MARIANO d’Arborea
Dizionario Biografico degli
Italiani - Volume 70 (2007)
di Mauro G. Sanna
MARIANO d’Arborea. – Giudice
d’Arborea, secondo di questo nome, visconte di Bas; era figlio del giudice
d’Arborea Pietro (II) e di una non meglio identificata Sardinia. La data di
nascita è da collocarsi entro i primi anni Quaranta del XIII secolo, periodo
nel quale morì suo padre, vivo ancora nel 1241. Morto Pietro (II), salì al
trono Guglielmo da Capraia, che vantava imprecisate parentele con i giudici, la
ricostruzione delle quali, tentata da Boscolo, resta congetturale. Sulla
mancata elezione di Mariano potrebbe
aver pesato il suo esser figlio naturale o di secondo letto (Pietro aveva sposato in prime nozze tale Diana de Lacon), piuttosto che la minorità, che avrebbe giustificato di più un tutorato di Guglielmo che non risulta dalle fonti.
aver pesato il suo esser figlio naturale o di secondo letto (Pietro aveva sposato in prime nozze tale Diana de Lacon), piuttosto che la minorità, che avrebbe giustificato di più un tutorato di Guglielmo che non risulta dalle fonti.
La mancanza di testimonianze non
consente di stabilire quale ruolo avesse Mariano negli anni in cui era vivo
Guglielmo. Forse aveva compiti di governo, perché discendente diretto di
Pietro, che poteva vantare anche qualche imprecisato diritto su parti del
Giudicato di Torres: elemento che faceva gioco alle mire espansionistiche di
Guglielmo da Capraia in anni in cui questo Giudicato si avviava a un repentino
crollo.
Dalla metà degli anni Cinquanta
del XIII secolo, infatti, nei Regni di Cagliari e Torres, e in modo diverso
anche nel resto dell’isola, erano iniziati processi di ricomposizione del
potere politico-istituzionale. In Cagliari tra il 1256 e il 1257 una guerra
aveva portato alla sconfitta e alla morte il giudice Chiano di Massa e alla
spartizione del Giudicato tra il Comune di Pisa e alcune famiglie pisane.
Guglielmo da Capraia, partecipe della guerra come alleato dei Pisani, tra il
1257 e il 1258 aveva ottenuto la signoria feudale della terza parte dell’ex
Giudicato. In Torres, invece, la situazione precipitò nel 1259, dopo la morte
senza eredi di Adelasia di Torres: ne derivò una crisi dinastica che favorì
anche Guglielmo da Capraia. Alla metà del Duecento il Comune di Pisa e alcuni
cittadini pisani controllavano quasi tutta l’isola, dato che anche i Visconti,
giudici di Gallura, provenivano da quella città.
Nella primavera 1263 Guglielmo
assediò la roccaforte di Goceano, la cui conquista gli avrebbe facilitato il
controllo del Giudicato di Torres che «dicebat […] ad se […] pertinere».
Guglielmo, comunque, morì di lì a poco, forse entro l’anno.
Mariano approfittò della minorità
del figlio di questo, Nicolò, per divenire giudice. Non fu un’azione immediata:
ancora il 17 giugno 1265 Mariano era baiulo del giovane. L’anno dopo,
probabilmente avendo già estromesso Nicolò dalla pratica del potere, Mariano
assunse il titolo di giudice almeno in condominio. Nicolò sarebbe poi morto
senza eredi, forse nel 1274.
Nel 1265 Mariano strinse con
Pisa, a nome suo e di Nicolò, forti legami di alleanza e dipendenza: si
dichiarava «civis et fidelis» della città, pronto a rispettarne le volontà, a
compiere qualunque atto richiestogli per conto del Comune, a sottoporsi alla
giurisdizione pisana per i suoi affari in città e a impedire che l’arcivescovo
di Pisa perdesse i diritti dei quali godeva in Sardegna. Poiché, inoltre,
mantenne anche il titolo di dominus della terza parte dell’ex Giudicato di
Cagliari, si deve ritenere che al momento della sua ascesa al trono a danno di
Nicolò avesse prima ricevuto almeno una sorta di nulla osta da parte del Comune
stesso, forse dietro pagamento di forti somme di denaro.
Stando così le cose, Mariano
avrebbe dovuto trovarsi in una posizione di forte subalternità verso il Comune;
egli seppe invece interpretare al meglio il proprio ambiguo e triplice ruolo
istituzionale di giudice, cittadino pisano e di dominus Sardinee, rafforzando
il suo potere personale. Approfittando di un quadro politico e istituzionale estremamente
mutevole, divenne il punto di riferimento di Pisa sull’isola. Per raggiungere
l’obiettivo, fece uso di notevoli disponibilità economiche delle quali si
ignora la provenienza – il pisano Feo Guitti lo accusò in seguito di aver «con
li sua denari […] atosichati li Pisani» (Cristiani, p. 79) – in anni nei quali,
invece, Pisa affrontava gravi travagli interni e notevoli spaccature politiche.
Il giudice possedeva una casa-torre in città «in capite pontis veteri» e già
dal 1265 e sino circa al 1285 il suo procuratore davanti al Comune e nelle
relazioni d’affari fu Marzucco Scornigiani, uno degli uomini politici di primo
piano della città, tra i «maggiori conoscitori della politica non solo
cittadina, ma italiana» della seconda metà del Duecento (Petrucci, pp. 88 s.).
Oltre alla rivalità con Anselmo da Capraia, che avrebbe voluto sottrargli il
governo giudicale, furono forse i consigli di Marzucco che spinsero Mariano a
rimanere alleato del Comune e a opporsi nel 1273 a Giovanni Visconti, giudice
di Gallura, e a Ugolino Della Gherardesca di Donoratico, entrati in contrasto
con Pisa.
Nello stesso anno nel
Cagliaritano avvennero scontri armati tra Mariano, che ebbe aiuti militari
pisani, e Giovanni Visconti. Fu forse in questa occasione che Mariano, vista Oristano
assediata, riuscì a liberarla corrompendo gli alleati di Giovanni Visconti
(Memoria…, pp. 18 s.). Questi alla fine ebbe la peggio e si rifugiò presso i
conti Aldobrandeschi di Santafiora, alleati di Carlo I d’Angiò. Lo stesso
Ugolino dovette fuggire da Pisa, per rientrarvi poco dopo.
Inoltre già dal 1266 Ugolino,
forse come rappresentante di Enzo di Svevia, aveva invaso l’ex Giudicato di
Torres attirando su di sé e sul Comune di Pisa, che probabilmente non ebbe
alcun ruolo diretto nell’occupazione, le ire di papa Clemente IV, che lo
scomunicò e interdisse la città.
Mariano seppe approfittare della
situazione: nel 1272 controllava «maiorem partem regni Turritani» e un’epigrafe
del 1274 (Spanu; Spiga) conferma la sua proprietà del castrum di Monteforte
nella Nurra, area dell’ex Giudicato di Torres, inizialmente passata alla
famiglia genovese Doria. A ciò si aggiunga che Mariano ottenne, entro il 1276,
la nomina a vicario generale «in regno Logudoris pro sacrosancta Romana
Ecclesia» – riuscendo dove avevano fallito prima Giacomo I d’Aragona ed Enrico
di Castiglia, che nel 1267 avevano inutilmente chiesto il titolo di re di
Sardegna al papa, e poi Manfredi e Moroello Malaspina, che nel febbraio 1268
non erano riusciti a ottenere la vicaria pontificia sull’isola.
Per la concessione del titolo
dovettero pesare fattori diversi: il timore del papa di perdere nuovamente e
definitivamente qualunque possibilità di esercizio di sovranità nel Logudoro,
visto anche che l’11 ag. 1269 il figlio di Carlo I d’Angiò, Filippo, veniva
proclamato rex Sardinie da alcuni maggiorenti logudoresi, tra i quali
l’arcivescovo di Torres; il fatto che Mariano, oltre a vantare non meglio
precisati diritti ereditari sul Giudicato, come già accennato, sembrava essere
l’unico militarmente in grado di far valere la propria vicaria; infine il
riconoscimento feudo-vassallatico di dipendenza dei diritti giudicali dalla
Sede apostolica, che suo padre aveva compiuto sin dal 1237 e che Guglielmo da
Capraia aveva rinnovato nel suo testamento. Anche il Comune di Pisa traeva
vantaggio dalla concessione pontificia, vista la stretta alleanza che univa il
giudice alla città.
Nel groviglio degli interessi
particolari non stupisce che Mariano fosse al contempo alleato pisano e vicario
del pontefice nel Logudoro; certo questo non ne faceva un filoangioino e la sua
«concorrenza nelle terre turritane con Ugolino non significa[va] che il giudice
perseguisse una politica anti-imperiale» (Petrucci, p. 100).
Per tessere con efficacia la
propria politica, nella quale l’alleanza con il Comune di Pisa non venne mai
meno, Mariano fece uso di un’accorta politica matrimoniale con le più
importanti famiglie pisane: in prime nozze sposò una sconosciuta figlia di
Andreotto Saracino, della consorteria dei Gualandi Bocci. Anche il matrimonio
di suo figlio Giovanni detto Chiano nel 1287 con Giacomina, figlia di Ugolino
Della Gherardesca di Donoratico, va inserito nel contesto della stretta
alleanza di Mariano con Pisa: a Ugolino i Pisani avevano concesso la podesteria
già all’indomani della loro sconfitta contro Genova alla Meloria nel 1284.
Mariano avrebbe approfittato dell’occasione del matrimonio per avvelenare il
suo eterno rivale Anselmo da Capraia. Vedovo della prima moglie, Mariano
strinse, inoltre, i legami parentali con i Della Gherardesca sposando una
figlia di Guelfo di Ugolino di cui non è noto il nome. Tuttavia, nel momento in
cui le fortune di Guelfo crollarono e nel luglio del 1288 Ugolino andò incontro
alla tragica fine nella torre della Fame, Mariano non si lasciò coinvolgere
dalle vicende del consuocero. Anzi, pochi anni dopo, nel 1294, come alleato del
Comune, combatté proprio contro Guelfo che tentava, insieme con il fratello
Lotto, una disperata guerra di rivalsa e di vendetta. Secondo una cronaca
pisana edita da E. Cristiani, Mariano, conquistata Domusnovas e Iglesias,
avrebbe anche fatto avvelenare una ferita riportata da Guelfo in battaglia.
Certo è che il Comune e Mariano ebbero la meglio. Invece le loro posizioni
peggiorarono nel Logudoro, dove nello stesso anno Sassari veniva strappata ai
Pisani dai Genovesi.
Le ultime vicende della vita di
Mariano non sono ben conosciute, così come poco note sono le sue relazioni, che
pure vi furono, con la sponda iberica del Mediterraneo. La sua famiglia aveva
una tradizione in tal senso, almeno a partire dal matrimonio del giudice
Barisone (I) negli anni Cinquanta del XII secolo con Agalbursa di Bas. Nel 1284
Pietro III d’Aragona scriveva a Mariano come «dilecto affini suo», per ottenere
la restituzione di due galee catturate dai Pisani nel golfo di Cagliari. I due,
stando alla testimonianza di Alfonso III d’Aragona, avrebbero anche trattato
una possibile alleanza. Certo è che nel 1293 le relazioni con la Corona
d’Aragona erano buone: Giacomo II d’Aragona si proponeva come mediatore per un
matrimonio tra Mariano o suo figlio Chiano con l’infanta di Grecia (Salavert y
Roca, pp. 8-10). Non si può stabilire se in seguito all’infeudazione del Regnum
Sardinie et Corsice, che Bonifacio VIII concesse a Giacomo II nell’aprile 1297,
le relazioni tra Mariano e il re migliorarono o peggiorarono.
Non è da escludere che in quel
momento Mariano fosse già morto, per quanto una cronaca sarda quattrocentesca
in quell’anno lo dia ancora per vivo (Memoria…, p. 18). L’ultima sua
attestazione documentaria è del 20 sett. 1295, mentre il figlio Chiano regnava
certamente nel dicembre del 1297. Le cause della sua morte non sono note: forse
morì nel Logudoro durante una guerra. Secondo una cronaca fiorentina, invece, a
causa di una congiura ordita da Tosorato degli Uberti, inviato in Sardegna da
Pisa per arginare il suo strapotere (Hartwig, ad annum).
Grazie a un documento pubblicato
da R. Conde y Delgado, incrociato con il testamento di Ugone (II) d’Arborea del
1336, si sa che Mariano ebbe da una concubina di nome Padulesa de Serra un
figlio, Ugone appunto, che divenne giudice nel 1321, con l’ordinale II, a
seguito della morte senza eredi di suo nipote Mariano (III), che sinora era
stato ritenuto suo padre.
Mariano lasciò al figlio Chiano
una cospicua eredità: per quanto prima di morire avesse ceduto la sua terza
parte dell’ex Giudicato di Cagliari al Comune di Pisa (Statuti…, II, pp.
225-227), il Giudicato di Arborea sotto il suo potere personale si era
rafforzato.
Lasciò di sé una fama fosca:
anche se in definitiva fu sempre un fedele alleato di Pisa, la sua
spregiudicatezza tattica, il fatto che gli siano stati attribuiti venefici e
l’uso della corruzione hanno portato a costruire la figura di un personaggio
scaltro e amorale. Non è perciò da escludere che il termine mariane, con il
quale in molte varianti del sardo viene denominata la volpe, e la cui origine è
antroponimica, tragga spunto dalla sua persona (Maninchedda, pp. 265-275).
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Fonte : http://www.treccani.it/enciclopedia/mariano-d-arborea_res-61fad8d0-e71d-11dd-804a-0016357eee51_(Dizionario-Biografico)/
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