Guillem
de Entença signore di Guasila e Guamaggiore
di Antonio
Forci*
Guillem de Entença
apparteneva ad un nobilissimo lignaggio catalano-aragonese imparentato con la
casa reale le cui prime attestazioni rimontano al secolo XI[1].
Originari della Baixa Ribagorça, dove aveva sede il castello eponimo[2],
gli Entença arrivarono a possedere un vasto feudo a cavallo tra Aragona e Catalogna
esteso sino al fiume Ebro (Falset, Móra, Tivissa) con giurisdizione su varie
località del Priorat e del Camp de Tarragona: la cosiddetta baronia d’Entença[3].
Un ramo della casata titolare della baronia di Alcolea (Alcolea de Cinca,
Huesca) acquisì fin dal secolo XII feudi in Valenza dando origine alla linea
dei baroni di Alcolea e Xiva, ricostruibile con certezza solo a partire da Bernat
Guillem I d’Entença[4], nonno
del nostro Guillem de Entença[5].
Questi era figlio
naturale di Gombau d’Entença e Stefania di Sicilia e pertanto fratellastro
dell’infanta Teresa d’Entença, moglie e madre rispettivamente dei futuri
sovrani Alfonso IV e Pietro IV d’Aragona[6].
Non va quindi confuso col Guillem d’Entença figlio di Berengario V del ramo dei
baroni d’Entença, morto tra l’altro nel 1321[7],
come da taluni è stato fatto[8].
Furono suo fratello e sorella carnali Ponç Hug e Teresa Gombau che andò in sposa
a Berenguer Carroz, figlio dell’ammiraglio Francesc Carroz[9].
Un’altra sua sorella, anch’essa di nome Teresa, fu monaca nel monastero di
Casbes.
Tra i vari blasoni
riconducibili al lignaggio Entença[10]
è stato attribuito al nostro Guillem quello partito d’oro e di rosso, ma non si
comprende su quali documenti si basi l’attribuzione[11].
Lo stemmario seicentesco conservato presso la Biblioteca Comunale di Cagliari, composizione
anonima manoscritta, assegna agli Entença l’arme seguente: d’oro al capo di
nero[12].
Dal suddetto padre
Gombau, signore di Alcolea de Cinca, Xiva e Xestalgar, sobrejunter di Ribagorça
e Pallars nonchè procuratore del regno di Valenza[13],
ebbe in eredità i feudi di Benavarren, Falco, Gual e vari diritti che nel 1309
il re Giacomo II gli fece permutare con altri beni paterni[14].
Assieme al fratello Ponç Hug accompagnò l’infante Alfonso nella conquista della
Sardegna dove, con carta del 18 febbraio 1325, ottenne in feudo secondo il
costume d’Italia le ville di Furtei e Villagreca site nella curatoria di
Nuraminis e quelle di Guamaggiore e Guasila site nella curatoria di Trexenta,
dietro la fornitura di tre cavalli armati per tre mesi all’anno[15].
Si trattava di un servizio oneroso ma compensato dal fatto che al feudatario
erano eccezionalmente concessi il mero e misto imperio con tutte le entrate pecuniarie
derivanti dall’esercizio della giurisdizione civile e criminale nei limiti del
suo feudo. Nello stesso anno gli infanti Alfonso e Teresa gli donarono in
libero e franco allodio una «domum seu palacium» sito nella villa aragonese di
Barbastro (Huesca) assieme al castello che si ergeva nei pressi di detta villa[16]
e, con la stessa modalità, la villa e il castello d’Ivars (attuale Ivars
d’Urgell, Lerida) nella viscontea catalana di Ager[17].
Fu altresì alcaide del castello aragonese di Candanchú (Aisa, Huesca)[18].
Dopo il trattato di pace stipulato nell’aprile 1326 tra la Corona d’Aragona ed
il comune di Pisa perdette le due ville di Guamaggiore e Guasila le cui rendite
annue ammontavano nel complesso a 5.360 soldi di alfonsini minuti. Fu così che
l’infante Alfonso ordinò ai suoi ufficiali e amministratori operanti nel regno
di Sardegna di individuare altre ville di pari valore da concedere in feudo al
de Entença, riconoscendo a detto nobile il diritto a rientrare in possesso
delle due ville perdute qualora il comune di Pisa vi avesse rinunciato[19].
Quasi contemporaneamente, a titolo di indennizzo, il nostro Guillem si vide
ridotto ad un solo cavallo armato il servizio che doveva fornire per le
restanti ville di Furtei e Villagreca[20],
prestazione che, successivamente, fu ulteriormente ridotta ai soli periodi di
guerra effettiva[21]. Dalla
documentazione in nostro possesso appare chiaro che egli non risiedeva nei
feudi sardi, affidandone l’amministrazione al cognato Berenguer Carroz e a tale
Bernat de Fornells che agivano come suoi procuratori nella riscossione dei vari
diritti feudali e con i quali non mancarono aspri contrasti. Agli inizi del
1327 il de Entença li accusò infatti dinanzi all’infante di non avergli versato
i redditi di quelle ville sarde che per suo conto amministravano e avevano
amministrato in Sardegna[22].
Investitura dei feudi a Guillem de Entença. ACA reg. 398 ff. 74r-v - Valenza 25 marzo 1325 |
Un documento successivo
ci informa che Guillem de Entença vendette «ad certum tempus» tutti i redditi,
le machizie, i proventi e i diritti delle ville e luoghi posseduti per regia
concessione nella detta isola ad Arnau Ballester il quale dovette anch’egli
fare i conti con la prepotenza del Carroz[23].
Nel testamento della
sorellastra infanta Teresa d’Entença, signora di Alcolea de Cinca, Xiva e
Xestalgar nonché contessa di Urgell e moglie dell’infante Alfonso, redatto a
Saragozza il 23 ottobre 1327, è ricordato come fratello carnale della
testatrice che gli riconosce tutte le donazioni fattegli in vita[24].
Nel 1331 re Alfonso IV d’Aragona lo convocò per la crociata che stava
allestendo contro Granada[25],
mentre nel marzo dell’anno successivo compare per l’ultima volta in una lista
di feudatari sardi[26],
dopo di che non abbiamo più sue notizie. Dovette morire di lì a poco dopo aver
venduto i feudi che possedeva nell’isola: alla data del 13 giugno 1332 le ville
di Furtei e Villagreca risultano infatti acquistate dal governatore generale Ramon
de Cardona anche se su di esse manteneva diritti Berenguer Carroz in virtù di
un precedente contratto di arrendamento stipulato con i procuratori del de
Entença[27].
Un documento di qualche mese posteriore, ove sono annotate tutte le rendite dei
feudatari del regno di Sardegna, ci informa che «lo noble R. de Cardona <...
omissis ...> te VII mill CLXVI sols de renda qui foren d’en G. d’Entença»[28].
I feudi iberici, per mancanza di figli, passarono invece ai nipoti cui nel 1333
furono riconosciuti vari censi[29].
* Antonio FORCI,
Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della
dominazione catalano-aragonese (1324-1326), in “Sardinia. A Mediterranean
Crossroads. 12th Annual Mediterranean Studies Congress (Cagliari, 27-30 maggio
2009)” a cura di Olivetta Schena e Luciano Gallinari, ora in “RiMe. Rivista
dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, Cagliari
2010.
[1] José DE SANTIAGO, Los Entenza.
Ricos-hombres de Aragón cit. In particolare sul nostro Guillem cfr. p. 227.
[2] Joan COROMINES (dir.),
Onomasticon Cataloniae, IV (D-J), Barcelona, 1995, pp. 70-72, s. v. Entença.[4] Cfr. GEC, vol. 6, cit., p. 651, s.v. Entença, Bernat Guillem d’; Manuel PASTOR I MADALENA, El cartulari de Xestalgar cit., pp. 39-48.
[5] Cfr. GEC, vol. 6 cit., pp. 650-651, s.v. Entença, Guillem d’ .
[6] Cfr. Manuel PASTOR I MADALENA, El cartulari de Xestalgar cit., p. 90.
[7] Cfr. GEC, vol. 6, cit., p. 651, s.v. Entença i de Montcada, Guillem d’.
[8] Francesco Cesare CASULA, Dizionario storico sardo cit., p. 574, s.v. Entença, Guglielmo de.
[9] Cfr. Jéronimo ZURITA, Anales de Aragón cit., libro VI, cap. LV; O. Esquerdo, Nobiliario valenciano cit., p. 200.
[10] Di rosso pieno (il più antico); d’oro partito di rosso (di Berenguer d’Entença, 1238); inquartato, 1° e 4° d’argento con tre pali di rosso (Montpellier), 2° e 3° di rosso; d’oro o d’argento al capo di nero: Cfr. Alberto y Arturo GARCIA CARRAFFA, El solar catalan, valenciano y balear, San Sebastian, 1968, t. II, pp. 126-128, lam. 16, nn. 9-11; http//www.armoria.info, s. v. Entenza.
[11] Cfr. José GRAMUNT, Linajes catalanes de Cerdeña, Barcelona, 1958, s.v. Entenza.
[12] Cfr. F. Floris, S. Serra, Storia della nobiltà in Sardegna, Edizioni Della Torre, Cagliari, 2007, tav. sesta f.t., in basso a sinistra.
[13] GEC, vol. 6, cit., p. 651, s.v. Entença, Gombau d’.
[14] Manuel PASTOR I MADALENA, El cartulari de Xestalgar cit., doc. n° 10, p. 128; GEC, vol. 6, op. cit., p. 651, s.v. Entença, Guillem d’.
[15] ACA, Real Cancillaría, reg. 398, ff. 73r-74r (1325 febbraio 18, Valenza). La relativa investitura è sempre in ACA, Real Cancillaría, reg. 398, f. 74r-v (1325 marzo 25, Valenza).
[16] ACA, Real Cancillaría, reg. 391, ff. 6r-v (1325 febbraio 5, Valenza), 16v (1325 febbraio 17, Valenza).
[17] ACA, Real Cancillaría, reg. 391, ff. 81v-82v (1325 agosto 17, Saragozza).
[18] ACA, Real Cancillaría, reg. 390, ff. 202v-203r (1324 novembre 5, Lerida).
[19] ACA, Real Cancillaría, reg, 401, f. 65v (1326 luglio 15, Lerida).
[20] ACA, Real Cancillaría, reg, 402, f. 153r-v (1326 luglio 16, Lerida).
[21] ACA, Real Cancillaría, reg, 403, f. 40r-v (1327 febbraio 12, Daroca).
[22] ACA, Real Cancillaría, reg, 403, f. 42r (1327 febbraio 27, Daroca).
[23] ACA., Real Cancillaría, reg, 508, f. 160r (1328 ottobre 23, Barcellona).
[24] Manuel PASTOR I MADALENA, El cartulari de Xestalgar cit., doc. n° 14 (12), p. 157.
[25] GEC, vol. 6, op. cit., p. 651, s.v. Entença, Guglielmod’.
[26] Jéronimo ZURITA, Anales de Aragón cit., libro VII, cap. XVI; ACA, Real Cancillería, reg. 513, f. 93v.
[27] ACA, Real Cancillería, reg. 514, ff. 192v-193r.
[28] ACA, Real Cancillería, reg. 515, f. 10v.
[29] GEC, vol. 6, op. cit., p. 651, s.v.
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