lunedì 17 ottobre 2016

La famiglia Orlando in Trexenta

La famiglia Orlando in Trexenta
di Sergio Sailis
 
Come noto a partire dal XII secolo diverse importanti famiglie della penisola, specialmente liguri e toscane, grazie anche ad accorte politiche matrimoniali riuscirono ad inserirsi nel tessuto sociale della Sardegna riuscendo in alcuni casi ad assumere il controllo degli stessi giudicati.
Anche la famiglia Orlandi, quasi sicuramente di origine toscana, è ben radicata nella Sardegna medioevale; alcuni esponenti li troviamo infatti a Cagliari, a Iglesias ed in modo particolare in Trexenta.
Non sappiamo con certezza quando e per quale motivo alcuni elementi della famiglia si insediarono in Trexenta ma sin dagli inizi del Duecento nella documentazione pervenutaci si riscontra frequentemente il nome di “Mariano Dezzori Orlandu” con la carica di curatore della Trexenta.
Considerato il doppio cognome, del quale uno chiaramente sardo, si può ipotizzare che lo stesso era discendente di qualche personaggio probabilmente passato in Sardegna a seguito delle concessioni giudicali a mercanti o istituti religiosi pisani oppure al seguito di Guglielmo di Massa (Salusio IV); qualunque sia la sua origine è certo che fosse una persona di una certa importanza nell’ambito della cerchia del giudice sardo – toscano e lo possiamo rilevare dal fatto che nel 1206 lo ritroviamo tra i ”liurus de Kalaris” in qualità di testimone al trattato con cui si rettificarono i confini tra il Giudicato di Cagliari e quello d’Arborea sottoscritto tra lo stesso Guglielmo e Ugo de Bas[1].

(Img da E. Blasco Ferrer 2003)
Il suo nome, assieme a quelli di altri importanti personaggi, ricorre inoltre ripetutamente in una serie di documenti sia in qualità di testimone che parte attiva in alcune donazioni o controversie in un arco cronologico che va dal 1190 al 1216 tra le cosiddette “carte volgari” edite dal Solmi[2]:
“Ante stimonius, Mariani Dezzori Orlandu, ki fudi curatori de Tregenta, et Juanni de Serra, Forastiu de Kabuterra, et Cumida Statigu, Gostantini Fiori pikinnu, frau d’Arcu, et Gostantini Traccucu. Istimonius de logu, Arzzocu de Maronius, Petru d’Arzeti, Gunnari de Lacon mancosu.” (carta X - del 1200/1212, pag. 292) datazione successivamente rettificata dall’autore in 1190/1200[3];
“Et sunt destimonius Barisoni de Serra Passagi, et Comida de Serra de Frailis, et Mariani Dezori Orlandu.” (carta XI - del giugno 1215, pag. 294);
“Et ego batusi ‘ndi liurus maioralis, ad donnu Mariani Dezori Orlandu, et ad donnu Johanni de Serra Daluda, et ad donnu Saltoro de Unali corrogla, et ad donnu Turbini de Siiki, et ad Mariani de Zoli d’Ozrokesus …” e nello stesso documento “Et sunt destimonius, Barisoni de Serra passagi, et Comida de Serra de Frailis, et Mariani Dezori Orlandu.” (carta XII - del 30/09/1215, pag. 295 e 296);

(Img da E. Blasco Ferrer 2003)
“Istimonius, donnu Gontini d’Orruu Daluda, curadori de Treienta, ante ki kertaamus, et donnu Mariani Dezzori Orlando, et donnu Cumida Dezzori de Enoni, et donnu Johanni de Serra, et donnu Arzzocu de Unali su fradi, et donnu Turbini de Siiki, et donnu Mariani Dezoli., …” e poco oltre “Istimonius, donnu Barusoni Passagi, donnu Mariani Dezzori Orlandu, donnu Johanni de Serra Daluda, donnu Furadu Dezzori zurumpis.” e “Istimonius, donnu Cumida de Serra de Frailis, et donnu Gontini de Serra afaidadu, et Mariani su fradi, et donnu Petru de Serra calagonesu, et Gunnari su fradi, et Petru de Serra Pinna. Et sunt destimonius, Barusoni de Serra passagi, et Cumida de Serra de Frailis, et Mariani Dezzori Orlandu.” (carta XIII - del 06/11/1215, pag. 297-298-300);
“Istimonius, donnu Johanni de Serra su fradi carrali, et donnu Mariani Deççori Orlandu, et donnu Mariani de Serra Daluda, filiu de cussa stissa donna Muscu, et donnu Turbini de Siiki, et donnu Cumida de Unali de bilia de Campu.” e “Istimonius de custas ambas daduras, donnu Mariani Deççori Orlandu, donnu Barusoni Dinki, donnu Gontini d’Orruu d’Abis, Cumida d’Arcedi de Semassi, et Turbini su fradi. Et sunt destimonius Barusoni de Serra Passagi, et Cumida de Serra de Frailis, et Mariani Deççori Orlandu.” (carta XIV – del 07/11/1215, pag. 302-304);
“Et sunt testimonius Barisoni de Serra Passagi, et Cumida de Serra de Frailis, et Mariani Dezori Orlandu.” (carta XV - del 21/06/1216, pag. 305).
Nelle stesse carte è inoltre presente anche Cumida Dezzori Orlandu suo probabile parente, forse un figlio Istimonius, donnu Petru, priori de sanctu Sadurru, donnu Gregu Casu, armentariu de sanctu Jorgi, donnu Turbini de Lacon mancosu, donnu Johanni de Serra daluda, donnu Gontini de Serra affaidadu, donnu Cumida Dezzori Orlandu. Et sunt destimonius de logu, donnu Barusoni de Serra Passagi, donnu Cumida de Serra de Frailis, et donnu Cumida Deççori de Enoni.” (carta XVII - del 08/03/1217).
Un secolo dopo, a seguito dell’invasione catalano-aragonese, tale Filippo Orlando di Guasila (probabilmente parente di Grazia Orlandi di Masino, importante proprietario immobiliare a Cagliari, medico di fiducia di Ugone d’Arborea, collaborazionista dei catalani, promotore di una congiura a Cagliari ai danni dei pisani nel 1324, e che venne ricompensato con diverse assegnazioni di beni)[4] veniva beneficiato dagli aragonesi in data 11 marzo 1324 con la concessione in enfiteusi del salto di Fflios posto in prossimità dei confini con Simieri[5] e qualche mese dopo, il 1° maggio 1324, nella sua qualità di «iudex de facto in certis curatoriis» tra cui la Trexenta era incaricato di prestare omaggio a nome degli uomini della villa di Selegas che il sovrano aveva concesso in feudo a Pere de Libià[6].

(img. ACA Barcellona)
Oltre alle sue proprietà di Guasila l’Orlando era anche proprietario della metà di un alberch in Cagliari nella “Rua de Sancto” in comproprietà con Nicola Garau[7]: “15…Item, l'alberch apres la meytat dels quals es de Philippo Orlando, sart, e altre meytat es dels hereus de Nichola Carau fo estimat e passa en la de sobre; fo assignat a n Ramon de Besuldo, alguatzir; fo assignada la meytat del alberch dessus dit a·n Ramon de Bisuldo…”
Non sappiamo ancora con certezza quale fosse questa “Via del Santo” menzionata nel documento, e non è importante ai nostri fini, anche se sappiamo comunque che era nelle vicinanze della Ruga Marinariorum (attuale via Canelles)[8]; le proprietà che l’Orlando aveva a Cagliari ci sono estremamente utili invece per un altro motivo: ci permettono di conoscere i nomi dei suoi figli ed eredi.
Il suddetto Ramon de Bisuldo infatti teneva ancora l’immobile nel 1336 e non aveva ancora pagato la stima (ossia il valore di acquisizione attribuito all’immobile) in quanto “ver habitator” ossia era effettivamente residente in Castello e pertanto fruiva delle agevolazioni concesse per il ripopolamento della città. Il versamento venne invece fatto successivamente direttamente dall’amministrazione regia quando ormai Filippo era già deceduto e pertanto venne eseguito a favore dei suoi eredi che fortunatamente sono elencati singolarmente ossia: Lorenzo, Nicoletta, Pietro, Costantino, Miale Castay[9].




(famiglia Orlando di Goy de Silla, l'attuale Guasila)

Questi eredi peraltro, sappiamo da altre fonti, oltre agli altri beni nel 1338 a Guasila avevano ancora in affitto anche diverse proprietà del Priorato di San Saturnino di Cagliari in precedenza gestiti dal padre[10]: “Et in villa Goi de Sila, curatorie Trigente et dictorum regny et diocesis, quedam terrarum petia cum domibus et aratoria que tenet heredes Filippy Orlau et inde annuatim solvunt libras 3 suprascripte monete et quendam terrarum petia que tenet Barholus Sole et inde dat annuatim grani starellos octo ad scriptum starellum et quendam saltum in villa Palme de Sulcio ex quo nil habere potest propter pravos officiales ejusdem ville qui ipsum saltum usurpate et usurpaverunt diu tempore.”
Incrociando i dati della “VI Compositio” pisana del 1359[11] vediamo che all’epoca a Guasila c’erano ben cinque Orlandi tra i quali i nostri Miale e Gostantinus annoverati tra i "liberi et terrales ab equo" , ossia la classe sociale ai vertici della società sarda, mentre il Pietro Orlandi citato nel versamento per l’immobile di Cagliari del Bisuldo, come vedremo in seguito, quasi sicuramente è il canonico e rettore della chiesa di Sebera.
Nella precitata “VI Compositio”, salvo casi di omonimia considerato che sia il nome che il cognome erano all’epoca molto diffusi, il “Fuliatus de Serra” menzionato tra i “minoribus” di Sebera potrebbe essere lo stesso personaggio che qualche anno dopo venne multato da Miali Orlando, nella sua qualità di luogotenente di Gentile Gualandi, Vicario pisano di Gippi e Trexenta, in quanto incriminato di aver fatto pascolare abusivamente il bestiame in un terreno, denominato “salt de Sant Jordi”, di proprietà del comune pisano mentre il de Serra asseriva che per lo stesso terreno aveva pagato l’affitto a Orzocco de Unale (personaggio controverso, che ritroviamo anche in altri documenti, al servizio di Joan de Carroz per conto del quale svolgeva anche “compiti” poco leciti). A conclusione di questa vertenza il 23 luglio (o giugno?) 1363 il governatore Zatrillas intima a Miale Orlando di rimborsare al de Serra 2 libbre e 2 soldi di alfonsini minuti in quanto il terreno conteso era di proprietà del Monastero di Santa Greca di Decimomannu e per conto di questo era gestito dal Carroz[12].
Per quanto riguarda invece l’altro fratello, Pietro, cui abbiamo accennato in precedenza lo ritroviamo in qualità di canonico e rettore del villaggio di Sebera (villaggio non più esistente situato nell’attuale territorio di Ortacesus in prossimità dei ruderi della chiesa di San Bartolomeo). Il villaggio viene in più occasioni menzionato nelle “Rationes” per le decime triennali degli anni 1346-1350 dalle quali rileviamo che “domino Petro Orlandi canonico et rectore ecclesie de Sopera” versa una libbra e 4 soldi. Nei pagamenti successivi non viene più citato il suo nome ma viene indicato genericamente “pro ecclesia Separa” in un versamento di libbre 1 soldi 4 denari 6; “pro ecclesia Separa cum suis annexis” in un versamento di libbre 2 soldi 10 (e sarebbe interessante sapere quali fossero questi annessi purtroppo non specificati nel documento); “pro ecclesia de Sapera” in un versamento di 3 libbre[13].
Il radicamento della famiglia Orlandi nel territorio trexentese è inoltre evidente in quanto oltre ai citati casi di Guasila e Sebera sempre nello stesso periodo in Trexenta vi erano altri Orlandi anche nella Villa di Dei (Salvatore) ed in quella di Bangiu de Arili (Guantinus Curria); anche in questi casi si tratta sempre di persone di un certo peso economico sociale e, nel caso di Guantinus Curria Orlandi, ancora una volta ci troviamo di fronte a uno dei “liberi et terrales ab equo” del proprio villaggio.
Per completezza gli Orlandi trexentesi citati nella Composizione del 1359 sono:
·        Goy de Silla - Francisci Orlandi (proprietario di una casa) pag. 60, Guilielmi Orlandi (proprietario di un terreno e di una piazza all’interno dell’abitato), pag. 60; Franciscus Orlandi (elencato tra i maioribus e proprietario di due gioghi, stimato per 52 libbre), pag. 62; Salvitideus Orlandi (elencato tra i minoribus e stimato per 2 libbre - unico caso in tutta la VI Compositio di un Orlandi non annoverato tra i benestanti), pag. 63; Miale Orlandi (elencato tra i liberi et terrales ab equo), pag. 63; Gostantinus Orlandi (elencato tra i liberi et terrales ab equo), pag. 63.
·        Villa Dei – Salvatore Orlandi (elencato tra i maioribus e proprietario di un giogo, stimato per 20 libbre), pag. 99.
·        Villa Bangni Arilis - Guantinus Curria Orlandi (elencato tra i liberi et terrales ab equo), pag. 102.
Le informazioni storiche sui membri di questa famiglia a questo punto si fanno più scarse; occorre attendere quasi un secolo per trovare un altro Orlandi, questa volta a Selegas. Il 10 settembre 1443 infatti Francesco Orlando (forse un discendente di Filippo che nel 1324 abbiamo visto operante anche a Selegas e che a Guasila aveva un figlio con questo nome?) sottoscrive un atto con il quale promette di risiedere nel villaggio di Selegas assieme alla propria famiglia e di non allontanarvisi senza l’espresso consenso di Jaume de Besora, signore della Trexenta, nei confronti del quale ha dei debiti pendenti; si obbliga inoltre a rinnovare periodicamente l’omaggio feudale al Besora[14]. Purtroppo dal documento non emerge il motivo per cui l’Orlando sottoscriveva questi impegni così gravosi nei confronti del Besora. Era forse era una forma di garanzia per i debiti contratti in precedenza? Oppure aveva beneficiato di nuove concessioni (terreni o case magari in affitto) da parte del feudatario?
Dubbio che per il momento sarà destinato a rimanere in attesa del rinvenimento di nuovi documenti in merito.




[1]Arrigo SOLMI, Un nuovo documento per la storia di Guglielmo di Cagliari e dell'Arborea, in Archivio Storico Sardo - vol. IV - fasc. 1/2 - anno 1908, Cagliari 1908. Cfr. Eduardo BLASCO FERRER, Crestomazia sarda dei primi secoli - vol. I, Officina linguistica anno IV - n. 4, Nuoro 2003, pag. 70 e 77-84.
[2] Arrigo SOLMI, Le carte volgari dell'archivio arcivescovile di Cagliari: testi campidanesi dei secoli XI e XIII, in Archivio Storico Italiano, tomo XXXV - anno 1905, Firenze 1905.
[3] Arrigo SOLMI, Studi storici sulle istituzioni della Sardegna nel medioevo, (appendice), Cagliari 1917, pag. 404.
[4] Maria Bonaria URBAN, Nuovi elementi di storia urbana nel Regno di Sardegna, dalla fondazione di Bonaria al popolamento catalano di Castel di Cagliari, in Anuario de Estudios Medioevales, n. 27 (1997), pagg. 819-867. Cfr. Maria Emanuela MEI, L'edilizia residenziale privata a Cagliari attraverso i documenti e le testimonianze archeologiche, Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Cagliari, Dottorato di Ricerca Fonti scritte della civiltà mediterranea - Ciclo XXVI, Cagliari 2012-2013, pagg. 128-131.
[5]Antonio FORCI, Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della dominazione catalano-aragonese (1324-1326), in “RiMe. Rivista dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, pag. 154. Cfr. A.C.A., R.C., reg. 389, ff. 93r-94v (1324 marzo 11).
[6]Sandro PETRUCCI, Cagliari nel Trecento. Politica, istituzioni, economia e società. Dalla conquista aragonese alla guerra tra Arborea ed Aragona (1323-1365), Tesi di Dottorato, Università degli Studi di Sassari, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento di Teorie e Ricerche dei Sistemi culturali, Dottorato europeo di ricerca in antropologia, storia medioevale, filologia e letterature del Mediterraneo occidentale in relazione alla Sardegna, Ciclo XX, Sassari 2005-2006, pag. 219. Cfr. A.C.A., R.C., reg. 398, f. 4v (1324, maggio 1).
[7]Maria Emanuela MEI, L'edilizia residenziale privata a Cagliari, op.cit., pag. 412, 463, 562 e 566.
[8]Maria Emanuela MEI, L'edilizia residenziale privata a Cagliari, op. cit., pag. 104.
[9]Sandro PETRUCCI, Cagliari nel Trecento, op. cit., pag. 434.
[10]Eduard BARATIER, Inventaire des biens du prieurè Saint Saturnin de Cagliari, in Studi storici in onore di Francesco Loddo Canepa - vol. II, Firenze 1959, pag. 68.
[11]Francesco ARTIZZU, L'Aragona e i territori pisani di Trexenta e Gippi, in Annali delle Facoltà di Lettere, Filosofia e Magistero dell'Università di Cagliari - estratto vol. XXX – 1967, Cagliari 1968.
[12]Pietro MELONI SATTA, Effemeride Sarda: con l’aggiunta d’alcuni cenni biografici, Cagliari-Sassari 1887, pag. 127. Cfr. Mauro DADEA, Santa Greca: la martire di Decimomannu, in "Per una riscoperta della storia locale: la comunità di Decimomannu nella storia", Decimomannu 2008, pag. 190-191.
[13]Pietro SELLA, Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV. SARDINIA, Città del Vaticano 1945, pagg. 153-196-206-213.
[14] Antonio FORCI, Damus et concedimus vobis. Personaggi e vicende dell'età feudale in Trexenta (Sardegna meridionale) nei secoli XIV e XV, Ortacesus 2010, doc. XCVII, pag. 344. Cfr. Corrado ZEDDA, Cagliari. Un porto commerciale nel Mediterraneo del quattrocento, in Collana "Mediterranea" dell'Istituto per l'Oriente Clemente Aldo Nallino, n° 2, Napoli.Roma 2001, pag. 204.

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