Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)
di Francesco Artizzu
BENEDETTA di Massa. - Nata intorno al 1194 da Guglielmo, marchese di Massa e giudice cagliaritano, e da Adelasia, figlia del marchese Moroello Malaspina, in quanto primogenita successe al padre, morto nel gennaio o febbraio del 1214 senza eredi maschi (altre figlie di lui furono Agnese e Preziosa).
Prima del 14 luglio 1214
Benedetta si univa in matrimonio a Barisone d'arborea, figlio del giudice
Pietro, che all'epoca delle guerre tra il Cagliaritano e l'Arborea era stato
sconfitto e imprigionato dal padre di lei; scopo del matrimonio era porre fine
alle lotte che duravano fra i discendenti di Barisone de Serra, avo del marito
di Benedetta, e del marchese Guglielmo. Unitamente al marito, a cui Benedetta
comunicò con il matrimonio i diritti sovrani e che assunse negli atti pubblici
e principalmente in quelli redatti in volgare il nome dinastico di Torchitorio,
tipico dei giudici cagliaritani (Solmi, Studi..., pp. 147 s.), ella prestava
atto di omaggio alla Chiesa romana riconoscendo i diritti della Santa Sede
sulla Sardegna e sul giudicato.
I primi tempi del governo di
Benedetta furono caratterizzati da un riavvicinamento all'elemento locale, in
contrapposizione alla politica paterna che aveva portato all'affermazione e al
prepotere dell'elemento pisano nel giudicato. Assistita dal marito, dal figlio
Guglielmo, dall'arcivescovo Rico, dal vescovo di Sulcis e da altre influenti
persone, confermò e ampliò precedenti donazioni a favore della chiesa di S.
Giorgio di Suelli e donò al vescovo di Sulcis terre e poderi.
Ma l'unione con Barisone suscitò
ben presto le diffidenze dei Pisani, i quali dovettero paventare un'eventuale
coalizione del giudicato di Cagliari con Genova, che, in quel periodo, oltre a
spadroneggiare nell'Arborea, aveva attirato nella sua sfera d'influenza anche
il Logudoro. Nel 1215 infatti Lamberto Visconti, console di Pisa, sbarcava a
Cagliari con un grosso contingente di soldati: in breve tempo l'elemento pisano
doveva riprendere il sopravvento nel giudicato. Nonostante l'apparente
cordialità, i rapporti con la giudicessa andarono progressivamente inasprendosi
perché, approfittando della debolezza di Benedetta e di Barisone, Lamberto
Visconti, che era anche giudice della Gallura per averne sposato la giudicessa
Elena, e il fratello Ubaldo tentarono di trasformare Cagliari in una base per
la conquista del giudicato e di tutta l'isola. Se i rapporti con Pisa dovevano
ancora essere buoni nel giugno del 1216 quando Benedetta faceva donazioni
all'Opera del duomo di quella città, pochi mesi dopo il conflitto era già
scoppiato. Benedetta e il marito furono costretti da Ubaldo e da Lamberto, che
agivano alternativamente con minacce e blandizie, a riconoscersi vassalli di
Pisa, a ricevere dal console pisano nuova investitura del giudicato, a cedere
ad essi il castello di Cagliari già abitato da mercanti pisani, che fu
trasformato in una roccaforte munitissima. I Pisani si impadronirono inoltre
delle rendite del porto di Cagliari, trascesero ad atti di violenza nei
confronti dei sudditi della giudicessa e infine costrinsero ad allontanarsi
dalla città Benedetta e il marito, i quali decisero allora di chiedere al
pontefice di essere sciolti dal giuramento prestato a Pisa per allearsi con
Comita di Torres e con Genova.
Onorio III, che era stato
informato della situazione cagliaritana dalla stessa Benedetta ed era
preoccupato dell'aumento eccessivo della potenza pisana in Sardegna, intervenne
sia contro il clero sardo, troppo legato ai Pisani, annullando tra l'altro
l'elezione alla cattedra arcivescovile di Cagliari di Mariano, vescovo di
Suelli (dopo il febbraio 1217), sia presso il podestà e il popolo di Pisa, cui
ordinava il ritiro dell'esercito dalla Sardegna e lo smantellamento del
castello di Cagliari; nello stesso senso doveva agire, ma anche lui invano, il
cardinale Ugolino, vescovo di Ostia e legato apostolico per la Sardegna e la
Corsica. E numerosi altri interventi del pontefice - invio di nuove legazioni,
invito ai Milanesi perché prestassero aiuto al giudice di Torres Mariano,
marito della sorella di Benedetta, Agnese, alleato di Genova nella lotta contro
Pisa, minacce e scomuniche, fino a quella del 1222 provocata dall'elezione a
podestà di Pisa di Ubaldo Visconti - si resero necessari negli anni successivi
per l'ostinato atteggiamento pisano (Besta, pp. 185 ss.).
È difficile precisare, nella
confusa situazione di questi anni, quale sia stata l'attività politica di
Benedetta. Rimasta vedova tra la primavera del 1217 e l'estate del 1218, essa
fu costretta a sposare Lamberto Visconti (prima del 9 apr. 1220). Ma,
dichiarate poco dopo nulle le nozze dal pontefice e occupato temporaneamente
Ubaldo Visconti in altre più importanti questioni, sembra di poter dire che
Benedetta esercitasse di nuovo per qualche anno il governo del giudicato: certo
è che, nel dicembre del 1224, essa rinnovò da sola al legato pontificio in
Sardegna, Goffredo, il giuramento di fedeltà alla Santa Sede, che, all'antica
clausola del pagamento di un censo di 20 libbre d'argento annue quale
ricognizione del supremo dominio della Chiesa, ne aggiungeva di nuove e molto
più impegnative, espressione di un più accentuato rapporto di vassallaggio, tra
le quali significativa la promessa che, in mancanza di eredi, il giudicato
dovesse passare alla Santa Sede (ibid., p. 191). Benedetta prometteva inoltre
di non contrarre nuovi matrimoni senza licenza e beneplacito del pontefice.
Tra il 1225 e il 1226, anni di
governo relativamente tranquillo, si ha notizia di varie donazioni fatte da
Benedetta insieme col figlio Guglielmo (ibid., p. 192); ma non dovevano tardare
a venire nuove preoccupazioni e disordini ad opera di Ubaldo Visconti.
Nonostante la promessa fatta al pontefice, Benedetta contrasse nuovi matrimoni,
a quanto sembra legittimi, con Enrico di Ceola prima, poi con Rinaldo de
Glandis, entrambi nobili pisani. Essendo legati a questi matrimoni forti
interessi politici ed economici, nacquero nella stessa città di Pisa molti
contrasti cui il pontefice non poteva rimanere estraneo: pronunciatosi in un
primo momento a favore di Enrico di Ceola, sembra che abbia in seguito riconosciuto
valido il matrimonio di Benedetta con Rinaldo de Glandis (Scano, Cronologia…,
p. 39). Ma le discordie interne e le violenze perpetrate dalla fazione pisana
furono tanto gravi che il pontefice, dopo il ritiro di Benedetta da Cagliari,
nel castello di Santa Igia, si adoperò perché si trasferisse nei suoi feudi di
Massa. In Massa Benedetta moriva alcuni anni dopo, alla fine del 1232 o ai
primi del 1233: nel febbraio del 1233, infatti, Gregorio IX affidava la
custodia della rocca di Massa e del castello di Potenzolo, pervenutigli in
eredità da Benedetta, ad Ugo di Porcaria.
Benedetta fu uno strumento della
politica di predominio che avrebbe poi condotto Pisa all'egemonia economica e
politica su tutta la Sardegna. Gli avvenimenti verificatisi durante il suo
regno, indebolendo il giudicato, prepararono la sottomissione dei Cagliaritano
e la sua spartizione tra la famiglie pisane dei Visconti, Capraia e Donoratico.
A Benedetta succedeva la sorella
Agnese, probabilmente come tutrice del nipote Guglielmo II; questi, divenuto
maggiorenne nel 1239, tenne il giudicato fino al 1254; la durata e la relativa
quiete del suo governo fanno pensare a una sua completa sottomissione ai Pisani
(Loddo Canepa, p. 243); di un potere esclusivamente formale può essere prova il
suo trattato del 1239 con l'arcivescovo Leonardo, che rimase privo di valore
(Solmi, Studi..., p. 148).
Fonti e Bibl.:
P. Tola, Codex diPlomaticus
Sardiniae, I, Augustae Taurinorum 1861, doc. 147 del sec. XII; docc. 29, 30,
32, 35, 36, 38, 42, 45 del sec. XIII; II, ibid. 1868, doc. 1 del sec. XIII, in
Giunta ai diplomi e carte dei secoli XIII e XIV;
A. Solmi, Carte volgari
dell'Arch. arcivescov. di Cagliari. Testi campidanesi dei secc. XI-XIII,
Firenze 1905, docc. 15, 19, 20, 21;
D. Scano, Cod. diplomatico delle
relaz. fra la Santa Sede e la Sardegna, parte 1, Cagliari 1940, docc. 48, 50,
63, 64, 66, 71, 72, 81, 911 92; 93, 94, gs, 96, 98, 99, 103, 115, 116, 145,
155;
F. Artizzu, Doc. ined. relativi
ai rapp. econ. tra la Sardegna e Pisa nel Medioevo, I, Padova 1961, doc. 4;
B. Baudi di Vesme, Contributo
alla istoria del giudicato di Cagliari nel sec. XIII, in Boll. stor. bibl.
subalpino, VI (1901), pp. 240-250, 361-373; Id., Guglielmo giudice di Cagliari
e l'Arborea, in Arch. stor. sardo, I (1905), fasc. 1-2, pp. 21 ss.; fasc. 3,
pp. 173 ss.;
E. Besta, La Sardegna medioevale,
I, Palermo 1908, pp. 175, 180 ss., 188, 190, 194;
A. Solmi, Studi storici sulle
istituz. della Sardegna nel Medioevo, Cagliari 1917, pp. 147, 149, 157, 166 n.
1, 171, n. 4, 214, 243, 266, 405, 424;
D. Scano, Serie cronologica dei
giudici sardi, in Arch. stor. sardo, XXI (1939). pp. 37 ss.;
F. Loddo Canepa, Note sulle
condiz. econ. e giur. degli abitanti di Cagliari dal sec. XI al XIX, in Studi
sardi, X-XI (1952), pp. 237 ss.
in http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetta-di-massa_(Dizionario-Biografico)/
in http://www.treccani.it/enciclopedia/benedetta-di-massa_(Dizionario-Biografico)/
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