(scheda villaggio Arco)
di Antonio Forci (*)
Poche,
allo stato attuale della ricerca, sono le notizie su questo personaggio eccetto
quelle ricavate dai documenti d’archivio relativi alla luogotenenza e al regno
di Alfonso IV d’Aragona. Nella lettera di convocazione degli uomini che
dovevano accompagnare l’infante Alfonso per la conquista della Sardegna il nome
di Guglielmo Serra figura tra quelli dei cavalieri chiamati dal regno di
Valenza[1].
Sembrerebbe
trattarsi di un lignaggio originario della Catalogna i cui esponenti
adottarono preferibilmente il seguente blasone: di rosso con una sega da carpentiere d’oro. Potrebbe essere identificato col nostro il «Guillem de Serra» che nel 1323 faceva uso di un sigillo raffigurante una sega accompagnata sopra e sotto da una stella[2].
adottarono preferibilmente il seguente blasone: di rosso con una sega da carpentiere d’oro. Potrebbe essere identificato col nostro il «Guillem de Serra» che nel 1323 faceva uso di un sigillo raffigurante una sega accompagnata sopra e sotto da una stella[2].
Guillem
Serra (Guillelmus Serra o Serrani nei documenti in latino) apparteneva al più
stretto entourage della famiglia reale dal momento che era «cambrer maior» e
consigliere del re Giacomo II.
Dal 1330
esercitò per vari anni la carica di baiulo generale del regno di Valenza[3].
Poco
dopo la conquista della Sardegna, con carta data a Bonaria l’11 luglio 1324,
l’infante Alfonso gli concesse in feudo secondo il costume d’Italia e col
servizio di due cavalli armati le ville di Goni, Orroli (Reoli), Sisini e
Sarasi, site nella curatoria di Siurgus, riservandosi il mero e misto imperio e
il diritto di appello dei vassalli[4].
Dei
quattro centri infeudati l’unico scomparso, quello di Sarasi, è da localizzare
ai limiti sud-orientali del territorio comunale di Siurgus Donigala, al confine
con la frazione di Sisini-Senorbì. Qui sussistono i ruderi di una chiesa
intitolata ai SS. Cosma e Damiano, ove si rinvengono tracce di frequentazione
ininterrotta dall’età nuragica sino all’epoca moderna[5].
Immemore
di questa donazione l’infante infeudò contemporaneamente le ville di Sisini e
Sarasi al nobile aragonese Eximén Perez Cornel, dando poi mandato a Pere de
Llibià e Arnau de Caçà, amministratori generali dei redditi del regno di
Sardegna, di risarcire il Serra con altre ville site ai confini o quanto più
vicine possibile alle due ville sunnominate e i cui redditi, assieme a quelli
di Orroli e Goni, non superassero i 5 000 soldi di genovini annui. A titolo poi
di ulteriore indennizzo concesse al Serra l’esercizio del misto imperio e
sostituì il servizio di due cavalli armati da questi dovuto con un censo di 25
fiorini d’oro di Firenze, riservando per sé il mero imperio, il laudemio, la
fatica di trenta giorni e il diritto di appello da parte dei vassalli[6].
Le
ville scelte dagli amministratori in sostituzione di quelle di Sisini e Sarasi
furono Arco e Arixi, site nella curatoria di Trexenta, la seconda delle quali
confinante con la villa di Sarasi. Non si trattò per il feudatario di un cambio
vantaggioso perché dopo la seconda pace con Pisa (25 aprile 1326) la curatoria
di Trexenta fu ceduta al comune toscano e il Serra si vide sottrarre le due
ville. Gli fu tuttavia riconosciuto il diritto a nuovi possessi che sommati a
quelli che ancora gli rimanevano non potevano eccedere la rendita annua
complessiva di 5000 soldi di genovini. Tale diritto fu venduto nel 1330,
assieme alle ville di Goni e Orroli, a Eximén Perez Cornel[7].
Alla
fine dello stesso anno Alfonso IV d’Aragona fece il punto sulla complessa vicenda
delle ville di Sisini e Sarasi ricordando al governatore e agli amministratori
del regno di Sardegna come le due ville fossero state concesse in feudo al
nobile Eximén Perez Cornel dopo essere state già donate, assieme a quelle di
Orroli e Goni, a Guillem Serra. Questi aveva ricevuto in ricompensa le ville di
Arco e Arixi, cedute poi a Pisa nel rispetto del trattato di pace tra la Corona
d’Aragona e il comune toscano. A motivo di ciò era stato indennizzato con altre
rendite su una o più ville del regno di Sardegna che sommate a quelle di Orroli
e Goni dovevano raggiungere i 5.000 soldi di genovini l’anno, con un censo di
25 fiorini d’oro di Firenze. Poiché detto risarcimento non era ancora avvenuto
e il Serra aveva venduto al Cornel le ville di Orroli e Goni con tutti gli
altri diritti a lui spettanti, Alfonso ordinò agli amministratori generali Pere
de Llibià e Arnau de Caçà di stimare la rendita delle ville di Orroli e Goni,
facendo pagare al Cornel un censo annuo proporzionato ai redditi effettivi delle
due ville[8].
Il
trapasso di proprietà delle ville di Goni, Orroli e del diritto su quelle di
Arco e Arixi tra Guillem Serra e Eximén Perez Cornel non avvenne in maniera
lineare poiché il Serra non era in possesso di tutta la documentazione
necessaria alla vendita. Si rese necessaria pertanto un’ulteriore ratifica
regia ove il sovrano si impegnava a non muovere nei confronti dell’acquirente e
dei suoi successori alcuna azione in merito ad eventuali censi e servizi
passati non corrisposti[9].
Contemporaneamente
re Alfonso, nel rispetto del diritto che il Cornel aveva acquisito sulle ville
di Arco e Arixi, ordinava al governatore e agli amministratori del regno di
Sardegna di immettere il nobile aragonese nel possesso di altre ville dal
valore equivalente e di assegnargliene altre sino a raggiungere il reddito
complessivo di 5000 soldi di genovini[10].
Ai
medesimi ufficiali ordinava inoltre successivamente di non esigere più dal
Serra il censo corrispondente alle ville che gli erano state tolte e cedute a
Pisa dopo la pace stipulata tra la Corona d’Aragona e il comune toscano[11].
Agli
inizi del 1332 Ramon Cornel, nipote ed erede universale di Eximén Perez Cornel,
cedeva ogni diritto sulle ville di Orroli, Goni, Arco e Arixi al Serra[12]
il quali chiudeva definitivamente la sua esperienza di feudatario in Sardegna
vendendo tutto a Ramon Desvall per 12.000 soldi di alfonsini[13].
(*) Antonio
FORCI, Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della
dominazione catalano-aragonese (1324-1326), in “Sardinia. A Mediterranean
Crossroads. 12th Annual Mediterranean Studies Congress (Cagliari, 27-30 maggio
2009)” a cura di Olivetta Schena e Luciano Gallinari, ora in “RiMe. Rivista
dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, Cagliari
2010.
[1] ACA, Real
Cancillería, reg. 341, f. 115v (1323 febbraio 26, Barcellona).
[2] Cfr., sul web,
il sito http://www.armorio.info, s. v. Serra.
[3] Cfr. F. FLORIS,
Feudi e feudatari in Sardegna cit.,vol. II, p. 436.
[4] ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 28v, 56r-57v.
[5] Cfr. Roberta
RELLI (ed.), Sant’Andrea Frius dal Neolitico alla Rifondazione. Archeologia e
storia di un paese della Trexenta, Edizioni Nuove Grafiche Puddu, Ortacesus,
2006, pp. 58-59, 87, fig 42, C. Da respingere è la localizzazione presso Gesico
proposta dall’Angius e seguita da alcuni autori: cfr. Bruno ANATRA, T. MEDDA,
Giuseppe PUGGIONI (eds.), Sommario di statistiche storiche sulla Sardegna
preunitaria. 3. Curatoria Siurgus, Università degli Studi di Cagliari, Dip. di
Studi Storici-Geografici-Artistici, Dip. di Ricerche Economiche e Sociali,
Cagliari, 1994, pp. 23, 26.
[6] ACA, Real
Cancillería, reg. 399, ff. 20r-21v, 54r-v (1325 giugno 30, Daroca).
[7] ACA, Real
Cancillería, reg. 511, ff. 45v-46r (1330 novembre 22, Valenza).
[8] ACA, Real
Cancillería, reg. 511, ff. 47v-48r (1330 dicembre 8, Valenza).
[9] ACA, Real
Cancillería, reg. 511, ff. 48v-49r (1330 dicembre 8, Valenza).
[10] ACA, Real
Cancillería, reg. 511, f. 49r (1330 dicembre 8, Valenza).
[11] ACA, Real
Cancillería, reg. 511, f. 106v (1330 aprile 5, Valenza).
[12] ACA, Real
Cancillería, reg. 513, f. 39v (1332 gennaio 19, Valenza).
[13] ACA, Real Cancillería, reg. 513, ff. 3v, 36r-37v.
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