Diego
Zapata signore di Ortacesus
di Antonio
Forci*
Diego Zapata discendeva
da antica famiglia aragonese legata agli ambienti di corte sin dalla prima metà
del secolo XII[1]. Secondo
alcuni autori, tra cui l’erudito Gregorio Garcia Ciprés, noto genealogista e
araldista vissuto a cavallo dei secoli XIX-XX, gli Zapata sarebbero originari
del paese di Uncastillo (Saragozza). Alcuni membri del casato, per essersi
segnalati nelle guerre di Reconquista al seguito dei re d’Aragona, furono
premiati con feudi a Calatayud e nel regno di Valenza[2];
altri ancora, nel corso della seconda metà del secolo XIV, si trasferirono in
Castiglia[3].
Si formarono così rami distinti per quanto discendenti da un ceppo comune,
riflessi nella varietà dei blasoni riconducibili al casato. Ne diamo alcuni: di
rosso con cinque scarpe (zapatos) d’argento scaccate d’oro e di nero ai margini;
di rosso con tre scarpe d’argento scaccate d’oro e d’argento ai margini e
bordura di rosso caricata di otto scudetti d’oro con banda nera; di rosso con
tre o cinque scarpe scaccate d’oro e di nero e bordura identica alla
precedente; d’argento con tre scarpe di nero poste in triangolo maggiore e
bordura di verde caricata di otto scudetti d’oro con banda rossa[4].
I discendenti del ramo
di Valenza furono successivamente signori di Provencio, del Real, di Pedralba e
Monserrat, ottenendo dal re Filippo II il titolo di Conti del Real.
Dal ramo di Calatayud
discendono illustri personaggi quali Giovanni Zapata, justicia d’Aragona
nell’anno 1289, padre di quel Miguel Pérez Zapata signore di Cadrete († c.
1358), che fu valente capitano sotto i re Alfonso IV e Pietro IV.
Nonostante molti autori
abbiano trattato degli Zapata in opere di genealogia e araldica non vi sono
riferimenti a questo Diego della prima metà del secolo XIV, per cui non è
possibile stabilire una parentela col citato Miguel Pérez Zapata (†c. 1358),
elencato dallo Zurita tra i partecipanti alla spedizione per la conquista della
Sardegna assieme al figlio Rodrigo[5].
Le uniche notizie desumibili dalla letteratura danno Diego Zapata discendente
dal ramo valenzano della famiglia, senza che si possa appurare l’esistenza o
meno di un legame genealogico con i successivi Zapata residenti, da nobili, nel
castello di Cagliari e che tanta parte ebbero nella storia cittadina del secolo
XVI[6].
Tuttavia il nome Diego
non è di origine valenzana essendo documentato per la prima volta da quel ramo
degli Zapata che, fin dal secolo XII, si muove nell’areale circostante la città
di Calahorra (La Rioja Baja), zona cuscinetto tra la Navarra e la Castiglia, prossima
ai confini settentrionali dell’Aragona[7].
Nella cosiddetta
‘Guerra de los dos Pedros’ che oppose i re Pietro IV d’Aragona e Pietro I di
Castiglia (1356-1369), un cavaliere di nome Diego Zapata figura alcaide del
castello aragonese di Los Fayos (Saragozza)[8]
quando l’omonimo giunto in Sardegna nel 1323 era già morto da diversi anni.
Per definire la
condizione sociale di questo lignaggio in epoca basso medievale sono stati
utilizzati a seconda degli autori una varietà di termini quali bassa nobiltà,
aristocrazia locale, cavalieri locali. A quest’ultima categoria sembrerebbe
appartenere il Diego Zapata che seguì l’infante Alfonso nella spedizione di
conquista della Sardegna e che compare nei registri di cancelleria della serie Sardiniae
col titolo di miles[9].
In ricompensa dei
servigi prestati alla Corona detto infante gli concesse in feudo secondo il
costume d’Italia e col servizio di due cavalli armati 4.000 soldi di genovini
annui sopra i redditi di qualsiasi villa del regno di Sardegna, riservando per
sé il mero imperio, il laudemio, la fatica di trenta giorni e il diritto di
appello da parte degli abitanti. Contemporaneamento affidò a Pere de Llibià e
Arnau de Caçà, amministratori generali dei redditi nell’isola, il compito di individuare
la villa o le ville da assegnargli in feudo, le cui rendite non eccedessero i
4000 soldi annui[10]. A
questa donazione fece seguito l’investitura delle ville di Ortacesus e Quirra,
site rispettivamente nelle curatorie di Trexenta e Sarrabus[11].
Dopo il secondo
trattato di pace stipulato tra Aragona e Pisa (25 aprile 1326)[12]
Diego Zapata perse la sua villa di Ortacesus a vantaggio del comune toscano,
essendogli riconosciuto il diritto a rientrarne in possesso qualora la Corona
l’avesse in qualche modo recuperata[13].
Nel corso della sua
breve esperienza di feudatario del regno di Sardegna entrò in contrasto col
castellano di Quirra al quale non forniva quanto avrebbe dovuto per il
mantenimento del castello[14]
e risulta deceduto alla data del 10 marzo 1332 quando il re Alfonso IV ingiunse
al suo erede (non nominato) di prestare il servizio militare nella guerra
contro i genovesi con un cavallo armato e uno alforrato[15].
Da fonte letteraria
apprendiamo che gli succedette il figlio Garcia, il cui nome, come quello del
padre, è ben attestato tra gli Zapata del ramo riojano. Garcia Zapata morì
pochi anni dopo il padre e i suoi discendenti non riuscirono a conservare il
feudo che passò sotto il controllo del conte di Quirra[16].
* Antonio FORCI,
Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della
dominazione catalano-aragonese (1324-1326), in “Sardinia. A Mediterranean
Crossroads. 12th Annual Mediterranean Studies Congress (Cagliari, 27-30 maggio
2009)” a cura di Olivetta Schena e Luciano Gallinari, ora in “RiMe. Rivista
dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, Cagliari
2010.
[1] Cfr. Endika DE MOGROBEJO (ed.),
Diccionario hispanoamericano de heráldica, onomástica y genealogía, vol. XIV,
Editorial Mogrobejo-Zabala, Bilbao 1999, s.v. Zapata; Gran Enciclopedia
Aragonesa, Zaragoza, 2000 (II ediz.), vol. XVI, s.v. Zapata, linaje de los.
[2] Cfr. Gregorio GARCÍA CIPRÉS,
Datos curiosos para la historia del apellido Zapata, in “Linajes de Aragón”,
VII, 4, 1916, pp. 73-78; Onofre ESQUERDO, Nobiliario valenciano cit., tomo I,
pp. 253-274; José HINOJOSA MONTALVO, Diccionario de historia medieval del Reino
de Valencia, tomo IV, Valencia, 2002, s. v. Zapata, pp. 457-459.
[3] Cfr. Alonso LOPEZ DE HARO,
Nobiliario genealogico de los reyes i titulos de España, parte segunda, Madrid,
1622, pp. 220-228.
[4] Cfr. Alonso LOPEZ DE HARO,
Nobiliario genealogico de los reyes i titulos de España, parte segunda, Madrid
1622, pp. 220-228; Gregorio GARCÍA CIPRÉS, Datos curiosos para la historia del
apellido Zapata, in “Linajes de Aragón”, VII, 4, 1916, pp. 73-78; GEA, s.v.
Zapata, linaje de los; Endika DE MOGROBEJO (ed.), Diccionario hispanoamericano
de heráldica, onomástica y genealogía, vol. XIV, s.v. Zapata.
[5] Cfr. Jéronimo ZURITA, Anales de
Aragón cit., libro VI, cap. XLIII.
[6] Cfr. Francesco FLORIS, Feudi e
feudatari in Sardegna, cit, vol. II, pp. 420-421.
[7] Cfr. Tomás SAENZ DE HARO, Los
Zapata (1148-1340). Un ejemplo de aristocrazia local en la Rioja Baja durante
la edad media, in José Ignacio DE LA IGLESIA DUARTE (coord.). Los espacios de
poder en la España medieval, XII semana de Estudios Medievales (Nájera, 30 de
julio al 3 de agosto de 2001), Instituto de Estudios Riojanos, Logroño, 2002,
pp. 556, 569, 573-574.
[8] Cfr. Jéronimo ZURITA, Anales de
Aragón cit., libro IX, cap. X.
[9] ACA, Real Cancillería, reg. 403,
f. 116r (1327 luglio 27, Morella).
[10] ACA, Real Cancillería, reg. 398,
f. 119v-121r (1325 aprile 16, Valenza).
[11] Cfr. Francesco FLORIS, Feudi e
feudatari in Sardegna cit., vol. II, p. 420.
[12] Cfr. Pasquale TOLA, Codex
Diplomaticus Sardiniae cit., tomo I, Parte seconda, sec. XIV,
doc. XXXII, pp. 677-681; ACA, Real Cancillería, reg. 400, ff. 205r-212r.
[13] ACA, Real Cancillería, reg. 403,
f. 110v-111v (1327 luglio 23, Morella).
[14] Cfr. Francesco FLORIS, Feudi e
feudatari in Sardegna cit., vol. II, p. 420; Id., Dizionario delle famiglie
nobili della Sardegna, Edizioni della Torre, Cagliari, 2009, vol. 2 (N-Z), p.
356, s. v. Zapata.
[15]
ACA, Real Cancillería, reg. 513, f. 94r.
[16] Cfr. Francesco FLORIS, Feudi e
feudatari in Sardegna cit., vol. II, p. 420; Id., Dizionario delle famiglie
nobili, op. cit, vol. 2 (N-Z), p. 356, s. v. Zapata.
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