giovedì 14 aprile 2016

1470, la battaglia di Uras

1470, la battaglia di Uras
di Sergio Sailis
 
546 anni orsono, il 14 aprile 1470, nella piana di Uras, proprio alla periferia del paese “Extollit signa marchionis exercitus et “Arboream!” proclamat[1]”. Stava così per avere inizio una cruenta battaglia tra le truppe viceregie di Nicolò Carroç e le truppe marchionali di Leonardo d’Alagon.

Dopo un inutile tentativo di dialogo offerto dal Marchese d’Oristano per il tramite del vescovo di Santa Giusta, l’iniziativa venne presa da Nicolò Carroç - assistito da Giovanni De Sena visconte di Sanluri - e dopo aver disposto le truppe, al comando di un contingente catalano (non si fidava infatti delle truppe sarde a sua disposizione “porque ya otras veces habían acostumbrado rebelarse malamente")[2] diede inizio alla battaglia.

Tra i due schieramenti si ebbe inizialmente un violento scambio di frecce, dardi e proiettili ma le truppe marchionali riuscirono a respingere questi primi attacchi dopodichè si giunse alle cariche di cavalleria e al combattimento corpo a corpo e “incredibili facta equitum peditumque strage[3]”. Nel combattimento rimase gravemente ferito anche il visconte De Sena, che infatti morì appena qualche giorno dopo, e perirono molti nobili aragonesi mentre numerosi altri vennero fatti prigionieri tra i quali Antonio de Erill, Pietro de Castelví, Galcerando e Guglielmo Torrelles e altri.

L’esercito viceregio venne pertanto completamente sbaragliato e costretto alla fuga mentre lo stesso Carroç, benchè ferito, riuscì a salvarsi a stento.

Leonardo approfittò quindi della favorevole situazione per occupare i castelli di Monreale, Sanluri e dei territori contermini e pose l’assedio a Cagliari[4].

Si acuiva così, e si complicava ulteriormente, lo scontro tra il Marchese di Oristano e il vicerè Conte di Quirra. Quella che prima d’ora era stato un duro conflitto tra potenti feudatari si trasformerà, come peraltro auspicato dal Carros, in una rivolta contro l’autorità regia con le implicazioni conseguenti. Rivolta che vedrà insanguinare il suolo sardo ancora per quasi due lustri e che si concluderà definitivamente con la tragica battaglia di Macomer del 1478 a seguito della quale, con la sconfitta e la cattura di Leonardo d’Alagon e dei suoi principali partigiani, verranno spente le velleità indipendentiste dell’isola. Tra i partigiani dell’Alagon in quest’ultima battaglia ci sarà anche Giovanni De Sena che combatterà nelle file marchionali al contrario del padre Antonio che invece, come accennato sopra, aveva trovato la morte a Uras tra le file viceregie.

Tre giorni dopo lo scontro di Uras, il 17 aprile a Cagliari, su ordine del Governatore e con l’assenso della viscontessa, il notaio Giovanni Boy dava pubblica lettura del testamento del visconte Antonio de Sena dettato il precedente 11 aprile, come d’uso, poco prima della battaglia. Lasciava alla moglie Caterina una casa e altre proprietà nel cagliaritano e a Laconi. Alla stessa veniva inoltre affidata la cura delle figlie Beatrice e Caterina. Alle altre figlie Francina e Salomya lasciava invece mille libre mentre al figlio Giovanni, nominato erede universale, lasciava il viscontato di Sanluri e altri diritti nell’incontrada di Trexenta. Disponeva inoltre che qualora i figli fossero morti senza eredi i suoi beni andassero al nipote Antonio d’Erill. Curatori testamentari venivano nominati la moglie Caterina, il figlio Giovanni e la figlia Isabella Montanyans[5].




[1] Proto ARCA SARDO, De bello et interitu Marchionis Oristanei, (a cura di Maria Teresa Laneri), Monastir 2003, pag. 20.
[2] Jeronimo ZURITA, Anales de Aragon - vol. VII - libro XVIII, cap. XXVIII, Edición de Ángel Canellas López. Edición electrónica de José Javier.
[3] Proto ARCA SARDO, De bello et interitu Marchionis Oristanei, (a cura di Maria Teresa Laneri), Monastir 2003, pag. 22.
[4] Sara CHIRRA, Giovanni II d'Aragona e la partecipazione del Regno di Sardegna e Corsica nella guerra civile catalana, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Sassari, Facoltà di lettere e filosofia, Dipartimento di Teorie e Ricerche dei Sistemi Culturali, Dottorato europeo di ricerca in Antropologia, storia medioevale, filologia e letterature del Mediterraneo occidentale - Ciclo XX, Sassari 2005-2006, pag. 229
[5] A.S.C., Pergamene, Pergamene laiche, perg. 175r-v. Cfr. trascrizione in Antonio FORCI, Damus et concedimus vobis. Personaggi e vicende dell'età feudale in Trexenta (Sardegna meridionale) nei secoli XIV e XV, Ortacesus 2010, pag. 402

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