martedì 17 luglio 2018

1288, La cattura di Ugolino della Gherardesca

1288, La cattura di Ugolino della Gherardesca
Sergio Sailis

“Et l'arciveschovo entrò in Signioria et confortò li sua seguaci et signoregiò in fino a ottobre.” (Roncioni)

Il 2 luglio 1288 all’arcivescovo di Pisa, Ruggero degli Ubaldini, vengono conferiti i titoli di “potestas, rector et gubernator Comunis et Populi pisani” subentrando così a Nino Visconti e Ugolino della Gherardesca. É l’epilogo del colpo di mano da lui orchestrato contro i due condomini che per alcuni anni avevano retto la città.

L’arcivescovo infatti, a capo di diverse famiglie aristocratiche pisane (Lanfranchi, Gualandi, Sismondi, ecc.), il precedente 30 giugno aveva organizzato un’insurrezione contro il Giudice di Gallura e suo nonno. Nino Visconti riuscì a fuggire appena in tempo dalla città rifugiandosi nel castello di Calci mentre Ugolino, che invece si trovava nel suo castello di Settimo, rientra in città e il 1° luglio è costretto dai rivoltosi ad un’aspra battaglia nelle vie cittadine. Negli scontri il Donoratico ha la peggio. Asserragliatosi nel palazzo degli Anziani dopo un’inutile resistenza è però costretto a capitolare; durante gli scontri perdono la vita un suo figlio bastardo, Banduccio, e un suo nipote, Enrico figlio di Guelfo, mentre il conte viene fatto prigioniero assieme ai figli Gaddo e Uguccione, ai nipoti Nino il Brigata e Anselmuccio e al pronipote Guelfuccio (figlio dell'ucciso Enrico) il quale, ancora lattante, che verrà in seguito liberato.

Come noto Ugolino e i suoi famigliari finiranno miseramente i propri giorni nella torre dei Gualandi mentre Nino si unirà alla lega guelfa toscana (Firenze e Lucca in primo luogo) e Genova e continuerà a combattere contro il Comune di Pisa assieme anche ai figli di Ugolino, Guelfo, Lotto e Matteo, che in Sardegna caparbiamente combatteranno, inutilmente, contro Pisa e i suoi alleati sardi, principalmente Mariano d’Arborea.
 

“Tu dei saper ch'i' fui conte Ugolino,

e questi è l'arcivescovo Ruggieri:

or ti dirò perché i son tal vicino.”
 

(Dante, Divina Commedia, Inferno, Canto XXXIII, IX cerchio, Il conte Ugolino
 
 
 
(nell’img. tratta da Wikipedia: Ugolino mentre morde il cranio di Ruggeri degli Ubaldini. Illustrazione del Canto XXXII della Divina Commedia di Gustave Doré)

 

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