Narbonne ed il condottiero delle sue trupp3e Umberto di Savoia detto il ''bastardo'' perché figlio illegittimo di Amedeo VII di Savoia rappresentano l'inizio sella scalata araldica dei Savoia attraverso la Sardegna.Il Visconte di Narbonne si fece nominare Giudice di Arborea apparentemente per contrastare le pretese della Corona di Aragona che investita di un inesistente regno di Sardegna e Corsica dal Papa Bonifacio VIII ne aveva ottenuto la ''licentia invadendi''. Ma nel 1409 il Visconte fu sconfitto nella battaglia di Sanluri, per cui tre anni dopo tentò il colpo contro la roccaforte di Alghero.
    I duchi di Savoia dovettero ripiegare e attendere ancora per quasi tre secoli la occasione buona, che si presentò con la guerra di successione Spagnola e col trattato di pace che mise fine alle ostilità di mezza Europa.
    Fu quindi nel 1720 che ai Savoia fu attribuita la Sardegna che si fregiava del titolo di ''regno'' regalatole da Bonifacio VIII. Cos' da Duchi i Savoia divennero RE, anche se a Cagliari mandarono un Vicere e istituirono la capitale a Torino, dando inizio al ''bastadro'' regno sardo - piemontese.
    Ma l'arrampicata sociale e araldica non era finita perché in pieno Risorgimento fu addirittura il più celebre repubblicano italiano, Garibaldi, a consegnare al monarca il titolo di Re d'Italia .''Saluto il Re d'Italia''. E il sovrano ribattè ''saluto il mio migliore amico''. E te credo !!!

    RispondiElimina
  2. Mi sembra abbia una visione un po' particolare della vicenda.
    Saluti,
    Sergio Sailis

    RispondiElimina