Jofré Gilabert de
Cruïlles signore di Bangiu de Aliri, Seuni e Suelli
Jofré
Gilabert de Cruïlles discendeva da illustre e nobile famiglia catalana
documentata fin dal secolo XI come detentrice della baronia di Cruïlles,
comprendente la villa e il castello di Cruïlles (Baix Empordà)[1]
con i suoi aggregati di San Joan de Salelles, Santa Pellaia e Sant Cebrià dels
Als[2].
È
probabile che il nome del castello e del lignaggio (nelle forme latinizzate de
Crudilias, de Crudillis o de Crudiliis) abbia avuto origine da un fatto
topografico: infatti cruïlles è la forma plurale del catalano cruïlla, lett.
‘crocevia di strade’, termine derivato dal latino crucicula ‘piccola croce’[3].
E piccole croci d’argento su campo rosso mostrano appunto i Cruïlles nel loro
blasone araldico[4].
Con
il matrimonio tra Gilabert IV detto el Gran (†1295/1304) e Guillema de
Peratallada, a partire da circa il 1250 i Cruïlles acquisirono la baronia di
Peratallada, il cui castello divenne centro dei loro possessi e residenza di
famiglia[5].
Il dominio dei Cruïlles ha lasciato un’impronta così profonda in questi luoghi
del Baix Empordà che nella fascia costiera antistante le isole Medes è ancora
vivo il detto popolare «el qui no és fill d’un senyor de Cruïlles, és fill de
turc»[6].
Il
nostro Jofré Gilabert de Cruïlles, nipote di Gilabert IV de Cruïlles, nacque
pobabilmente a Peratallada alla fine del secolo XIII. Era il figlio
secondogenito dell’ammiraglio Bernat de Cruïlles i Peratallada, signore delle
baronie di Peratallada e di Begur (†c. 1325)[7].
Tra i suoi numerosi zii e zie paterni si segnalano Gilabert, vescovo di Girona
(†1335), Hug, abate del monastero di Sant Fèlix de Girona (†c. 1336), Jofré,
abate del monastero di Sant Volusià de Foix (†d. 1318), Sança, moglie del
nobile valenzano Carroz II, signore di Rebollet e padre dell’ammiraglio
Francesc Carroz, cosa che gli giovò sicuramente nella sua carriera di ufficiale
regio. Suoi fratelli furono Gilabert V, barone di Cruïlles e Peratallada
(†1348), Dalmau, alto esponente dell’ordine di Montesa (†1348), Berenguer,
vescovo di Girona e primo presidente della Generalitat di Catalogna (†1362),
Bernat, governatore del Capo di Logudoro nel regno di Sardegna (†1368)[8].
Per
aver partecipato alla campagna di conquista della Sardegna al comando di
quattro galere, l’infante Alfonso lo gratificò con incarichi di responsabilità
e la concessione in feudo, secondo il costume d’Italia, delle ville di Bangio
de Arili, Seuni e Suelli site nella curatoria di Trexenta, e di Donigala e
Siurgus site nella curatoria di Siurgus[9].
L’oneroso
servizio militare richiesto al de Cruïlles – ben cinque cavalli armati – era in
parte compensato dalla concessione del misto imperio con tutta la giurisdizione
civile e dal denaro derivante dall’esercizio del mero imperio, di norma
spettante alla Corona.
Contemporaneamente,
alla nobile moglie Sibilla de Vergua fu infeudata la villa di Segariu, sita
nella curatoria di Trexenta, franca d’ogni servizio[10].
Nel
marzo del 1326 fu richiamato in patria perché coinvolto, come partigiano di
Berengario Carroz, nei pesanti scontri tra quest’ultimo e Raimondo de Peralta.
I due alti ufficiali aragonesi, ammiraglio della flotta reale l’uno e capitano
delle truppe terrestri l’altro, erano divisi da una profonda inimicizia,
sfociata in una vera e propria battaglia tra le vie del castello di Bonaria che
lasciò sul campo morti e feriti. La faccenda fu tuttavia risolta, senza
ulteriori gravi provvedimenti, con lettere assolutorie nel luglio dello stesso
anno[11].
Nel
frattempo, in seguito al secondo trattato di pace tra Aragona e Pisa[12],
tutte le ville delle curatorie di Trexenta e Gippi, comprese Bangio de Arili,
Seuni e Suelli, erano passate in feudo al comune toscano: Jofré Gilabert fu
così indennizzato con una rendita annua di 330 libbre e 10 soldi genovesi, pari
al reddito complessivo delle tre ville perdute, e si vide inoltre ridotto il
servizio militare a due cavalli armati solamente[13].
A titolo poi di ulteriore indennizzo gli fu riconosciuto per tutta la sua vita
l’esercizio del mero imperio sulle sue restanti ville di Donigala e Siurgus[14],
privilegio molto raro ma non unico nella Sardegna della prima epoca feudale,
limitato a personaggi di alto lignaggio aristocratico come Guillem de Entença, cognato
dell’infante Alfonso[15],
o Berenguer Carroz.
Tra
gli ufficiali reali di stanza in Sardegna il de Cruïlles si distingueva come un
sostenitore di quella che potremo definire una politica dura, tesa ad eliminare
rapidamente le realtà politiche eterogenee che erano sopravvissute alla
conquista. Così in una sua lettera indirizzata al re Alfonso gli raccomandava
l’espulsione definitiva e totale dei pisani dall’isola per restituire il paese
agli aragonesi[16].
Nel
1328 fu armato cavaliere a Saragozza, il giorno dell’incoronazione di Alfonso
IV, da parte dell’infante Pietro, uno dei tre che ebbero questo onore[17].
Sempre nel 1328 lo troviamo nella acque di Gibilterra al comando di dieci navi
impegnato, assieme ad una flotta castigliana, nel vano tentativo di contrastare
lo sbarco di truppe marocchine nella penisola iberica[18].
Nello stesso anno Alfonso IV lo nominò procuratore dell’infante Pietro nelle
terre valenzane ultra Sexonam[19],
conferendogli l’alcaidia del castello di Orihuela[20].
Per
i servigi resi alla Corona gli cedette poi nel 1329 i suoi diritti sulle cavalcature
e sulle armature dei nemici[21],
e nel 1330 la capitania di Villa di Chiesa in Sardegna[22]
congiuntamente all’alcaidia del castello di Salvaterra[23].
Anteriormente
al marzo 1330 aveva venduto con carta di grazia a Guillem ça-Badia le sue ville
di Donigala e Siurgus e, scaduto il termine del contratto, riuscì a riscattarle
solo grazie all’aiuto finanziario del sovrano[24].
Già
in questi anni doveva aver ottenuto l’esonero dall’obbligo di residenza
nell’isola, giustificato dai suoi gravosi impegni di consigliere e ufficiale
regio. Nel marzo 1329, nell’ambito della rinnovata alleanza fra i re di
Castiglia e Aragona contro il re di Granada, lo troviamo infatti ad Alquerias a
ricevere, per conto di Alfonso IV, il giuramento da parte delle città, ville e
luoghi del regno di Murcia[25].
Nel novembre del 1330 risulta ancora occupato nella guerra contro il re di
Granada, tanto che la capitania di Villa di Chiesa è affidata al luogotenente
Ramon de Blanes[26]. Si
trovava ugualmente lontano dall’isola nel novembre del 1331 quando, mentre
ricopriva l’ufficio di luogotenente e procuratore dell’infante Ferdinando nel
regno di Valenza[27], fu
richiamato a corte da re Alfonso per perfezionare l’acquisto di non meglio
precisati luoghi della Sardegna già posseduti da Eximén Perez Cornel[28].
Da documenti successivi apprendiamo che l’operazione riguardava le ville di
Orroli e Goni, site nella curatoria di Siurgus, per breve tempo passate nelle
mani di Ramon Desvall, sulle quali il de Cruïlles e i suoi successori si videro
riconosciuto in perpetuo l’esercizio del mero imperio[29].
Simile concessione venne estesa anche alle contermini ville di Donigala e Siurgus
nelle quali detto nobile già esercitava il mero imperio senza tuttavia la
possibilità di trasmettere il privilegio agli eredi[30].
Nel
corso del 1332 ampliò ulteriormente il suo patrimonio feudale in Sardegna
acquisendo la villa di Sanluri, nella curatoria di Nuraminis, già appartenuta a
Urraca de Entença, sorella della defunta moglie di Alfonso[31].
Alla
fine dello stesso anno Alfonso IV gli concesse 20.000 soldi di Barcellona in
sostituzione delle perdute ville trexentesi di Bangio de Arili, Seuni e Suelli,
ordinando che la somma fosse attinta dalle 11.500 libbre di alfonsini minuti
che annualmente la regia curia ricavava dall’appalto dei redditi, diritti e
miniere di Villa di Chiesa[32].
Contestualmente invitava Ramon Desvall, appaltatore di tali diritti, a
procedere al pagamento[33].
Negli
anni successivi Jofré Gilabert continuò a servire la Corona in importanti
missioni militari e diplomatiche per le quali fu esonerato più volte
dall’obbligo di residenza in Sardegna[34].
Ebbe parte attiva nella guerra contro il re di Granada fino alla tregua del
1334, quando fece rientro temporaneo nell’isola per attendere ai suoi o
obblighi di feudatario e castellano di Villa di Chiesa[35].
Dalla Sardegna fu in seguito richiamato per ricoprire la carica di procuratore
dell’infante Pietro nelle terre valenzane citra Sixonam (dicembre 1335)[36].
Nell’incerto
periodo di crisi che accompagnò la successione al trono di Alfonso da parte del
giovane Pietro IV (gennaio 1336) egli dovette essere tra i primi esponenti
della cerchia di governo vicina al padre a legarsi strettamente al figlio, di
cui era tra i più fidati consiglieri. Dal canto suo il nuovo sovrano, fin dai
primi tempi del suo regno, lo gratificò con incarichi di prestigio come
l’alcaidia del poderoso castello valenzano di Corbera (ottobre 1336)[37],
affidandogli inoltre importanti ambasciate in Castiglia[38].
Nel
duro conflitto che oppose il re Pietro IV al nobile Pedro de Xerica fu da questi
catturato assieme ai più alti esponenti della corte e tenuto prigioniero per
quasi un anno (1336-37)[39].
Riacquistata la libertà fu capitano, per la seconda volta, di Villa di Chiesa
(ottobre 1337)[40], nonché
ammiraglio durante la difesa di Valenza dai saraceni in sostituzione di Ramon
de Peralta (novembre 1337)[41].
Quando,
nella primavera del 1339, Pietro IV decise di aiutare il re di Castiglia nella
lotta contro i saraceni mise a sua disposizione la flotta catalano-aragonese
capitanata dall’ammiraglio de Cruïlles che di lì a poco si incontrò a Siviglia
per coordinare, con l’ammiraglio castigliano Alfonso Jofré de Tenorio, la
difesa dello Stretto[42].
Agli
inizi di settembre il nostro Jofré Gilabert salpò dalla sua base andalusa di
Algeciras, presso Cadice, a capo di otto galere in direzione di Ceuta dove si
scontrò con una flotta marocchina che mise in rotta conseguendo un importante
bottino. Fuoriuscito qualche tempo dopo da Algeciras, questa volta via terra,
per ingaggiare battaglia contro alcuni saraceni, cadde ferito a morte da una freccia[43].
Il
suo corpo fu tumulato nella chiesa conventuale di San Francesco di Girona[44],
all’interno di un bel sarcofago oggi esposto, dopo varie traslazioni[45],
al museo della città[46].
La scultura presenta dettagli arcaici del primo periodo gotico, propri della
scultura funeraria catalana: gli occhi chiusi, con le palpebre separate da una
semplice linea ed esageratamente globosi. L’ammiraglio defunto, vestito delle sue
insegne, con una cotta di maglia che lascia scoperto solo l’ovale del volto al
di sopra del mento, è raffigurato disteso col capo poggiato su un cuscino e le
braccia ripiegate sull’addome. Un grande scudo con le armi di famiglia copre
parzialmente le gambe dalla vita in giù lasciando scoperti i piedi rivestiti da
scarpe a punta allungata poggianti su un leone. Sulla fronte del sepolcro,
un’epigrafe fiancheggiata da una doppia coppia di scudi araldici inseriti in
archetti gotici trilobati narra il sacrificio del nobile condottiero in difesa
della cristianità:
HIC
IACET NOBILIS AC MAGNANIMUS VIR DOMINUS GAUFRIDUS
GILABERTI
DE CRUDI/LLIS INCLITI DOMINI REGIS ARAGONUM
ADMIRATUS
QUI PRO CHRISTI NOMINE ET FIDEI CATHOLICE
DEFEN/SIONE
INTER PERFIDOS SARRACENOS IN LOCO DE L—ESTRET
SIVE
GIBALTAR VULGARITER NUNCU/PATO STRENUISSIME GUERRAM
DUCENS
MULTOS CELEBRES TRIUMPHOS TAM IN TERRA / QUAM IN
MARI
DIVINA VIRTUTE PROTECTUS OBTINUIT ET IN EISDEM GESTIS
ARDUIS
AD DEI GLORIAM / ET TOTIUS HONOREM PATRIE INFATIGABILI
ANIMO
LAUDABILITER PERSEVERANS TANDEM DEI PER/MISSIONE
VIAM
EST UNIVERSE CARNIS INGRESSUS IIII° KALENDAS IANUARII
Qui
giace il nobile e magnanimo signore Goffredo Gilberto de Cruilles, ammiraglio
del glorioso re d’Aragona, che in nome di Cristo e in difesa della fede
cattolica, conducendo in maniera assai valente la guerra contro i perfidi
saraceni nel luogo dello Stretto, volgarmente chiamato Gibilterra, protetto dal
potere divino, riportò molti celebri trionfi tanto in terra come in mare. E
perseverando lodevolmente con infaticabile animo in queste ardue imprese per la
gloria di Dio e di tutta la patria, finalmente, per volontà di Dio, seguì il
destino di tutti i comuni mortali il IV° giorno prima delle calende di gennaio
dell’anno 1339 (29 dicembre 1339).
Racconta
Zurita che quando Pietro IV seppe della morte del suo ammiraglio concesse al
figlio ed erede Jofré de Cruïlles la castellania del castello di Villa di
Chiesa[47],
carica che poco dopo gli revocò dietro il versamento di 4000 libbre di
alfonsini[48].
Jofré
de Cruïll morì senza eredi nel giro di alcuni anni e i feudi sardi concessi al
padre furono incamerati dal regio fisco.
(*) Antonio FORCI, Feudi e
feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della dominazione
catalano-aragonese (1324-1326), in “Sardinia. A Mediterranean Crossroads. 12th
Annual Mediterranean Studies Congress (Cagliari, 27-30 maggio 2009)” a cura di
Olivetta Schena e Luciano Gallinari, ora in “RiMe. Rivista dell’Istituto di
Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, Cagliari 2010.
[1]
Cfr. Pere CATALÀ I ROCA, Miquel OLIVA I PRAT, Miquel BRASÓ I VAQUÉS, Armand de
FLUVIÀ I ESCORSA, Castell de Cruïlles, in Pere Català i Roca (dir.), Els
castells catalans, vol. II, Rafael Dalmau Editor, Barcelona, 1991, pp. 649-659.
[2]
Cfr. José CARUANA REIG Barón de San Petrillo, Los Cruilles y sus alianzas:
nobiliario valenciano, Valencia, 1946; GEC, vol. 5, Barcelona, 1973, pp.
780-783, s.v. Cruïlles.
[3]
Cfr. DCVB, s.v. Cruïlla.
[4]
Cfr. Martí DE RIQUER, Heràldica catalana des de l'any 1150 al 1550, Barcelona,
1983, vol. I, p. 152, n° 122, vol. II, p. 401, fig. 48, 10.
[5]
Cfr. Pere CATALÀ I ROCA, Miquel BRASÓ I VAQUÉS, Miquel OLIVA I PRAT, Armande de
FLUVIÀ I ESCORSA, Castell de Peratallada, in Pere CATALÀ I ROCA (dir.), Els
castells catalans, vol. II cit., pp. 726-727.
[6]
Cfr. Manuel VÁSQUEZ MONTALBÁN, La Mediterrània invertebrada, in Ángel SAN
MARTÍN (ed.), La Mediterrània: realitat o metàfora (IX Universitat d’Estiu a
Gandia - 1992), Valencia, 1993, p. 77.
[7]
Cfr. GEC, vol. 5, cit., p. 786, s.v. Cruilles, Jofre Gilabert.
[8]
Nel quadro genealogico proposto da Armand DE FLUVIÀ in GEC, vol. 5, cit., p.
781 non figura tra i fratelli Bernat, del quale possediamo il testamento
redatto a Cagliari nel 1366: cfr. Jill Rosemary WEBSTER, Col·leció de documents
del convent de Sant Francesc de Girona (1224-1339), in “Annals de l’Institut
d’Estudis Gironins”, 28, 1985-1986, doc. XLIV, pp. 141-147.
[9]
ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 35v-36v (1324 luglio 14, castello di
Bonaria).
[10]
ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 37r-38r (1324 luglio 14, castello di
Bonaria).
[11]
Cfr. Marco TANGHERONi, Sardegna mediterranea, Roma, 1983, pp. 14-15.
[12]
ACA, Real Cancillería, reg. 400, ff. 205r-212r: cfr. Pasquale TOLA, Codex
Diplomaticus Sardiniae, Torino 1861, Tomo I, Parte seconda, sec. XIV, doc.
XXXII, pp. 677-681.
[13]
ACA, Real Cancillería, reg. 402, ff. 158v-160v (1326 settembre 1, Saragozza).
[14]
ACA, Real Cancillería, reg. 402, ff. 161v-162r (1326 settembre 1, Saragozza).
[15]
Cfr. infra, § 5.9.
[16]
Cfr. Francesco Cesare CASULA, Carte reali diplomatiche di Alfonso III il
Benigno, re d’Aragona, riguardanti l’Italia, Padova, 1970, doc. 34, p. 71 (1328
ottobre 14, Alcoy).
[17]
Cfr. Ramón MUNTANER, Crónica catalana, a cura di Antoni DE BOFARULL, Barcelona
1860, cap. CCXCVI.
[18]
Cfr. José CARUANA REIG barón de San Petrillo, Los Cruilles cit., pp. 26-29;
Maria Teresa FERRER I MALLOL, Organització i defensa d’un territori de
fronterer. La governació d’Oriola en el segle XIV, Barcelona, 1990, pp.
117-118.
[19]
ACA, Real Cancillería, reg. 504, f. 93r (1328 giugno 22, Lerida). La nomina fu
poi ratificata dall’infante Pietro: ACA, Real Cancillería, reg. 582, ff.
53v-54r (1328 agosto 1, Saragozza). Tale carica gli fu tramutata in vitalizia
l’anno successivo: cfr. Maria Teresa FERRER I MALLOL, Organització i defensa
d’un territori de fronterer cit., p. 117; José Vicente CABEZUELO PLIEGO, Poder
público y administración territorial en el Reino de Valencia, 1239-1348. El
oficio de la procuración, Universidad de Alicante, Alicante, 1996, vol. I, p.
507.
[20]
Cfr. Manuel DE BOFARULL Y DE SARTORIO (ed.), Rentas de la antigua Corona de
Aragon (Colección de documentos inéditos del Archivo General de la Corona de
Aragón, XXXIX), Barcelona, 1871, p. 358.
[21]
ACA, Real Cancillería, reg. 477, ff. 124v-125r (1329 febbraio 17, Saragozza).
[22]
Cfr. Maria MERCÈ COSTA, Ufficiali di Pietro il Cerimonioso a Villa di Chiesa
cit., pp. 61, 80-81.
[23]
ACA, Real Cancillería, reg. 509, f. 114r-v (1330 gennaio 16, Valenza). Nel
luglio del 1331 riceveva uno stipendio complessivo di 20.000 soldi annui per
mantenere venti clienti nel castello e servire la regia curia con tre cavalli
armati e dieci clienti: ACA, Real Cancillería, reg. 220v (1331 luglio 31,
Barcellona). Nel 1332 la capitania di Villa di Chiesa risulta ricoperta da
Ramon Desvall: ACA, Real Cancillería, reg. 513, f. 96 v (1332 marzo 11,
Terragona).
[24]
ACA, Real Cancillería, reg. 510, f. 142r (1330 marzo 28, Barcellona).
[25]
Cfr. Francisco ARNAUS MARTINEZ, Alquerias: un pueblo de la Huerta murciana en
la edad media, in “Miscelánea Medieval Murciana”, 1, 1973, pp. 75-76.
[26] ACA, Real Cancillería, reg. 511, f. 41r.
[27]
Già dalla fine del 1329 tutte le terre situate a sud della linea di Almizra
pertinenti alla Corona d’Aragona (Orihuela, Callosa, Guardamar, Alicante,
Nompot, Elda, La Mola, Novelda e Aspe) furono concesse all’infante Fernando.
Sparì pertanto l’ufficio della procurazione delle terre ultra Sexonam vincolata
alla casa reale e Jofré Gilabert de Cruïlles continuò ad operare nella semplice
qualità di procurador señorial: Cfr. Maria Teresa FERRER I MALLOL, Organització
i defensa d’un territori de fronterer cit., p. 119; José Vicente CABEZUELO
PLIEGO, Poder público y administración territorial en el Reino de Valencia cit.,
vol. I, pp. 507-508.
[28]
ACA, Real Cancillería, reg. 512, f. 283v (1331 novembre 30, Valenza).
[29]
ACA, Real Cancillería, reg. 515, f. 6r-v (1332 dicembre 23, Valenza).
[30]
ACA, Real Cancillería, reg. 515, ff. 5v-6r (1332 dicembre 15, Valenza).
[31]
Cfr. Francesco FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna cit., vol. I, p. 309; ACA,
Real Cancillería, reg. 514, ff. 183r-184r (1332 giugno 21, Valenza).
[32]
ACA, Real Cancillería, reg. 514, ff. 281v-282r (1332 dicembre 1, Valenza).
[33]
ACA, Real Cancillería, reg. 514, f. 282r-v (1332 dicembre 1, Valenza).
[34]
Cfr. Maria-Mercè COSTA, Ufficiali di Pietro il Cerimonioso a Villa di Chiesa
cit., p. 81.
[35]
Cfr. Maria Teresa FERRER I MALLOL, Organització i defensa d’un territori de
fronterer cit., pp. 118-119.
[36]
Cfr. Vicente CABEZUELO PLIEGO, Poder público y administración territorial en el
Reino de Valencia cit., vol. I, p. 503 e ss.
[37]
Cfr. Maria-Mercè COSTA, Ufficiali di Pietro il Cerimonioso a Villa di Chiesa
cit., p. 81; Salvador VERCHER LLETÍ, La tinença del castell de Corbera durant els
segles XIII-XIV, in Antoni FURIÓ, Josep APARICI (eds.), Castells, torres i
fortificacions en la Ribera del Xúquer, VII Assemblea d’Hstòria de la Ribera
(Cullera, novembre de 2000), València, 2002, pp. 137, 139; ACA, Real
Cancillería, reg. 862, f. 74.
[38]
Cfr. GEC, vol. 5, p. 786, s.v. Cruilles, Jofre Gilabert.
[39]
Cfr. Jéronimo ZURITA, Anales de Aragón cit., libro VII, capp. XXXIV,
XXXVII-XXXVIII; José Vicente CABEZUELO PLIEGO, Poder público y administración
territorial en el Reino de Valencia cit., vol. I, p. 513.
[40]
Cfr. Marco TANGHERONI, La città dell’argento cit., pp. 238-239.
[41]
Cfr. Próspero DE BOFARULL Y MASCARÓ (ed.), Procesos de las antiguas cortes y
parlamentos de Cataluña, Aragon y Valencia, custodiados en el Archivo General
de la Corona de Aragon, tomo VII (Colección de documentos inéditos del Archivo
General de la Corona de Aragón, VII), Barcelona, 1851, Apéndice, doc. n. 2, pp.
78-84 (1337 novembre 19, Daroca).
[42]
Cfr. Jéronimo ZURITA, Anales de Aragón cit., libro VII, cap. XLVI.
[43]
Cfr. Jéronimo ZURITA, Anales de Aragón cit., libro VII, cap. L.
[44]
Cfr. Jill Rosemary WEBSTER, Col·lecció de documents del convent de Sant
Francesc de Girona cit., doc. XLIV, pp. 141-142.
[45]
Abbattuto il convento dei frencescani di Girona il sarcofago fu portato nel
1842 nel cimitero della città e in seguito nel convento di San Domenico: cfr.
Josep GIBERT, Girona. Petita història de la ciutat e de les seves tradicions i
folklore, Barcelona, 1946; José M. COLL, Historia sucinta del convento de Santo
Domingo, in “Anales del Institut de Estudios Gerundenses”, XII, 1958, pp. 15-16.
[46]
Cfr. M. Natividad MORENO GARBAYO, Museo Arqueológico de Gerona. II. Nota sobre
el sepulcro de Godofredo de Cruilles, in “Memorias de los Museos Arqueológicos
Provinciales (Extractos)”, II, 1941, pp. 78-79.
[47]
Cfr. Jéronimo ZURITA, Anales de Aragón cit., libro VII, cap. L.
[48]
Cfr. Marco TANGHERONI, La città dell’argento cit., pp. 241-242.
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