Guillem
Sapera signore di Bangio Donico
di Antonio
Forci*
Guillem Sapera o
ça-Pera (Guillelmus de Petra nei documenti in latino) è un personaggio noto per
aver preso parte alla spedizione di conquista della Sardegna del 1323-24 tra le
fila dell’armata catalano-aragonese.
Narrano le fonti che
durante il primo assedio a Castel di Cagliari, alla testa di soli otto
cavalieri, si distinse in un temerario assalto alla porta di San Pancrazio,
rischiando poi di soccombere dinanzi alla controffensiva dei pisani. Uomo di
guerra dunque, verosimilmente cavaliere, al quale nel 1325 fu affidato il
comando delle truppe inviate via mare a Porto Torres per sedare la ribellione
di Sassari[1].
Pur non essendo di
origini nobili – il padre Bonanat Sapera era cittadino di Barcellona[2]
– non apparteneva certo ad una famiglia di secondo piano: il fratello, di nome
anch’egli Bonanat, era infatti notaio regio e fido guardasigilli dell’infante
Alfonso[3],
ed egli stesso suo domestico e segretario[4].
Come premio per i
servigi prestati alla Corona l’infante gli concesse una rendita di 4000 soldi
di genovini annui sopra i redditi di qualsiasi villa del regno di Sardegna,
affidando al governatore e agli amministratori generali il compito di
individuare la villa o le ville da assegnargli in feudo secondo il costume
d’Italia e col servizio di due cavalli armati[5].
La donazione avveniva con la riserva del mero imperio, del laudemio, della
fatica dei trenta giorni e del diritto di appello da parte degli abitanti, ed
era seguita a distanza di pochi tempo dalla relativa investitura[6].
La scelta degli
amministratori cadde sulle ville di Gergei, sita nella curatoria di Siurgus, e
su quella di Bangio Donico, sita nella curatoria di Trexenta, precedentemente
concessa a Teresa Gombau de Entença alla fine del 1323 senza che la donazione
avesse avuto esito effettivo.
Dopo la seconda pace
stipulata tra la Corona d’Aragona e Pisa, Guillem Sapera perse la sua villa di
Bangio Donico a vantaggio del comune toscano essendogli per ciò riconosciuto un
non meglio specificato diritto a titolo di indennizzo senza apparente riduzione
del servizio militare, oltre alla promessa di rientrarne in possesso qualora i
pisani l’avessero perduta o ceduta alla Corona[7].
Quando il primo agosto
1327 l’infante Alfonso, nell’ambito di un accordo con i feudatari del regno di
Sardegna che non detenevano il mero imperio, gli riconobbe la metà del denaro
ricavato dall’esazione delle machizie nella sua villa di Gergei, tale diritto
fu esteso anche alla villa di Bangio Donico nel caso in cui la Corona l’avesse
in qualche modo recuperata[8].
Da documenti posteriori
si evince che Guillem Sapera aveva donato sin dal 1325 al fratello Bonanat la
rendita di 4.000 soldi di genovini annui concessagli in feudo dall’infante
Alfonso, mantenendone tuttavia l’usufrutto[9]
e continuando ad amministrare la villa di Gergei da effettivo feudatario tanto
da prestare giuramento di fedeltà al nuovo re Pietro IV nel 1336[10].
Non conosciamo la data
della sua morte: di certo era ancora in vita nel 1340 quando operava come tutore
del nipote Bonanat, figlio omonimo del defunto fratello[11].
* Antonio FORCI,
Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della
dominazione catalano-aragonese (1324-1326), in “Sardinia. A Mediterranean
Crossroads. 12th Annual Mediterranean Studies Congress (Cagliari, 27-30 maggio
2009)” a cura di Olivetta Schena e Luciano Gallinari, ora in “RiMe. Rivista
dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, Cagliari
2010.
[1] Cfr. Antonio ARRIBAS PALAU, La
conquista de Cerdeña por Jaime II de Aragón, Barcelona, 1952, pp. 248, 294;
Marco TANGHERONI, È utile studiare i documenti di cancelleria ? Un interessante
esempio sardo, in Luisa D’ARIENZO (ed.), Sardegna, Mediterraneo e Atlantico
cit., vol. II, p. 274.
[2] ACA, Real Cancillería, reg. 403,
f. 152r (1325 maggio 24). Il personaggio è da identificare probabilmente col
Bonanat Sapera morto nel 1308 e il cui sepolcro, esistente presso il museo
provinciale di Barcellona, reca come blasone araldico una pera d’oro in campo
rosso: cfr. Alberto y Arturo GARCIA CARRAFFA, El solar catalan, valenciano y
balear cit., tomo IV, p. 156.
[3] Cfr. Marco TANGHERONI, È utile
studiare i documenti di cancelleria? cit., pp. 272- 274.
[4] Cfr. Cécile CRABOT, Noblesse
urbaine et féodalilté: les citoyens catalanoaragonais feudataires en Sardaigne,
in “Anuario de Estudios Medievales”, 32/2, 2002, pp. 818-819.
[5] ACA, Real Cancillería, reg. 398,
ff. 121r-122v (1325 aprile 28, Valencia).
[6] ACA, Real Cancillería, reg. 398,
f. 128v (1325 maggio 4, Valencia).
[7] ACA, Real Cancillería, reg. 403,
ff. 29v-30v (1326 dicembre 30, Teruel). Riguardo al generico diritto che il
Sapera aveva sulla perduta villa di Bangio Donico potrebbe trattarsi, come in casi analoghi, di
nuove rendite fino a ristabilire la cifra assegnata nella donazione.
[8] ACA, Real Cancillería, reg. 403,
f. 192r (1327 agosto 1, Morella).
[9] ACA, Real Cancillería, reg. 403,
ff. 151r -154r (1327 agosto 5, Morella).
[10] Cfr. Giuseppe SPIGA, Feudi e
feudatari nel regnum Sardiniae et Corsicae fra il 1336 e il 1338, in Atti del
XIV Congresso di Storia della Corona d’Aragona (Sassari-Alghero, 19-24 maggio
1990), vol. II/2, Carlo Delfino editore, Sassari, 1995, p. 874.
[11] Cfr. Marco TANGHERONI, È utile
studiare i documenti di cancelleria? cit., p. 270 e ss.
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