giovedì 3 ottobre 2013

Arnau de Caçà signore di Dei

Arnau de Caçà signore di Dei
di Antonio Forci*

(scheda di Dei)
Arnau de Caçà era un mercante cittadino di Maiorca[1] noto per aver partecipato alla conquista della Sardegna come “patronus” di una cocca[2]. Precedentemente era stato amico personale e fidato consigliere dell’infante Ferdinando, fratello del re Sancio I di Maiorca, del quale fu procuratore in importanti atti diplomatici[3] e che accompagnò in Grecia nella sfortunata campagna di Morea (Acaia) ove detto infante trovò la morte (1316)[4].
In virtù dell’esperienza maturata tra gli almogàvers negli scenari di guerra del
mediterraneo orientale fu tenuto in grande considerazione dall’infante Alfonso che nella documentazione cancelleresca si rivolge a lui con l’appellativo di «domesticus», affidandogli importanti missioni diplomatiche[5] nonché la procura generale per riscuotere denaro a suo nome da qualunque persona nel regno di Sardegna sin dall’aprile 1324[6].
Dall’epoca della conquista risiedette stabilmente nell’isola dapprima nel castello di Bonaria e poi in quello di Cagliari[7] ricoprendo ruoli di primo piano in seno all’amministrazione regia: nel 1324 fu infatti nominato amministratore generale delle regie entrate in coppia con Pere de Llibià[8], mentre dal 1331 operò come doganiere del Castello di Cagliari[9]. Morto Pere de Llibià alla fine dello stesso anno fu richiamato a coprire la carica di amministratore generale in qualità di reggente[10]. Risulta deceduto alla data del 6 settembre 1333[11] e sostituito nell’ufficio di amministratore dal barcellonese Francesc Dierga[12].
Dopo la prima pace tra Aragona e Pisa (25 aprile 1326) ricevette in feudo secondo il costume d’Italia le ville di Sheutas, Nuragi e Postmont site nella curatoria di Nuraminis, con la riserva del mero e misto imperio e il servizio di due cavalli armati[13]. In seguito la concessione fu ampliata con l’aggiunta delle ville di Monastir e Sigogus, site nella curatoria di Bonavoglia (alias Dolia) e Dei, sita nella curatoria di Trexenta[14]. In tale circostanza gli fu inoltre riconosciuto l’esercizio del misto imperio, rimanendo invariato il servizio in cavalli armati[15].
Poiché la carta conteneva degli errori fu rinnovata alcuni mesi più tardi[16] anche se le inesattezze non vennero del tutto eliminate. Si rese così necessaria, dietro istanza del Caçà, l’emanazione di una terza carta[17] e poi ancora di una quarta dove finalmente le ville furono chiamate col loro giusto nome e collocate nelle debite curatorie. In quest’ultimo documento si fa riferimento alla villa di Dei che nel frattempo era stata ceduta a Pisa dopo la seconda pace stipulata tra la Corona d’Aragona e il comune toscano: al Caçà veniva riconosciuto il diritto a rientrarne in possesso qualora la regia curia l’avesse recuperata [18].
Quando nell’agosto del 1327 l’infante Alfonso, sulla base di un accordo raggiunto con i feudatari dell’isola di Sardegna che non detenevano il mero imperio, riconobbe ad Arnau de Caçà la metà del denaro proveniente dall’esazione delle machizie nelle sue ville di Monastir, Sigogus, Sahutas, Nuraxi e Postmont, tale concessione avrebbe dovuto essere estesa anche alla villa di Dei nel caso in cui detto Arnau ne fosse rientrato in possesso[19].
A compensare la perdita della villa trexentese non intervenne alcun rimborso ma la semplice riduzione del servizio militare da due cavalli armati ad uno armato e ad un altro alforrato[20].
Morto Arnau de Caçà il diritto sulla villa di Dei dovette trapassare al figlio ed erede universale Nicolau de Caçà che il primo ottobre 1333 prestò a re Alfonso giuramento di fedeltà ed omaggio per le ville già possedute in feudo dal padre nelle curatorie di Dolia e Nuraminis[21].
 
 
* Antonio FORCI, Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della dominazione catalano-aragonese (1324-1326), in “Sardinia. A Mediterranean Crossroads. 12th Annual Mediterranean Studies Congress (Cagliari, 27-30 maggio 2009)” a cura di Olivetta Schena e Luciano Gallinari, ora in “RiMe. Rivista dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, Cagliari 2010.
 
 


[1] Cfr. Cécil CRABOT, Noblesse urbaine et féodalité: les citoyens catalano-aragonais feudataires en Sardaigne, in “Anuario de Estudios Medievales”, 32/2, 2002, p. 815; Francesco FLORIS, Dizionario delle famiglie nobili della Sardegna, vol. 1 (A-M), Edizioni della Torre, Cagliari, 2009, p. 139, s.v. Caciano.
[2] ACA, Real Cancillería, reg. 397, ff. 129r, 135r-v.
[3] Charles DU FRESNE DU CANGE, Histoire de l’empire de Constantinople sous les empereurs français juasqu’a la conquête des turcs (nouvelle édition revue par Jean Alexandre Buchon), tome II, Paris, 1826, doc. XLVIII (anno 1315), pp. 371-375.
[4] Cfr. Ramón MUNTANER, Crónica catalana, edizione a cura di A. DE BOFARULL, Barcelona 1860, cap. CCLXX. Lo storico valenzano riferisce con malcelato disappunto che Arnau de Caçà fu incaricato di recarsi con una nave dalla Grecia a Maiorca per rifornirsi di uomini e vettovaglie ma tanto indugiò che quando fece ritorno l’infante Ferdinando era già morto.
[5] ACA, Real Cancillería, reg. 397, ff. 129r, 135r-v.
[6] ACA, Real Cancillería, reg. 397, f. 154r. Nella carta Arnau de Caçà è definito «mercator».
[7] Dal castello di Bonaria fu costretto nel 1327 a trasferirsi in quello di Cagliari, dove possedeva vari alloggi di cui uno comprato da Jofré Gilabert de Cruïlles: ACA, Real Cancillería, reg. 403, f. 199r-v; reg. 513, f. 45r-v.
[8] I due risultano in attività alla data del 14 luglio 1324: ACA, Real Cancillería, reg. 397, f. 201v. Numerosa è la documentazione che li riguarda in ACA, Real Cancillería, reg. 398.
[9] ACA, Real Cancillería, reg. 512, f. 225v.
[10] Cfr. F. C. Casula, Carte reali diplomatiche di Alfonso III il Benigno cit., p. 116, doc. n° 115.
[11] ACA, Real Cancillería, reg. 516, f. 162v.
[12] ACA, Real Cancillería, reg. 516, f. 230r.
[13] ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 46r-47r (1324 novembre 4, Lerida).
[14] Per una localizzazione della villa in territorio comunale di Pimentel nella fertile valletta del Riu Santu Sibippu cfr. S. Ghiani, La Trexenta antica cit., p. 195. Da segnalare l’esistenza dei toponimi Nuraghe Dei e Nuraddei, circa tre km a sudovest di Guasila, a cavallo con i confini settentrionali del comune di Samatzai: cfr. IGMI, Carta d’Italia – scala 1:25.000. Foglio N°548, sez. IV-Senorbì, Firenze, 1992.
[15] ACA, Real Cancillería,, reg. 399, ff. 49v-51r (1325 luglio 3, Daroca).
[16] ACA, Real Cancillería, reg. 400, ff. 160r-161r (1325 dicembre 9, Barcellona).
[17] ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 67v-70r (1327 giugno 2, Barcellona).
[18] ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 80v-82v (1327 giugno 2, Barcellona)
[19] ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 190v-192r. (1327 agosto 1, Morella)
[20] ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 198r-199r (1327 settembre 20, Saragozza)
[21] ACA, Real Cancillería, reg. 516, f. 199r-v.

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