giovedì 9 agosto 2018

Suelli

Suelli[1]
Immagini della Trexenta ottocentesca: Suelli
 

SUELLI, villaggio della Sardegna nella divisione e provincia di Cagliari, compreso nel mandamento di Senorbì, sotto la giurisdizione del tribunale di prima cognizione stabilito nella capitale e già parte della curatoria di Trecenta appartenente al regno cagliaritano.
La sua posizione geografica è nella latitudine 39.° 34.' 10." e nella longitudine orientale dal meridiano di Cagliari, 0.° 1.' 20.".
Siede nel piano della Trecenta, dove esso comincia a chinarsi verso la valle a levante, e tiene a settentrione le eminenze di Seùni, a levante quelle di Sìsini e di s. Basilio, sì che da queste parti non soffre la libera influenza de’ venti, come al ponente e al mezzodì.
Il suolo è piuttosto secco e ben di rado ingombro dalla nebbia, come è raro che nell’inverno lo sia dalla neve.
L’aria in certi tempi non è salubre, perchè infetta dai miasmi delle vicine terre paludose a ponente e a libeccio.
 
Territorio. La sua superficie si può computare di miglie quadrate 3 1/2 quasi tutta piana fuori dove contermina con Seuni, nella qual parte sono de’ rialti.
Trovansi pochi tratti della medesima che si lasciano incolti, il rimanente si coltiva tutti gli anni od alternativamente.
Manca il bosco ceduo e solo si hanno delle macchie, sì che si patisce scarsezza di combustibile e bisogna spendere per averlo dalle regioni montuose del levante.
Il selvaggiume consiste nelle sole lepri. Tra gli uccelli sono a notare le pernici, ma piuttosto rare, e le altre specie che ricercano i cacciatori.
Le fonti sono pochissime; la più notevole è quella che dicono Sa mitza de s. Giorgi alla parte di settentrione. L’acqua è buona simile all’acqua delle fonti di Seuni, ed è perenne, perchè nè anche in tempi di siccità è venuta mai meno.
Uno de’ rivoli, che abbiamo già notato nell’articolo di Seuni, quello che ha le sorgenti a levante di questo paese a poco meno di un miglio, scorre a un miglio anche a levante di Suelli e divide questo territorio da quello di Seurgus.
 
Popolazione. Nel citato censimento del 1846 si notarono in Suelli anime 990, distribuite in famiglie 227 e in case 201.
Le diverse età in uno ed altro sesso avevano i seguenti numeri, onde si componeva quel totale.
·         sotto gli anni 5 mas. 56, fem. 51;
·         sotto i 10 mas. 61, fem. 53;
·         sotto i 20 mas. 96, fem. 100;
·         sotto i 30 mas. 80, fem. 72;
·         sotto i 40 mas. 60, fem. 86;
·         sotto i 50 mas. 77, fem. 66;
·         sotto i 60 mas. 42, fem. 31;
·         sotto i 70 mas. 17, fem. 22;
·         sotto gli 80 mas. 7, fem. 8;
·         sotto i 90 mas. 3, fem. 1;
·         sopra i 100 mas. 1.
Distinguevansi poi secondo le condizioni domestiche,
·         il totale de’ mas. 500 in scapoli 303, ammogliati 177, vedovi 20;
·         il totale delle fem. 490 in zitelle 261, maritate 179, vedove 50.
I numeri del movimento della popolazione sono nascite 35, morti 17, matrimoni 5.
I suellesi sono generalmente laboriosi e spiegano certa industria. Non pochi però vivono in qualche agiatezza.
Le proprietà non sono però molto divise, possedendo alcuni molte terre, altri nessuna. Ma questi che ne mancano locano la loro opera a’ proprietari maggiori e così ottengono la sussistenza per se e per la famiglia.
La professione principale è l’agricoltura; le altre sono la pastorizia, i mestieri, il negozio, il trasporto de’ generi.
Le donne lavorano il lino e fanno delle tele di semplice tessitura ed operate.
La scuola elementare suole avere inscritti da 20 a 30 fanciulli; ma non si frequenta che dalla metà e con pochissimo profitto. In tutto il paese non più di 15 sanno leggere e scrivere.
 
Agricoltura. I terreni di Suelli sono di tanta fertilità quanto i più riputati in questa regione di Trecenta, che ha i primi vanti di fecondità nell’isola.
La quantità ordinaria che si semina è di starelli 1400 di grano, 250 d’orzo, 450 di fave, 90 di legumi, 70 di lino.
La fruttificazione, se non sono disfavorevoli le condizioni della meteorologia, rende per comune il 15 e più del grano, altrettanto dell’orzo e delle fave.
L’orticoltura occupa piccoli tratti di terreno, lavorandosi quanto basta per il bisogno delle famiglie proprietarie e per poche altre.
La vigna contienesi in circa 200 giornate ed ha molte varietà di uve. La vendemmia è abbondante, ma i vini non sono di particolar bontà, si consuma tutto nel paese.
I fruttiferi delle diverse specie comuni, che sono nel vigneto, non sorpassano forse i 3000 ceppi.
Fra essi sono alcune centinaja di olivi.
Le terre chiuse, oltre le vignate, avranno in superficie circa 600 giornate. In esse si semina alternatamene e si introduce a pastura il bestiame manso.
 
Pastorizia. Il bestiame di servigio comprende buoi 400, cavalli 60, giumenti 200.
Il numero de’ majali che si allevano non oltrepassa i 100. Il pollame è copiosissimo.
Il bestiame rude numera vacche 120, cavalle 80, pecore 2550, porci 300.
L’apicultura avrà bugni 350.
 
Commercio. Trovandosi Suelli nella via orientale è in situazione ottima per il commercio, per la facilità del trasporto a Cagliari. Ma non si è ancora dimesso l’uso de’ carri sardi, troppo lenti nel movimento e capevoli di molto meno che porti un carrettone tratto da uno o più cavalli.
Il guadagno, che i suellesi ottengono da’ loro prodotti agrari sorpasserà di poco le lire 100 mila.
 
Religione. Questo paese è ora compreso nella giurisdizione dell’arcivescovo di Cagliari. Dopo di essere stato separato da quella Diocesi e fatto capo-luogo di diocesi, come residenza del vescovo delle Barbagie.
La cura delle anime è commessa a un prete, che ha il titolo di provicario ed è assistito da due altri sacerdoti.
Il titolare della parrocchiale è s. Pietro apostolo, il patrono s. Giorgio di Cagliari, vescovo delle Barbagie, che primo pose la residenza in questo luogo.
La costruzione della chiesa è antichissima e rimonta forse alla stessa età di s. Georgio, e probabilmente fu fatta erigere dallo stesso Santo per stabilirvi la sua cattedra.
Contiguo alla medesima dalla parte del vangelo è il santuario denominato dallo stesso Santo vescovo, dove credesi per antica tradizione che sia sepolto il corpo del medesimo.
Questo santuario è adorno d’una suntuosa tappezzeria con ricami d’oro ed argento, e adorno di dieci lampade d’argento. Sopra l’altare di marmi ben lavorati ammirasi la scultura del simulacro del Santo, e si venera con singolare religione da’ fedeli.
Noto qui che se la chiesa si fosse eretta alcun tempo dopo la morte del Santo, che subito ottenne dalla spontanea venerazione de’ popoli il culto de’ Santi, il santuario sarebbe stato compreso nella medesima.
In onore del Santo si festeggia solennemente due volte all’anno, la prima volta addì 24 aprile, la seconda nel secondo giorno di Pentecoste.
Questa seconda solennità è onorata da gran numero di forestieri, molti de’ quali vengono per divozione, altri per divertirsi. Nel vespro si ha lo spettacolo della corsa de’ barberi.
Manca il camposanto e si seppelliscono i cadaveri nell’antico cimiterio attiguo alla stessa parrocchia.
Nella campagna, alla distanza di cinque minuti verso l’austro, trovasi una chiesetta dedicata alla Vergine Assunta, dove si fanno solenni offici nel proprio giorno.
 
Antichità. Restano ancora in questo territorio, sebbene in parte disfatti, i seguenti nuraghi: il nur. Pisculu, che sta sui limiti di Seuni; il nur. Mannu, che trovasi su quelli di Senorbì; il nur. Bia, il nur. Frocaus, il nur. Bega, il nur. Luas, il nur. Scorjau, il nur. Ruina-Coa e il nur. Planu-Siara.
Feudo. Era questo paese compreso nel feudo dell’arcivescovo di Cagliari. La baronia denominata di Suelli e di s. Pantaleo. I diritti che si pagavano erano tenuissimi. La curia risiedeva in s. Pantaleo.
Memorie storiche. Torquitore o Torgodorio I giudice di Cagliari essendo stato per l’intercessione di s. Georgio liberato da una gravissima infermità volle attestargli la sua gratitudine con la donazione della terra demaniale di Suelli e Simieri, compresi i servi, le ancelle, le bestie, e tutta la masserizia. Questa donazione fu fatta nello scadere del secolo XI.
Dopo questa donazione il vescovo Georgio pose la sua residenza in questo luogo, e la continuarono i suoi successori; per interesse dello stato, perchè fossero vicini al principe a consigliarlo nelle occorrenze, così come vediamo nel vescovo di Foro-trajano, che per lo stesso fine pose la sua residenza fuori della diocesi, a pochi passi da Oristano, residenza dell’arcivescovo di Arborea.
Vescovi di Suelli o della Barbagia. Se pare certo che s. Georgio abbia il primo stabilita in Suelli la sede vescovile, non è certo che esso sia stato il primo vescovo della Barbagia, anzi è molto verisimile che abbia avuto moltissimi predecessori sino al primo vescovo che fu dato ai popoli barbaricini dopo la conversione de’ medesimi alla fede cristiana.
Se in altre provincie della Sardegna mentre dominavano i Saraceni sia stata interrotta la successione de’ vescovi, nol fu certamente nella Barbagia, i cui abitatori ritennero la libertà nella schiavitù comune, come l’aveano ritenuta contro gli assalti de’ cartaginesi, de’ romani e di barbari che esercitarono imperio sull’Isola.
Il vescovo delle Barbagie che ebbe il nome di Barbariense prese quello di Suellense dopo la traslazione della sede in Suelli.
I successori di s. Georgio, de’ quali rimane memoria nelle antiche scritture sono così riferiti dal Martini nella sua storia ecclesiastica di Sardegna:
Giovanni  morto nel  1112.  
Pietro  id.  1163. 
Paolo  id.  ? 
Torgodorio  id.  1215. 
Cherchi o Sergio  id.  1225. 
Guglielmo  id.  1355. 
Giacomo di Maltic  id.  1380. 
Benedetto dell’ordine Agostin. id. 1387.
Gerardo id. 1419.
Sotto il pontificato di Martino V ed al tempo del-l’arcivescovo cagliaritano Giovanni Fabri, che fu istituito nel 1423, la chiesa Suellense o Barbariense veniva unita alla Caralense, di cui era suffraganea.
Nel 1829 con bolla pontificia degli 8 novembre fu ristabilita la diocesi Barbariense con nuovo nome, perchè appellata di Ogliastra.
Dalla ristaurazione in qua ressero questa diocesi tre soli vescovi:
Serafino Carchero di Cuglieri eletto nel 1825 trasferito alla Bisarchiese nel 1834. 
Georgio Manurrita di Tempio consagrato nel 1838.
Michele Todde nel  1849.

 




[1] Vittorio ANGIUS, in Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna (a cura di Goffredo CASALIS), vol. XX, Torino 1850, pagg. 317-322.

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