Dizionario Biografico degli
Italiani - Volume 70 (2007)
di Mauro G. Sanna
MARIANO d’Arborea. – Giudice
d’Arborea, terzo di questo nome, visconte di Bas, nacque nella seconda metà del
secolo XIII, figlio del giudice Giovanni, detto Chiano, e di una concubina di
nome Vera Cappai. Probabilmente Mariano fu associato al trono dal padre, che
nel 1300 forse lo inviò a Pisa come ostaggio su richiesta del Comune, del quale
era vassallo. Giovanni morì tra il 1304 e il 1307 senza aver avuto figli maschi
dal matrimonio con Giacomina Della Gherardesca, figlia del conte Ugolino, che
lasciò incinta di una bambina, Giovanna, morta minorenne. È possibile, ma non
dimostrabile, che l’ascesa al trono di Mariano in condominio con il fratello
Andreotto, di cui si ignora il nome della madre, fosse il risultato di accordi
tra fazioni politiche. La prima attestazione del suo regno con il fratello è
del 3 apr. 1307.
È l’atto di saldo di un mutuo di 116 fiorini d’oro compiuto da tale Bindo Porcacchia a favore di tale Colo di Gufa, entrambi pisani, redatto in «Arestanum insule Sardinie in apotheca domus magnificorum virorum dominorum iudicum Arboree», dove abitava il notaio redattore dell’atto, che evidentemente lavorava anche per i due giudici (Fadda). Per converso, Andreotto e Mariano, come i loro predecessori, avevano proprietà in Pisa: nella loro casa-torre «in capite Pontis Veteris», già di proprietà di Mariano (II), nel 1313 fu redatto un atto «in apotheca ballatorii» (Boscolo, p. 106). I due documenti testimoniano della stretta alleanza di Arborea con il Comune pisano risalente al nonno di Mariano, Mariano (II), e confermata durante il regno di Giovanni.
È l’atto di saldo di un mutuo di 116 fiorini d’oro compiuto da tale Bindo Porcacchia a favore di tale Colo di Gufa, entrambi pisani, redatto in «Arestanum insule Sardinie in apotheca domus magnificorum virorum dominorum iudicum Arboree», dove abitava il notaio redattore dell’atto, che evidentemente lavorava anche per i due giudici (Fadda). Per converso, Andreotto e Mariano, come i loro predecessori, avevano proprietà in Pisa: nella loro casa-torre «in capite Pontis Veteris», già di proprietà di Mariano (II), nel 1313 fu redatto un atto «in apotheca ballatorii» (Boscolo, p. 106). I due documenti testimoniano della stretta alleanza di Arborea con il Comune pisano risalente al nonno di Mariano, Mariano (II), e confermata durante il regno di Giovanni.
Dalla metà degli anni Cinquanta
del XIII secolo, infatti, a seguito della caduta dei Giudicati di Cagliari e Torres,
erano iniziati sull’isola processi di ricomposizione del potere
politico-istituzionale. Tra 1256 e il 1257 il Comune di Pisa, alcune famiglie
pisane e il giudice d’Arborea si erano spartiti il Giudicato cagliaritano dopo
una guerra e il giudice arborense aveva ottenuto la signoria feudale di un
terzo del territorio. In Torres, invece, la situazione precipitò nel 1259: una
crisi dinastica favorì i giudici arborensi Guglielmo di Capraia prima e Mariano
(II) poi. Dalla metà del Duecento sino agli inizi del XIV secolo il Comune di
Pisa e alcuni cittadini pisani, tra i quali i giudici d’Arborea, controllavano
quasi tutta l’isola, dato che anche i Visconti, giudici di Gallura, provenivano
da quella città. Alcune aree del Turritano, invece, erano controllate dai
Malaspina e dai Doria, oltre che dal neocostituito Comune di Sassari. A questo
quadro si sovrappose nel 1297 l’infeudazione del Regnum Sardiniae et Corsicae
conferita da Bonifacio VIII a Giacomo II d’Aragona nel tentativo di risolvere
la guerra del Vespro.
Rispetto agli anni
Sessanta-Novanta del XIII secolo – quando Mariano (II), alleato e vassallo di
Pisa, aveva esteso il proprio potere al di là dei confini tradizionali
dell’Arborea, divenendo signore anche dei distretti di Montiverru, Monteacuto e
Goceano nell’ex Giudicato di Torres, oltre ad avere la signoria della terza
parte dell’ex Giudicato di Cagliari (che prima della sua morte, avvenuta entro
il dicembre 1297, aveva ceduto al Comune di Pisa) – il rapporto tra il Comune
di Pisa e Andreotto e Mariano doveva essere piuttosto sbilanciato in favore
della città. Nel settembre 1307, infatti, i consoli dei mercanti pisani di
Oristano fecero redigere una copia dell’atto del 1206 con il quale si
stabilivano i confini tra il Giudicato d’Arborea e quello di Cagliari (Solmi,
p. 196). Nello stesso periodo i castelli di Marmilla e di Monreale, dei quali
pure i due giudici mantenevano la proprietà, passarono sotto il controllo del
Comune di Pisa.
Il condominio tra Mariano e
Andreotto durò almeno sino al 1309: il 30 marzo 1308 papa Clemente V scriveva
«dilectis filiis nobilibus viris Mariano et Andreocto vicecomitibus de Basso et
iudicibus Arboree» annunciando loro di aver assegnato alla sede arcivescovile
d’Arborea il pisano Oddone Sala (Scano, 1940, p. 229); l’anno dopo, a conferma
della salda alleanza tra Giudicato d’Arborea e Comune di Pisa, i due giudici
sono citati nelle trattative che avrebbero dovuto portare Pisa a dichiararsi
vassalla di Giacomo II d’Aragona in cambio del controllo commerciale sulla Sardegna.
Tutti i territori della città sarebbero passati a Giacomo, salvo i feudi dei
Donoratico e i domini dei fedeli pisani Mariano e Andreotto.
Il 31 marzo 1310 Mariano sembra
regnare già da solo, a causa della morte del fratello, perché l’atto di
affidamento a Barisone, Giovanni de Ponte, Giovanni de Scano e Giorgio Secchi
della custodia del ponte sul Tirso di Oristano ha la sua sola firma (Codex, pp.
505 s.).
Le poche fonti non consentono di
ricostruire accuratamente l’attività politica e istituzionale di Mariano: non è
perciò possibile affermare un netto incrinarsi dei rapporti tra lui e Pisa, che
avrebbe avallato le pretese sul Giudicato della moglie del padre di Mariano,
Giacomina Della Gherardesca. Ad aumentare la maldisposizione di Mariano verso
il Comune e a favorire un suo avvicinamento a Giacomo d’Aragona che si sforzava
– non senza successo – di creare un fronte antipisano sull’isola, nel 1312 Pisa
avrebbe imposto a Mariano il matrimonio con Costanza di Montalcino e l’acquisto
dei diritti di successione del Giudicato da Enrico VII (Casula, p. 2026). In
realtà tutto quello che si può dire è che il 30 dic. 1312 il pontefice Clemente
V concesse a Costanza e a Mariano la dispensa dalla consanguineità di terzo
grado per concludere il loro matrimonio, avvenuto solamente «per verba» (Scano,
1940, pp. 237 s.).
Così, se è vero che nel 1329,
otto anni dopo la morte di Mariano, Giacomina Della Gherardesca ottenne da
Ludovico il Bavaro il riconoscimento dei suoi diritti su non meglio specificati
«bona feudalia» del defunto marito Giovanni d’Arborea, tuttavia nel documento
non si fa riferimento ai diritti sul Giudicato. Sembra più facile ipotizzare
che l’atto si riferisse a beni di diritto imperiale che il defunto deteneva su
territori peninsulari (Codex, pp. 692 s.). Beni per i quali, come informa lo
stesso documento, Mariano aveva ottenuto il riconoscimento da Enrico VII in un
momento imprecisato del suo regno, quasi certamente durante la sua permanenza
in Italia e forse a Pisa nel marzo del 1312, senza che risulti dal testo una
costrizione in tal senso od opposizione del Comune, tantomeno in favore delle
pretese della stessa Giacomina.
Mariano ospitò nel 1314 a
Oristano Maria di Lusignano, sorella del re di Cipro, diretta in Catalogna per
sposare Giacomo II d’Aragona, ma questo atto può essere interpretato come una
cortesia nei confronti di una nobile in viaggio verso una corte che aveva
rapporti parentali con l’Arborea da circa 150 anni. Comunque, nel 1318
l’alleanza con Pisa sembrava essere salda: in quell’anno i consoli del Mare di
Pisa si rivolsero agli Anziani del Comune affinché scrivessero a Mariano «quod
gratia et amore Pisani communi debeat destruere villas et terras» di Branca
Doria (Scano, 1982). Non è noto l’esito di questa richiesta, né altre attività politiche
o militari di Mariano, che pure forse riuscì entro la fine del suo regno a
strappare ai Malaspina la città di Bosa completando l’espansione, iniziata dal
nonno, nell’area sudoccidentale dell’ex Giudicato di Torres.
Secondo un documento edito integralmente
(in Diplomatario aragonés de Ugone II de Arborea), Mariano morì «sine prole»
verso la metà di aprile 1321.
Gli successe Ugone (II), che non
era suo figlio ma suo zio (ibid., p. 11). Questo dato, incrociato con le
notizie del testamento dello stesso Ugone, che si dice figlio di un giudice
Mariano, permette di affermare che il padre di Ugone fosse Mariano (II) e la
madre una concubina di nome Padulesa de Serra, che non fu perciò, come sinora
ritenuto, concubina di Mariano (III).
Fonti e Bibl.:
Codex diplomaticus Sardiniae, a
cura di P. Tola, I, Augustae Taurinorum 1861, pp. 505 s., 692 s.;
A. Solmi, Un nuovo documento per
la storia di Guglielmo di Cagliari e l’Arborea, in Arch. stor. sardo, VI
(1908), pp. 193-212;
D. Scano, Codice diplomatico delle
relazioni tra la S. Sede e la Sardegna, I, Cagliari 1940, pp. 229, 237 s.;
V. Salavert y Roca, Cerdeña y la
expansión mediterránea de la Corona de Aragón 1297-1314, Madrid 1956, II, doc.
392;
Ranieri Sardo, Cronica di Pisa, a
cura di O. Banti, in Fonti per la storia d’Italia [Medio Evo], XCIX, Roma 1963,
ad ind.;
B. Fadda, Le pergamene relative
alla Sardegna nel Diplomatico della primaziale dell’Arch. di Stato di Pisa, in
Arch. stor. sardo, XLI (2001), doc. LII;
Diplomatario aragonés de Ugone II
de Arborea, a cura di R. Conde y Delgado de Molina, Sassari 2005, doc. 1;
A. Boscolo, I conti di Capraia,
Pisa e la Sardegna, Sassari 1966, ad ind.;
D. Scano, Ricordi di Sardegna
nella «Divina Commedia», Sassari 1982, p. 99;
A. Soddu - F.G.R. Campus, Le curatorìas
di Frussia e della Planargia, dal Giudicato di Torres al Parlamento di Alfonso
il Magnanimo (1421);
Dinamiche istituzionali e
processi insediativi, in Suni e il suo territorio, a cura di A.M. Corda - A.
Mastino, Ortacesus 2003, ad ind.;
F.C. Casula, Diz. stor. sardo,
Sassari 2006, s.v. Mariano III.
Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/mariano-d-arborea_res-620930b5-e71d-11dd-804a-0016357eee51_(Dizionario-Biografico)/
Fonte: http://www.treccani.it/enciclopedia/mariano-d-arborea_res-620930b5-e71d-11dd-804a-0016357eee51_(Dizionario-Biografico)/
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