MARIANO Torchitorio di Lacon
Gunale Giudice di Cagliari
Dizionario Biografico degli
Italiani - Volume 70 (2007)
di Barbara Fois
MARIANO Torchitorio di Lacon
Gunale. – Giudice di Cagliari (Calari), secondo di questo nome, nacque
presumibilmente verso gli anni Settanta dell’XI secolo dal giudice Costantino
Salusio e da Giorgia di Lacon. Compare per la prima volta in un documento
datato 30 giugno 1089 (o 1087 secondo Besta, 1905) insieme con il padre, la
madre, la nonna Vera e altri parenti. Il documento è una conferma di alcune
donazioni fatte da suo nonno giudice Orzocco (Arzocco, Arzo) Torchitorio con la
moglie Vera ai monaci vittorini di Marsiglia. Compare insieme con il padre anche
nell’atto di fondazione del monastero di S. Saturno (Saturnino) a Cagliari,
sempre del 1089, e si firma «Marianus iudex et rex», il che significa che era
già stato associato al governo del Giudicato ed era in grado di firmare (Codex
diplomaticus Sardiniae [= CDS], doc. XVI, sec. XI, pp. 160 s.; doc. XVII, sec. XI, pp. 161 s.). Non è
noto a che età un figlio potesse essere associato al trono, ma è certo che
dovesse avere almeno 14 anni, età in cui in alcuni Stati si veniva considerati
fuori della minorità, si poteva prestare servizio militare ed essere testimoni
in atti di natura giuridica.
Da un altro documento della
stessa epoca (la cosiddetta Carta sarda in caratteri greci) è noto il nome dei
suoi bisnonni: Mariano (I) e Giorgia di Serzale.
La Carta sarda in caratteri greci
(conservata a Marsiglia, Archives départementales des Bouches-du-Rhône, 1.H.88,
n. 427) non ha data, come spesso accade nei documenti sardi, ma è collocata
nella seconda metà del secolo XI. In essa il giudice Costantino Salusio fa un’ampia
donazione al monastero e alla chiesa di S. Saturno dei monaci benedettini di
Marsiglia in memoria del padre giudice Orzocco Torchitorio, delle terre di sua
proprietà, alcune delle quali ereditate dal nonno giudice Mariano e dalla nonna
Giorgia di Serzale. Fra i testimoni compare anche un «donnikellu» Mariano che
potrebbe essere Mariano Torchitorio (I). I primi giudici di Cagliari usavano
l’alfabeto greco per scrivere – in sardo – i documenti ritenuti importanti. Si
era persa la conoscenza della lingua greca, ma si usavano quei caratteri per
dare maggiore autorevolezza agli atti. Con lo stesso intento si usavano
probabilmente i nomi dinastici alternativamente di Torchitorio e di Salusio da
affiancarsi a quelli propri.
Mariano sposò Preziosa di Lacon,
dalla quale ebbe Costantino.
Il governo di Mariano sembra
interrompersi intorno al 1104, almeno momentaneamente: in due documenti
relativi a quell’anno compare come giudice di Cagliari un certo Torbeno (CDS,
doc. I, sec. XII, pp. 177 s.; doc. II, sec. XII, p. 178) e di Mariano non si fa
menzione. Si sono fatte molte ipotesi sulla natura di questo interregno, ma
l’idea che nel 1104 – cioè ben 15 anni dopo il documento del 1089 che lo vede
associato al trono – potesse essere ancora minorenne non è credibile,
nonostante diversi studiosi la giudichino possibile. D’altra parte l’incipit
del documento di Torbeno non lascia dubbi: «Ego Turbini, omnipotentis Dei
gratia Judex Kalaritanus». È interessante notare che nello stesso documento
Torbeno concede ai Pisani un teloneo «ut populus Pisanus sit amicus mihi et
regno meo, et non offendat studiose neque me, neque regnum meum».
In un documento del 18 giugno
1107, tuttavia (CDS, doc. III,
sec. XII, pp. 178 s.) Mariano ricompare quale «iudex» di Cagliari: «Ego
Judex Torchitor de Lacono pro voluntate Dei potestando regnum Callaretani» (e
che si tratti di Mariano non ci sono dubbi, dato che alla fine del documento
così spiega: «Spondeo ego qui supra Torchitor, qui proprio nomine Marianus
vocor»). In questo documento Mariano fa donazioni rilevanti a S. Lorenzo di
Genova «pro magno servitio et adjutorio, quod in me exercuerunt cives
supradictae civitatis […] qui cum sex galeis armatis cum eo pariter in meo
servitio venerunt». Ma in un altro documento (CDS, doc. VI, sec. XII, pp. 181
s.) lo stesso Mariano fa eguali elargizioni al Comune e ai cittadini di Pisa
«pro magno servitio quod michi nobilissimi et prudentissimi cives pisani […]
cum tres galeas stando mecum in meo servitio in insula Sulcitana cum grandi
inopia atque plurimis angustiis operati sunt» e specifica che queste donazioni
sono fatte «Pro regno meo et vita quam recuperavi cum grandi honore atque
victoria, auxiliante atque onnipotente Deo et michi subvenientibus et
fortissime adjutorium praebentibus nobilissimi et fortissimi cives jam dictae
civitatis pisanae». In un documento del novembre 1119 (CDS, doc. XXVII, sec.
XII, p. 199) l’arcivescovo di Cagliari, Guglielmo, fa una donazione a S.
Lorenzo di Genova e dice: «pro precibus et domini Mariani Judicis, cui
Januensis populus multum servicii intulit, restituendo eum in regno suo».
P. Tola offre una spiegazione un
po’ romanzata dell’accaduto ipotizzando che Turbino (o Torbeno), zio paterno di
Mariano, gli avesse usurpato il titolo e lo avesse costretto a fuggire e a
chiedere aiuto a Genova e a Pisa, antiche alleate del padre. Questa ipotesi è
stata ripresa da Putzulu, che ritiene Torbeno forse fratello di Mariano (II).
Nei documenti citati si parla di
sei galee genovesi e tre pisane, il che escluderebbe un usurpatore: perché
delle navi se il nemico fosse stato interno? L’accenno, inoltre, all’isola
Sulcitana dice forse di una battaglia navale: due flotte appartenenti allo
stesso Giudicato e l’una contro l’altra armate non sembra davvero credibile.
Inoltre Pisa e Genova – eterne nemiche – si sarebbero quasi certamente
schierate una con l’usurpatore e l’altra col legittimo erede e non tutte e due
dalla stessa parte. A questo punto ci sarebbe anche da chiedersi chi stava con
l’usurpatore, se era necessario un tale spiegamento di forze.
Tutto fa invece pensare a un
nemico esterno – magari ai Saraceni, seppur non nominati, o ad altri nemici,
come ipotizza anche Besta – che forse lo avevano catturato, o rapito, o
comunque fatto prigioniero e da cui fu liberato dallo sforzo congiunto di Pisani
e Genovesi, ed è probabile che Torbeno avesse ricoperto pro tempore il ruolo di
giudice de facto, cioè di reggente. Anche perché Torbeno non sfoggia alcun nome
dinastico, cosa che invece avrebbe probabilmente fatto se fosse stato un
usurpatore. Inoltre uno «zio» Torbeno compare in documenti successivi al
ritorno di Mariano e non sembra credibile che se fosse stato un usurpatore
sarebbe stato reintegrato nei ranghi della famiglia (CDS, doc. VII, pp. 182
s.), sempre che naturalmente si tratti della stessa persona.
Certo è che fra i 9 testimoni
della donazione di Torbeno del 1104 ci sono 5 persone che si trovano anche in
quella di Mariano del 1107 (sono ben 5 su 7) e sono i «donnikellos» (le ragazze
e i ragazzi parenti stretti del giudice) Gonario, Pietro, Mariano e Torchitorio
e l’amico Zerchis de Rovo. È difficile che tante persone amiche di un
usurpatore fossero poi chiamate come testimoni da colui che era stato tradito e
spodestato. Inoltre Costantino, figlio di Mariano e a sua volta giudice, in un
documento del 13 febbraio 1130 (CDS, doc. XXXIX, sec. XII, p. 206) conferma le
donazioni fatte tempo prima dal padre, ormai evidentemente defunto, anche con
la volontà e l’apprezzamento dei fratelli di Mariano e dello zio materno di
quest’ultimo, Torbeno.
L’ultimo documento sicuramente
datato in cui Mariano compare da vivo è una bolla di papa Callisto II del 5
gennaio 1121, in cui si conferma una permuta di beni fatta il 29 giugno 1120
tra Mariano e il capitolo di S. Lorenzo (CDS, doc. XXXI, sec. XII, p. 202).
Da un documento del 13 febbraio
1130 emanato dal figlio Costantino si evince che Mariano a quella data era
morto (CDS, sec. XII, doc. XXXIX, p. 206), mentre Torbeno era ancora vivo.
Mariano appare nei documenti a
volte col «cognome» Unali, Gunali (Solmi), e a volte con il cognome de Lacon
(CDS, sec. XII, doc. VI, pp. 181 s.).
Fonti e Bibl.:
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cura di P. Tola, I, Augustae Taurinorum 1861, pp. 160-162, 177-179, 181-183,
199, 202, 206;
A. Solmi, Carte volgari
dell’Arch. arcivescovile di Cagliari, Firenze 1905, pp. 15-17;
G.F. Fara, De chorographia
Sardiniae libri duo - De rebus Sardois libri quattuor, a cura di L. Cibrario,
Augustae Taurinorum 1835, p. 235;
P. Tola, Diz. biografico degli
uomini illustri di Sardegna, III, Torino 1838, pp. 258 s.;
E. Besta, Rettificazioni cronologiche
al «Codex diplomaticus Sardiniae», in Arch. stor. sardo, I (1905), 3-4, pp.
240-249, 293-301; Id., La Sardegna medioevale, I, Palermo 1908, pp. 88 s.;
A. Solmi, Studi storici sulle
istituzioni della Sardegna nel Medioevo, Cagliari 1917, pp. 14, 144, 206, 395;
D. Scano, Serie cronologica dei
giudici sardi, in Arch. stor. sardo, XXI (1939), p. 89;
R. Pernoud, Luce nel Medioevo,
Roma 1978, pp. 23-41;
Genealogie medioevali di
Sardegna, a cura di L.L. Brook et al., Cagliari-Sassari 1984, pp. 62, 79, 176
s.;
E. Putzulu, Costantino di
Cagliari, in Diz. biogr. degli Italiani, XXX, Roma 1984, p. 326;
G. Paulis, Falsi diplomatici: il
caso delle «Carte volgari» dell’Arch. arcivescovile cagliaritano, in Id., Studi
sul sardo medievale, in Officina linguistica, I (1997), pp. 133-139;
E. Cau, Peculiarità e anomalie
della documentazione sarda tra XI e XIII secolo, in Scrinium, I (1999), pp.
1-53 passim;
E. Blasco Ferrer, Crestomazia
sarda dei primi secoli, Nuoro 2003, I, pp. 51-62; II, p. 28;
L. Perria, La carta sarda di S.
Vittore di Marsiglia, in Chiesa, potere politico e cultura in Sardegna dall’età
giudicale al Settecento. Atti del II Convegno ... 2000, a cura di G. Mele,
Oristano 2005, pp. 361-366.
in http://www.treccani.it/enciclopedia/mariano-torchitorio-di-lacon-gunale_(Dizionario-Biografico)/
in http://www.treccani.it/enciclopedia/mariano-torchitorio-di-lacon-gunale_(Dizionario-Biografico)/
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