Sibilla
de Vergua signora di Segariu
di Antonio Forci
(*)
Sibilla de Vergua (o de
Bergua) apparteneva a nobile famiglia di ricos hombres d’Aragona documentata
sin dalla prima metà del sec. XI, quantunque la piena ascesa sociale del
lignaggio si attui a partire dalla terza decade del secolo successivo quando
ancora il regno d’Aragona, con Ramiro II (1134-1137), manteneva la sua
autonomia rispetto al principato di Catalogna[1].
Il cognome denuncia una
chiara origine toponimica, essendo Bergua un piccolo centro oggi quasi
spopolato della pirenaica valle di Broto, nella provincia di Huesca, dove sono
segnalati i resti di un castello medievale[2].
Un panno di broccato
conservato nella sacrestia della cattedrale di Huesca ci tramanda il blasone
nobiliare della famiglia: di rosso con tre scettri d’oro; bordura d’argento
caricata di otto scudetti con le armi d’Aragona[3].
Il noto nobiliario seicentesco di Juan del Corral separa le voci Bergua e
Vergua, riferendo alla prima lo scudo sopracitato[4],
alla seconda il seguente: di rosso con tre colonne d’argento; bordura d’argento
caricata di otto scudetti con le armi d’Aragona[5].
Ancora in altre opere di genealogia e araldica è data la variante: d’azzurro
con tre colonne d’argento; bordura d’argento caricata di cinque scudetti d’oro,
ciascuno caricato a sua volta di due fasce di rosso oppure di quattro pali del
medesimo colore[6].
Tra i nomina del casato
abbonda inizialmente quello di Fortún poi, dalla metà del sec. XIII e per tutto
il XIV, si impone la norma che il primogenito si chiami Pedro Fernárdez[7],
così come il padre della nostra Sibilla. Un documento della cancelleria
dell’infante Alfonso cita infatti la “dilectam nostram Sibillam filiam nobilis
Petri Fernandi de Vergua”[8],
mentre altre carte ricordano le concessioni fatte alla “nobili et dilecte
nostre Sibilie filie nobilis Petri Fferrandi de Vergua”[9].
Questi è da
identificare probabilmente col Pedro Fernádez [III] de Vergua (†ante 1359)[10],
nipote di quel Pedro Fernandez [II] de Vergua (†1311), noto per essere stato
implicato in un fallito attentato contro il re Federico III di Sicilia[11].
Il nobile Pedro
Fernádez [III] de Vergua, supposto padre di Sibilla de Vergua, risulta
convocato nel braccio dei ricos hombres alle Corti aragonesi del 1311, 1314,
1316, 1318, 1323, 1324, 1325 e 1327[12].
Racconta Zurita che nel
1323 il re Giacomo II allestì una flotta da mandare in Sardegna in soccorso
dell’infante Alfonso, affidandone il comando, tra gli altri, a «don Pedro
Fernández de Vergua y Blasco Maza de Vergua, ricos hombres de Aragón»[13].
Dallo spoglio della letteratura traspare che Pedro Fernádez [III] de Vergua si
era impegnato a supportare la spedizione sarda con dieci cavalli armati e che,
assieme a Blasco Maza de Vergua e altri nobili aragonesi, partecipò
effettivamente all’occupazione dell’isola[14].
Ricoprì l’ufficio di sobrejuntero di Huesca e Jaca, carica dalla quale fu
deposto per volontà del sovrano nel 1324[15],
e fu signore di Peña d’Ueso, della villa di Gratal e del castello e villa di
Puibolea. A questi feudi si aggiungevano il dominio sul nucleo originario del
lignaggio, Bergua, vari possedimenti minori e immobili nella città di Huesca.
Era sposato con
Venancia de Boyl o Buil[16],
esponente di un altro casato di spicco cui apparteneva Pedro de Boyl, tesoriere
di Giacomo II e maestro razionale agli inizi del secolo XIV[17].
La discendenza fu numerosa.
I de Vergua erano
imparentati con gli Entença e gli Antillón, due famiglie a loro volta legate da
stretti vincoli parentelari con la casa reale. Precisamente Vallés de Vergua
(†ante 1236) aveva sposato Catalana de Antillón, nipote di quella Urraca de
Antillón da cui Vallés era stato adottato ereditandone il cognome e parte del
cospicuo patrimonio, mentre Pedro Fernádez [I] de Vergua (†ante 1288) aveva
preso in moglie Sibilla de Entença, cugina del re Giacomo I[18].
Ciò spiega il perché l’infante Alfonso e la moglie Teresa de Entença, figlia di
Gombau de Entença e di Constança d’Antillón, promisero di donare a Sibilla de
Vergua, in occasione del suo contratto di matrimonio col nobile catalano Jofré
Gilabert de Cruïlles, la villa di Segariu sita nella curatoria di Trexenta[19]
oltre a provvedere la nubenda della dote necessaria a maritarsi[20].
Quanto stabilito nei suddetti capitoli matrimoniali si compì nel castello di
Bonaria il 24 luglio 1324, quando l’infante Alfonso infeudò la villa di Segariu
alla nobile aragonese riservando a sé il mero imperio, pur riconoscendole il
denaro derivante dall’esercizio dello stesso. La donazione era inoltre franca
d’ogni censo e servizio militare, dei quali non vi è alcun cenno[21].
Detta nobile dovette
affidare al marito la gestione della villa come traspare da una carta del 1326
riguardante una lite per i confini tra Segariu e Serrenti sullo sfruttamento
del salto di Fraus che oppose i vassalli di Jofré Gilabert de Cruïlles a quelli
di Bonanat Sapera. La questione, affidata inizialmente all’arbitrato di Pere de
Llibià, fu infine rimessa alla decisione del giudice Ugone II d’Arborea,
governatore dei sardi[22].
Col secondo trattato di
pace tra la Corona d’Aragona e la repubblica di Pisa Sibilla perdette il feudo
di Segariu a vantaggio del comune toscano e fu risarcita con una rendita annua
di 198 libbre e 2 soldi, pari al reddito della villa perduta, nell’attesa di
una nuova assegnazione[23].
Si arrivò così al
novembre 1327 quando l’infante Alfonso, sempre a titolo di indennizzo per la
cessione a Pisa di Segariu, corrispose a Sibilla de Vergua una rendita annua di
3.000 soldi di genovini sopra i redditi di una o più ville della curatoria di
Romangia. Anche in questo caso la donazione era franca d’ogni censo e servizio
essendo riconosciuta a detta nobile, come ulteriore beneficio, parte del denaro
proveniente dall’esercizio del mero imperio[24].
Con altra carta Alfonso
ordinò inoltre a Ramon Desvall e Guillem de Riu che fossero versati alla medesima
6.000 soldi di genoini per la mancata riscossione di due anni di rendite della
sunnominata villa trexentese, oltre al resto dei 20.000 soldi a lei assegnati
in occasione del matrimonio col de Cruïlles[25].
Nel gennaio del nuovo anno, ormai divenuto re d’Aragona, sollecitava inoltre il
potestà di Sassari e il governatore di Sardegna a procedere all’assegnazione
della rendita di 3.000 soldi su luoghi della curatoria di Romangia[26].
La complessa vicenda
del risarcimento per la perdita della villa di Segariu si concluse nell’ottobre
del 1331 quando Alfonso, ormai divenuto re d’Aragona, concesse in feudo secondo
il costume d’Italia a Sibilla de Vergua la villa di Sennori, sita in Romangia,
riservando a sé il mero imperio, il laudemio, la fatica di trenta giorni e il
diritto di appello da parte dei vassalli. La donazione avveniva nel rispetto
degli antichi diritti che sulla villa di Sennori vantava la città di Sassari,
così che al vicario di detta città era consentito l’esercizio del mero imperio all’interno
dei confini della villa e alla cittadinanza fare uso di tutti gli ademprivi
concessi dalla Corona con speciali privilegi[27].
È lecito tuttavia immaginare che non sarebbero mancati motivi di scontro e
attrito tra la municipalità ed il potere feudale, come per casi analoghi siamo
informati dalle fonti.
Come nel caso di
Segariu anche per la villa di Sennori rispondeva il marito Jofré Gilabert de
Cruïlles come traspare dalla ‘chiamata alle armi’ del 1335 in occasione della
guerra contro i Doria[28].
L’avventura feudale di
Sibilla de Vergua in Sardegna terminò verosimilmente con la morte in battaglia
nel 1339 del marito e ammiraglio Jofré Gilabert[29].
Una testimonianza archivistica prova la sua esistenza in vita nel febbraio 1359
quando a lei si rivolge in una lettera Berengario de Cruïlles, vescovo di
Girona, fratello del coniuge defunto[30],
dopo di che non abbiamo più sue notizie.
(*) Antonio
FORCI, Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della
dominazione catalano-aragonese (1324-1326), in “Sardinia. A Mediterranean
Crossroads. 12th Annual Mediterranean Studies Congress (Cagliari, 27-30 maggio
2009)” a cura di Olivetta Schena e Luciano Gallinari, ora in “RiMe. Rivista
dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, Cagliari 2010.
[1] Cfr. Juan F.
UTRILLA, Linajes aristocraticos aragoneses: datos prosopograficos del linaje de
los Bergua y notas sobre sus dominios territoriales (siglos XII-XV), in
Homenaje a la Profesora Emérita Maria Luisa Ledesma Rubio (= “Aragón en la Edad
Media”, X-XI), Zaragoza, 1993, pp. 859-894.
[2] Cfr. Gran
Enciclopedia Aragonesa, tomo III, s.vv. Bergua; Bergua, castillo de.
[3] Cfr. Santiago
BROTO APARICIO, La heráldica en la catedral de Huesca, in “Hidalguía”, XLV,
262-263, 1997, pp. 381-383, scudo n. 23. Cfr. anche, sul web, il sito
http://www.armoria.info, s.v. Bergua.
[4] Cfr. Andrés J.
NICOLÁS-MINUÉ SÁNCHEZ, El Nobiliario original, Linajes de Aragón de Juan del
Corral, in “Emblemata”, XII, 2006, p. 81.
[5] Ibidem, p. 122.
[6] Cfr. Alberto y
Arturo GARCIA CARRAFFA, El solar catalan, valenciano y balear, San Sebastian,
1968, tomo IV, p. 330, lam. 27, escudo 69.
[7] Ancora nel 1409
un Pedro Fernandez de Bergua faceva testamento a favore dell’omonimo figlio:
cfr. Iurisprudencia civil. Coleccion completa de las sentencias dictadas por el
tribunal supremo de justicia en recursos de nulidad, casacion è iniusticia
notoria, t. XI, Madrid 1865, n° 214, pp. 696-697.
[8] ACA, Real Cancillería, reg. 398, f. 37r.
[9] ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 221r, 223v,
224v.
[10] Cfr. Juan F.
UTRILLA, Linajes aristocraticos aragoneses: datos prosopograficos del linaje de
los Bergua cit., p. 881 e ss.
[11] Cfr. Maria-Mercè
COSTA, Un atemptat frustrat contra Frederic III de Sicilia, in La società
mediterranea all’epoca del Vespro, Atti dell’XI Congresso di Storia della
Corona d’Aragona (Palermo-Trapani-Erice, 25-30 aprile 1982), Palermo, 1983, pp.
447-459; Clifford R. BACKMAN, The Decline and Fall of Medieval Sicily.
Politics, religion and economy in the reign of Frederick III, 1296-1337, Oxford,
2002, p. 117; Antonino MARRONE, Repertorio della feudalità siciliana
(1282-1390), Palermo, 2006, pp. 451-452.
[12] Cfr. Luis
GONZALEZ ANTON, Las cortes aragonesas en el reinado de Jaime II, in “Anuario de
Historia del Derecho Español”, XLVII, 1977, p. 645.
[13] Cfr. Jerónimo
ZURITA, Anales de Aragón cit., Libro VI, cap. XLVI.
[14] Cfr. Antonio
ARRIBAS PALAU, La conquista de Cerdeña por Jaime II de Aragón, Barcelona, 1952,
pp. 170, 217.
[15] ACA, Real Cancillería, reg. 233, f. 36v.
[16] Cfr. Juan F.
UTRILLA, Linajes aristocraticos aragoneses: datos prosopograficos del linaje de
los Bergua cit., p. 882.
[17] Cfr. G. García
Ciprés, Los Boyl, in “Linajes de Aragón”, VI, 14-15, 1915, pp.294-303.
[18] Cfr. Juan F
UTRILLA, Linajes aristocraticos aragoneses: datos prosopograficos del linaje de
los Bergua cit., pp. 870-871, 875-876.
[19] Cfr. infra, nota
221.
[20] Ancora nel
settembre 1326 Jofré Gilabert de Cruïlles doveva riscuotere dall’infante
Alfonso parte del denaro relativo alla dote della moglie: ACA, Real
Cancilleria, reg. 402, f. 160v.
[21] ACA, Real
Cancillería, reg. 398, ff. 37r-38r (1324 luglio 14, castello di Bonaria).
[22] ACA, Real
Cancillería, reg. 401, ff. 112v-113r (1326 agosto 4, Lerida).
[23] ACA, Real
Cancillería, reg. 402, ff. 159v-160r (1326 settembre 1, Saragozza).
[24] ACA, Real Cancillería,
reg. 403, ff. 221r-222v (1327 novembre 3, Saragozza). La relativa investitura è
sempre in ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 224v-225r (1327 novembre 4,
Saragozza).
[25] ACA, Real
Cancillería, reg. 403, ff. 223v-224v (1327 novembre 4, Saragozza).
[26] ACA, Real
Cancillería, reg. 508, f. 9v (1328 gennaio 12, Barcellona).
[27] ACA, Real
Cancillería, reg. 512, ff. 278v-279v (1331 ottobre 27, Tortosa).
[28] ACA, Real
Cancillería, reg. 518, f. 173r: Lo noble en Jofré Gilabert de Cruilles desus
dit te per madona sa muller prop Sasser / Senoli.
[29] Cfr. José
Vicente CABEZUELO PLIEGO, Poder público y administración territorial en el
Reino de Valencia, 1239-1348. El ofico de la procuración, Universidad de
Alicante (Tesis doctoral), Alicante 1996, vol. I, p. 515.
[30] Arxiu Diocesà de
Girona, Llibre U-20, f. 8.
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