mercoledì 31 luglio 2013

Guillem Serra signore di Arco e Arixi

Guillem Serra signore di Arco e Arixi
(scheda villaggio Arco)

di Antonio Forci (*)
 
Poche, allo stato attuale della ricerca, sono le notizie su questo personaggio eccetto quelle ricavate dai documenti d’archivio relativi alla luogotenenza e al regno di Alfonso IV d’Aragona. Nella lettera di convocazione degli uomini che dovevano accompagnare l’infante Alfonso per la conquista della Sardegna il nome di Guglielmo Serra figura tra quelli dei cavalieri chiamati dal regno di Valenza[1].

Sembrerebbe trattarsi di un lignaggio originario della Catalogna i cui esponenti
adottarono preferibilmente il seguente blasone: di rosso con una sega da carpentiere d’oro. Potrebbe essere identificato col nostro il «Guillem de Serra» che nel 1323 faceva uso di un sigillo raffigurante una sega accompagnata sopra e sotto da una stella[2].

Guillem Serra (Guillelmus Serra o Serrani nei documenti in latino) apparteneva al più stretto entourage della famiglia reale dal momento che era «cambrer maior» e consigliere del re Giacomo II.

Dal 1330 esercitò per vari anni la carica di baiulo generale del regno di Valenza[3].

Poco dopo la conquista della Sardegna, con carta data a Bonaria l’11 luglio 1324, l’infante Alfonso gli concesse in feudo secondo il costume d’Italia e col servizio di due cavalli armati le ville di Goni, Orroli (Reoli), Sisini e Sarasi, site nella curatoria di Siurgus, riservandosi il mero e misto imperio e il diritto di appello dei vassalli[4].

Dei quattro centri infeudati l’unico scomparso, quello di Sarasi, è da localizzare ai limiti sud-orientali del territorio comunale di Siurgus Donigala, al confine con la frazione di Sisini-Senorbì. Qui sussistono i ruderi di una chiesa intitolata ai SS. Cosma e Damiano, ove si rinvengono tracce di frequentazione ininterrotta dall’età nuragica sino all’epoca moderna[5].

Immemore di questa donazione l’infante infeudò contemporaneamente le ville di Sisini e Sarasi al nobile aragonese Eximén Perez Cornel, dando poi mandato a Pere de Llibià e Arnau de Caçà, amministratori generali dei redditi del regno di Sardegna, di risarcire il Serra con altre ville site ai confini o quanto più vicine possibile alle due ville sunnominate e i cui redditi, assieme a quelli di Orroli e Goni, non superassero i 5 000 soldi di genovini annui. A titolo poi di ulteriore indennizzo concesse al Serra l’esercizio del misto imperio e sostituì il servizio di due cavalli armati da questi dovuto con un censo di 25 fiorini d’oro di Firenze, riservando per sé il mero imperio, il laudemio, la fatica di trenta giorni e il diritto di appello da parte dei vassalli[6].

Le ville scelte dagli amministratori in sostituzione di quelle di Sisini e Sarasi furono Arco e Arixi, site nella curatoria di Trexenta, la seconda delle quali confinante con la villa di Sarasi. Non si trattò per il feudatario di un cambio vantaggioso perché dopo la seconda pace con Pisa (25 aprile 1326) la curatoria di Trexenta fu ceduta al comune toscano e il Serra si vide sottrarre le due ville. Gli fu tuttavia riconosciuto il diritto a nuovi possessi che sommati a quelli che ancora gli rimanevano non potevano eccedere la rendita annua complessiva di 5000 soldi di genovini. Tale diritto fu venduto nel 1330, assieme alle ville di Goni e Orroli, a Eximén Perez Cornel[7].

Alla fine dello stesso anno Alfonso IV d’Aragona fece il punto sulla complessa vicenda delle ville di Sisini e Sarasi ricordando al governatore e agli amministratori del regno di Sardegna come le due ville fossero state concesse in feudo al nobile Eximén Perez Cornel dopo essere state già donate, assieme a quelle di Orroli e Goni, a Guillem Serra. Questi aveva ricevuto in ricompensa le ville di Arco e Arixi, cedute poi a Pisa nel rispetto del trattato di pace tra la Corona d’Aragona e il comune toscano. A motivo di ciò era stato indennizzato con altre rendite su una o più ville del regno di Sardegna che sommate a quelle di Orroli e Goni dovevano raggiungere i 5.000 soldi di genovini l’anno, con un censo di 25 fiorini d’oro di Firenze. Poiché detto risarcimento non era ancora avvenuto e il Serra aveva venduto al Cornel le ville di Orroli e Goni con tutti gli altri diritti a lui spettanti, Alfonso ordinò agli amministratori generali Pere de Llibià e Arnau de Caçà di stimare la rendita delle ville di Orroli e Goni, facendo pagare al Cornel un censo annuo proporzionato ai redditi effettivi delle due ville[8].

Il trapasso di proprietà delle ville di Goni, Orroli e del diritto su quelle di Arco e Arixi tra Guillem Serra e Eximén Perez Cornel non avvenne in maniera lineare poiché il Serra non era in possesso di tutta la documentazione necessaria alla vendita. Si rese necessaria pertanto un’ulteriore ratifica regia ove il sovrano si impegnava a non muovere nei confronti dell’acquirente e dei suoi successori alcuna azione in merito ad eventuali censi e servizi passati non corrisposti[9].

Contemporaneamente re Alfonso, nel rispetto del diritto che il Cornel aveva acquisito sulle ville di Arco e Arixi, ordinava al governatore e agli amministratori del regno di Sardegna di immettere il nobile aragonese nel possesso di altre ville dal valore equivalente e di assegnargliene altre sino a raggiungere il reddito complessivo di 5000 soldi di genovini[10].

Ai medesimi ufficiali ordinava inoltre successivamente di non esigere più dal Serra il censo corrispondente alle ville che gli erano state tolte e cedute a Pisa dopo la pace stipulata tra la Corona d’Aragona e il comune toscano[11].

Agli inizi del 1332 Ramon Cornel, nipote ed erede universale di Eximén Perez Cornel, cedeva ogni diritto sulle ville di Orroli, Goni, Arco e Arixi al Serra[12] il quali chiudeva definitivamente la sua esperienza di feudatario in Sardegna vendendo tutto a Ramon Desvall per 12.000 soldi di alfonsini[13].


 

(*) Antonio FORCI, Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della dominazione catalano-aragonese (1324-1326), in “Sardinia. A Mediterranean Crossroads. 12th Annual Mediterranean Studies Congress (Cagliari, 27-30 maggio 2009)” a cura di Olivetta Schena e Luciano Gallinari, ora in “RiMe. Rivista dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, Cagliari 2010.




[1] ACA, Real Cancillería, reg. 341, f. 115v (1323 febbraio 26, Barcellona).
[2] Cfr., sul web, il sito http://www.armorio.info, s. v. Serra.
[3] Cfr. F. FLORIS, Feudi e feudatari in Sardegna cit.,vol. II, p. 436.
[4] ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 28v, 56r-57v.
[5] Cfr. Roberta RELLI (ed.), Sant’Andrea Frius dal Neolitico alla Rifondazione. Archeologia e storia di un paese della Trexenta, Edizioni Nuove Grafiche Puddu, Ortacesus, 2006, pp. 58-59, 87, fig 42, C. Da respingere è la localizzazione presso Gesico proposta dall’Angius e seguita da alcuni autori: cfr. Bruno ANATRA, T. MEDDA, Giuseppe PUGGIONI (eds.), Sommario di statistiche storiche sulla Sardegna preunitaria. 3. Curatoria Siurgus, Università degli Studi di Cagliari, Dip. di Studi Storici-Geografici-Artistici, Dip. di Ricerche Economiche e Sociali, Cagliari, 1994, pp. 23, 26.
[6] ACA, Real Cancillería, reg. 399, ff. 20r-21v, 54r-v (1325 giugno 30, Daroca).
[7] ACA, Real Cancillería, reg. 511, ff. 45v-46r (1330 novembre 22, Valenza).
[8] ACA, Real Cancillería, reg. 511, ff. 47v-48r (1330 dicembre 8, Valenza).
[9] ACA, Real Cancillería, reg. 511, ff. 48v-49r (1330 dicembre 8, Valenza).
[10] ACA, Real Cancillería, reg. 511, f. 49r (1330 dicembre 8, Valenza).
[11] ACA, Real Cancillería, reg. 511, f. 106v (1330 aprile 5, Valenza).
[12] ACA, Real Cancillería, reg. 513, f. 39v (1332 gennaio 19, Valenza).
[13] ACA, Real Cancillería, reg. 513, ff. 3v, 36r-37v.

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