mercoledì 23 marzo 2011

PAU (Guasila)

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PAU
di Sergio Sailis

Nomi alternativi:


Descrizione e localizzazione geografica:
I.G.M.: Foglio 548 sezione IV – Senorbì, scala 1:25.000
Si trovava a circa 1,4 km a sud est di Segariu e 3,5 km a ovest sud ovest di Guasila poco distante dal ruscello Rio Pau e dell’omonimo nuraghe in località Is Arruineddas ai piedi di un modesto rilievo marnoso denominato Sa Costa de S’Olioni a destra della S.S. 547 che conduce da Guasila a Segariu quasi in corrispondenza dei confini tra i due comuni.
La zona risulta densamente abitata sin dalla preistoria. Infatti nella zona sino state rinvenute diversi utensili in ossidiana e sono presenti, oltre al già citato Nuraxi Pau, altri 7 nuraghi. Sulle sponde di Riu Pau sono inoltre stati segnalati due distinti abitati di origine romana con frequenti rinvenimenti, anche superficiali, di frammenti di embrici e di ceramica.

lunedì 14 marzo 2011

DEI (Pimentel)

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DEI
di Sergio Sailis

Nomi alternativi:
Dej, Dey, Ei, Villadei

Descrizione e localizzazione geografica:
Probabilmente è da localizzarsi a circa 2,7 km a nord ovest di Pimentel, circa 600 m. a sinistra della S.P. n. 34 in direzione di Guasila in località S.Filippu/Sa costa di Ei circa 500-600 a nord delle domus de janas di Pranu Efis.

La localizzazione di questo centro nel passato è stata piuttosto controversa in quanto alcuni autori, tra i quali anche l’Angius, lo situavano in agro di Guasila (peraltro in sue siti distinti) mentre altri in agro di Pimentel.
Una lettura più accurata dei documenti pervenutici, ed in modo particolare della “donazione della Trexenta” ci consente di stabilire l’ubicazione della “villa”. Questo documento, per quanto sospettato di essere un falso diplomatistico e sul quale occorrerà ritornare, si dimostra estremamente preciso dal punto di vista geografico (la quasi totalità dei toponimi citati sono infatti ancora oggi individuabili), e colloca villa Dei tra il villaggio di Funtana Sinni e quello di Sioccu quindi proprio nella zona posta a nord ovest di Pimentel ai piedi di una modesta collina che porta il nome (non rilevato nelle carte topografiche) di “Sa costa Ei”. Quest’ipotesi è inoltre avvalorata dal fatto che sono stati rinvenuti affioramenti di materiale ceramico ed altri reperti di epoca romana e medievale.

venerdì 11 marzo 2011

FRAUS (Guasila)

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FRAUS
di Sergio Sailis

Nomi alternativi:
Non si hanno nomi alternativi.

Descrizione e localizzazione geografica:
I.G.M.: Foglio 548 sezione IV – Senorbì, scala 1:25.000

Il villaggio sarebbe da localizzare in agro di Guasila in località Bruncu Fraus circa 4,5 km a sud-ovest di Guasila in prossimità dei confini amministrativi con Serrenti, Furtei e Segariu.
Si raggiunge percorrendo la strada comunale Guasila – Serrenti per circa 4,2 km, quindi si svolta a destra in una strada privata che conduce all’azienda agricola Giglio. Dopo circa 300/400 metri sulla destra troviamo la modesta altura di Bruncu Fraus dominata da Monte Sebera posto circa 700/800 metri più a ovest.
La zona risulta frequentata sin da periodo nuragico (nelle immediate vicinanze sono presenti quattro nuraghi) e nel periodo romano come testimoniato da numerosi ritrovamenti a seguito di scavi clandestini o lavori agricoli. Questi ultimi in modo particolare hanno fatto scomparire definitivamente i resti del villaggio ancora visibili sino al XIX secolo e nei primi decenni del ‘900.

giovedì 10 marzo 2011

CRACCAXIA (Segariu)

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CRACCAXIA
di Sergio Sailis

Nomi alternativi:
Carrarza

Descrizione e localizzazione geografica:
I.G.M.: Foglio 547 sezione I – Sanluri, scala 1:25.000
Si trovava a circa 1,5 km a nord est di Segariu in località Craccaxia ai piedi di un modesto rilievo marnoso denominato Bruncu sa Pedra sulla riva sinistra del torrente Lanessi.
La zona risulta abitata sin dall’epoca nuragica come dimostrano i resti del nuraghe situato sulla vicina collina di Bruncu sa Pedra.

Della villa medioevale attualmente non rimangono vestigia evidenti in quanto posta in terreno aratorio fortemente sconvolto dall’attività dei mezzi meccanici che occasionalmente fanno affiorare cocci e altri materiali.
Il territorio della villa confinava con quello di Villamar, Sa Fa, Santa Giusta e Pau.

mercoledì 9 marzo 2011

BANGIU DE ARILI (Guasila)

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BANGIU DE ALIRI (o Bangiu de Arili)
di Sergio Sailis

Nomi alternativi:
Banso de Niri, Bangiu de Niri, Bangiu de Liri, Bangio de Arili, Bagni de Arilis, Bangni Arilis, Aliri.
Probabilmente in epoca romana era presente qualche residenza padronale dotata di impianto termale che nel tempo ha costituito il nucleo su cui è sorto e sviluppato il villaggio dandone pertanto il nome in associazione con la vicina Aliri.
(nei documenti pisani si riscontra la forma Arili mentre in quelli catalano aragonesi Aliri. La dizione più corretta, o perlomeno quella giunta sino a noi, dovrebbe essere quest’ultima in quanto il toponimo ancora esistente è Obiri = Oliri = Aliri).
 
Localizzazione geografica:
I.G.M.: Foglio 548 sezione IV – Senorbì, scala 1:25.000
La villa era localizzata circa 3 km a sud di Guasila sulla sinistra della strada comunale che conduce a Samatzai nei pressi della chiesa rurale di Ns. Signora d’Itria in località Funtan’e Bangiu.
Come per la maggior parte dei villaggi scomparsi della Trexenta anche in questo caso rimangono scarse vestigia rappresentate da cumuli di pietrame ammassati sui confini dei terreni mentre numerosi sono invece i rinvenimenti in superficie di resti di vasellame, embrici e altri elementi di cultura. La testimonianza di maggior rilievo è quindi la chiesa che attualmente viene utilizzata in occasione della festività della Vergine.
La zona era densamente abitata sin dall’epoca prenuragica e nuragica. Infatti a circa 500 metri sono presenti due domus de janas e altre due sono situate a 1,5 km circa. La zona è inoltre circondata da diversi nuraghi posti a circa 500 m. l’uno dall’altro mentre a circa 700 m. è presente una tomba di giganti ormai quasi completamente distrutta e altre due sono poste a 1,5 km circa.
La strada che da Guasila porta a Bangiu de Aliri proseguiva verso la vicina Aliri da cui aveva tratto il nome (questa era situata dietro una vicina collina, attualmente nota come Su Pranu de Obiri, ed era distante circa 1 km in linea d’aria) dove si ricongiungeva con la via proveniente da Dei e che poi proseguiva oltre sino a Samatzai.
Il territorio della villa confinava con quello Guasila, Sioccu, Dei, Aliri, Fraus e Prato Gimigliano.

Notizie e documenti storici:
Bangiu de Aliri faceva parte della curatoria della Trexenta appartenente originariamente al Giudicato di Cagliari ed era inserito nella diocesi di Dolia.
Il villaggio è menzionato nella cosidetta “donazione della Trexenta” e a seconda dell’edizione di questo documento il nome assume le diverse forme di Baniu de Liri, Banxo de Niri.

Dopo la scomparsa e lo smembramento del Giudicato di Cagliari avvenuto nel 1257-58 un terzo del territorio giudicale, tra cui anche la Trexenta, fu assegnato a Guglielmo di Capraia che rivestiva altresì la carica di Giudice di Arborea.
A Guglielmo successe Mariano di Bas il quale nominò il Comune di Pisa erede universale. Alla morte di Mariano seguirono una serie di contese tra gli eredi Capraia e Pisa, e i territori facenti parte del terzo cagliaritano furono confiscati dal comune pisano nel 1307.
A partire dal 1313 Pisa prese ad amministrare direttamente i territori della Trexenta nominando dei rettori e dei funzionari e procedendo a periodici censimenti fiscali denominati “Composizioni”.

Nella VI compositio realizzata negli anni 1320 – 1322 (confluita successivamente nel Compartiment de Cerdena) il comune pisano ipotizzava di introitare da “Villa Bagni de Arilis complessivamente 45 libbre e 2 soldi in moneta oltre che 216 starelli di grano e 168 di orzo.
In particolare prevedeva di incassare: “pro datio” 29 libbre e 6 soldi, “pro dirictu tabernarum vini” 8 libbre, “pro liber et terralis ab equo” (il cui nome era Parazone de Bangiargia) 1 libbra e 15 soldi, “pro servis et ancillis” 2 libbre e 1 soldo, “pro pentione terrarum” 4 libbre.

A seguito dell’invasione catalano – aragonese iniziata nel 1323 e con la conseguente sconfitta di Pisa cui seguì il trattato di pace del 19 giugno 1324, il villaggio venne infeudato, il 14 luglio 1324, al catalano Jofré Gilabert de Cruïlles unitamente alle ville di Seuni e Suelli e a quelle di Donigala e Siurgus situate, queste ultime due, nella curatoria di Siurgus.
Riprese le ostilità tra Pisa e Aragona e con la conseguente definitiva sconfitta del comune toscano il villaggio, secondo gli accordi del secondo trattato di pace del 25 aprile 1326, venne concesso in feudo a Pisa unitamente al resto della Trexenta.

Viene menzionata nei conti del sale del 1347 – 1348, 1352 – 1353, 1361 – 1362, 1362 - 1363 dai quali risulta che abitanti provenienti da questo villaggio avevano acquistato complessivamente 81 quartini di sale. Nel periodo 1355-1356 e 1361-63 sono documentati 15 diversi acquirenti di sale provenienti da Bangiu.


Nel 1359 il comune toscano realizzò un’altra composizione che rispetto alla precedente risulta molto più articolata.
Il villaggio secondo questa ricognizione doveva versare annualmente 11 libbre “pro datio”, 100 starelli di grano e altrettanti d’orzo. Per quanto concerne invece i “palator” questi dovevano versare una tantum 1 starello di grano e uno d’orzo. Si prevedeva inoltre di incassare annualmente 8 libbre di alfonsini minuti per “dirictu tabernarum vini”.
Sono poi elencati le stime degli introiti di una serie di personaggi suddivisi nelle seguenti categorie contributive:

I “maioribus” (che aravano con due gioghi) importo stimato 290 libbre;
I “mediocribus” (che aravano con un solo giogo) importo stimato 101 libbre;
I “minoribus” (che aravano con un solo giogo ed erano poveri che dovevano farsi prestare da altri i semi per la semina) importo stimato 42 libbre;
I “minoribus” (che aravano anche questi con un solo giogo ed erano poveri che dovevano farsi prestare da altri i semi per la semina) importo stimato 58 libbre;
I “palatores” (che non aravano ma che comunque abitavano stabilmente della villa) importo stimato 50 libbre;

Tra i “liberi et terrales ab equo” vengono citati:
·           Julianus Ardu
·           Petrus de Capoterra
·           Guantinus Curria Dorru
·           Guantinus Curria Orlandi

Il Comune pisano era inoltre proprietario di due case e di alcuni appezzamenti di terreno per complessivi 28 starelli per il cui affitto prevedeva di incassare complessivamente quattro libbre.

Il villaggio viene ricordato anche nelle Rationes dalle quali risulta che il presbitero Symone de Acra, in qualità di rectore, negli anni 1346-1350 versava complessivamente 3 libbre in tre distinte operazioni.

Nel 1365 il villaggio è occupato dalle truppe arborensi di Mariano IV anche se alcuni elementi portano a pensare che la popolazione fosse consenziente.

Successivamente, unitamente al resto della Trexenta, diviene Incontrada Regia sino al 1421 quando viene infeudato a Giacomo de Besora.
In questo periodo il villaggio era già spopolato.

Luoghi di culto:

Chiesa di N.S. d'Itria
Come accennato in precedenza, del villaggio di Bangiu ci è rimasta la chiesa in stile romanico nota come Ns. Signora d’Itria citata anche nelle Respuestas tardo settecentesche come parrocchiale di un villaggio spopolato del quale ancora si intravedevano i ruderi.
La chiesa è tuttora aperta al culto in occasione della festa che si tiene il lunedì e il martedì successivi alla Pentecoste.
L’edificio, ascrivibile alla seconda metà del XIII sec. ma probabilmente realizzata su un edificio preesistente, presenta un’ unica navata ed una facciata, realizzata in blocchi di trachite e orientata verso sud-ovest, sormontata da un campanile a vela.
Nell’angolo inferiore sinistro dell’edificio sono inseriti alcuni blocchi in arenaria di riutilizzo decorati con motivi tipici medioevali.

L’abside, orientato verso nord-est, è stato nel corso tempo murato per consentire la collocazione dell’altare nella sua attuale posizione.
In tempi relativamente recenti, probabilmente nel XVII secolo, alla facciata è stato addossato un portico per consentire il ricovero delle persone durante i festeggiamenti.

Sergio Sailis

martedì 8 marzo 2011

TURRI (Ortacesus)

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TURRI
di Sergio Sailis

Nomi alternativi:
Zuri, Zury, villa Turris
 
Descrizione e localizzazione geografica:
I.G.M.: Foglio 548 sezione IV – Senorbì, scala 1:25.000

Da localizzarsi in località Bruncu de Turri a circa 2,3 km a sud ovest di Ortacesus e a 4,5 km a sud di Guasila circa 800 m. sulla destra della S.P. n. 34 Pimentel –Guasila su di una collinetta posta di fronte alla collina di Sioccu.
Anche di questa villa medioevale purtroppo non residua più alcuna traccia in quanto i lavori agricoli ed i mezzi meccanici utilizzati ne hanno devastato i resti.
Alcuni autori localizzano la villa in località Turriga in territorio di Selegas. Questa ipotesi però presenta delle criticità in quanto, come si evidenzierà di seguito, dai documenti rileviamo che Turri era confinate con Ortacesus.

lunedì 7 marzo 2011

ARCHU (Selegas)

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ARCO
di Sergio Sailis

Nomi alternativi:
Arcu, Archu, Arcuasila, Arcedda


Descrizione e localizzazione geografica:
I.G.M.: Foglio 548 sezione IV – Senorbì, scala 1:25.000

La villa sarebbe da localizzare in prossimità del confine tra i territori degli attuali comuni di Selegas, Senorbì e Ortacesus e più precisamente in località Pauli Arco quasi in prossimità della confluenza dei torrenti Riu Canali e Riu Cixi proprio ai piedi della collina su cui residuano i ruderi del nuraghe Corru Cottu circa 2 km a nord/nord-ovest di Senorbì quasi a metà strada con Ortacesus ed a circa 3 km da Selegas.
Il territorio di pertinenza del villaggio era ricompreso negli attuali territori di Selegas, Ortacesus e Senorbì e comprendeva una zona leggermente ondulata molto fertile a tratti parzialmente paludosa per effetto dei torrenti che la attraversavano e oggi ormai completamente bonificato.

Alcuni autori ritengono che il villaggio sorgesse in prossimità dei ruderi della chiesa di N.S. d’Itria mentre altri ritengono che fosse a qualche centinaio di metri di distanza in località Pranu Arcedda. La prima ipotesi resta la più plausibile in quanto nei dintorni della chiesa sono presenti numerosi resti di embrici e di altri materiali di cultura che denotano la presenza di un insediamento medioevale.

Per raggiungere il sito la via più comoda, partendo da Senorbì, è quella di percorrere la S.S. 597 in direzione Ortacesus per circa 1,2 km quindi si abbandona la statale svoltando in una stradina sterrata sulla destra poco oltre il Nuraxi Mannu di Simieri e si prosegue poi per circa 800 metri sino ad arrivare ai ruderi della chiesa anzidetta.

Il territorio della villa confinava con quello di Selegas, Cixi, di Simieri, di Villacampo e di Ortacesus.

Notizie e documenti storici:

La prima menzione della villa è probabilmente in un documento del 1089. Successivamente un altro documento del 2 marzo 1112 riporta inequivocabilmente la donazione della chiesa di Santa Maria di Arco ai Vittorini della chiesa di San Saturnino di Cagliari:
“... Deinde offero, dono, concedo ac trado supradicto monasterio S. Victoris Massiliensi, dominoque meo Oddo abbati suprascripto, eiusque fratribus, successoribusque eius, cunctisque monachis jam dicto monasterio pertinentibus, tam praesentibus quam futuris, id est ecclesiam S. Dei genitricis et Virginis MARIAE DE ARCHO, cum omnibus scilicet pertinentiis, tam in servis, quam et in ancillis, vineis, ortis, atque duciis, mobilibus sive immobilibus, quae nunc habet, vel quod in antea, Deo auxiliante, cum absolutione mea, successorumque meorum acquirere debet, ut monachi Massiliensis monasterii habeant et possideant ex integro in perpetuum, sicut hactenus beatae memoriae antecessor meus Virgilius episcopus, et omnia similiter ego nunc ex integro concessi, ut supra descripsimus, salva scilicet reverentia atque obedientia et honore sanctae matris Ecclesiae beati Pantaleonis martyris, caput episcopatus Doliensis ...”

La predetta donazione venne successivamente confermata il 2 maggio dello stesso anno da Mariano (Torchitorio II), Giudice di Cagliari. Oltre alla chiesa venivano ceduti servi, vigne, orti e altri annessi.


La villa viene menzionata in diverse occasioni anche nelle famose carte volgari campidanesi edite dal SOLMI le quali ci danno notizia di un certo Frau d’Arcu che funge da testimone in un atto d’acquisto effettuato da Paolo vescovo di Suelli negli anni 1200-1212 mentre nella carta n. XIX del 10 luglio 1225, nell’elencare i confini del podere di prato di Sisini donato dalla giudicessa Benedetta di Cagliari a San Giorgio di Suelli, viene detto “... et clonpit adssa bia ki badi daa Sisini ad Arcu ...” ossia arriva alla strada che porta da Sisini a Arco.
Nella cosiddetta “donazione della Trexenta” viene citata tra le ville donate da Torchitorio a suo figlio Salusio ma non vengono citati i confini in quanto il villaggio era situato all’interno della Curatoria.

Dopo la scomparsa e lo smembramento del Giudicato di Cagliari avvenuto nel 1257-58 un terzo del territorio giudicale, tra cui anche la Trexenta, fu assegnato a Guglielmo di Capraia che rivestiva altresì la carica di Giudice di Arborea. A Guglielmo successe Mariano di Bas il quale nominò il Comune di Pisa erede universale. Alla morte di Mariano seguirono una serie di contese tra gli eredi Capraia e Pisa, e i territori facenti parte del terzo cagliaritano furono confiscati dal comune pisano nel 1307.
A partire dal 1313 Pisa prese ad amministrare direttamente i territori della Trexenta nominando dei rettori e dei funzionari e procedendo a periodici censimenti fiscali denominati “Composizioni”.

Nella composizione realizzata dai pisani negli anni 1320-1322 “Villa Archu” contribuiva con 4 libbre e 10 soldi in moneta dovute per il “datio” (3 libbre e 10 soldi) e per il “dirictu tabernarum vini” (1 libbra). Doveva inoltre corrispondere 18 starelli di grano e 12 di orzo.

Con la conquista aragonese Arco venne infeudata al valenzano Guglielmo Serrano (o Serra)unitamente ad Arixi.

Dopo la seconda pace tra la Corona di Aragona e Pisa, Arco, unitamente al resto della Trexenta ed alla Curatoria di Gippi, venne ceduta in feudo al comune toscano.

Nel 1359 il comune toscano fece redigere un’altra composizione e “Villa Archo” contribuiva versando complessivamente 4 libbre in moneta delle quali 3 per “datio” e una per “dirictu tabernarum”. Doveva inoltre versare 20 starelli di grano e altrettanti d’orzo per i quali dovevano contribuire una tantum anche i palators con uno starello di grano e uno di orzo. La contribuzione in moneta pertanto era sostanzialmente invariata rispetto a quella del 1322 mentre era leggermente aumentata quella in natura.
Nella composizione del 1359 i redditi dei contribuenti del villaggio venivano stimati complessivamente per un totale di 44,5 libbre attribuite a 4 persone delle quali 3 aravano con un giogo mentre uno era un “palator” con residenza nel villaggio e più precisamente:
·           Guantinus Coccho, reddito stimato 18 libbre,
·           Andrea Meli, reddito stimato 13 libbre,
·           Gonnarius Meli reddito stimato 13 libbre,
i quali aravano con un giogo

·           Gomita Squirro reddito stimato libris ½
che era definito un « palator » con domicilio nella villa.

In questo documento sono inoltre elencati tre “liberi et terrales ab equo” e più precisamente:
Colus de Asseni
Arsocchus de Asseni
Petrus de Asseni


Il villaggio in esame viene citato in un documento del 15 aprile 1455.
“Lo salt de Sixi comensa del capigellu de rohines de olari dret a pradais e torrasi a fontana de donigellu e torrat a forru e calasi a petra de frahilis e dacundi si vadi ad orruhinas de sali e calasi perisu vaco de moronu e calasi at su nurasolu qui est supra nuragi de flacu e incurbasi a su bau / de caoru de Sihuni.
Lo salt de Simieri de pradais serra serra finta su nuragi mannu de Simieri e falat a su nuragi pitxinnu suta Simieri e collat bia infra Simieri e Archu finta su monumento de Gonnari probu sarbori incurvada e de su monumentu bat ha su brunchu de sa canna inplasandu cortis de sayli e aqua sassa”.

In questo documento vengono elencati i confini delle ville limitrofe di Sitgi e Simieri che in quel tempo erano oggetto di un contenzioso tra Aldonsa de Besora, Pietro De Sena, signore della Trexenta, e l’Arcivescovo di Cagliari che, a seguito dell’unificazione delle diocesi di Suelli con quella di Cagliari, era subentrato nei diritti della diocesi suellense su questi villaggi.


Una villa di nome Arcu viene citata nei conti del sale ma non è possibile stabilire se si tratta del nostro villaggio o di quello omonimo sito nella curatoria di Decimo.

Non ci sono cenni nelle Rationes
Il villaggio dovrebbe essersi spopolato antecedentemente al 1421 in quanto non risulta tra le ville popolate donate a Giacomo de Besora il 10 febbraio di tale anno e successivamente a lui riconfermate il 1 luglio 1434.

E’ probabilmente la “Archuasili” citata dal Manno come spopolata in tempi imprecisati al tempo del Fara.

Luoghi di culto:
Come accennato in precedenza del villaggio ci sono rimasti i ruderi della chiesa di N.S. d’Itria comunemente identificata in letteratura con la chiesa di Santa Maria donata ai monaci Vittorini nel 1112.

Ruderi della chiesa di Santa Maria


L’edificio, a navata unica con l’ingresso orientato a ovest, risulta edificato su un preesistente fabbricato di età tardo romana probabilmente adibito in precedenza ad impianto termale. Per la sua realizzazione venne impiegato pietrame locale ed in alcuni punti si intravedono tratti di muratura in mattone cotto riferibili all’edificio pre-esistente.

Particolare della muratura.


Non sappiamo sino a quando i vittorini restarono in possesso di questa chiesa e dei suoi possedimenti. Nell’inventario dei beni del priorato di San Saturno di Cagliari predisposto nel 1338 dal frate Guglielmo de Bagarnis non compaiono i possedimenti di Archu segno che probabilmente aveva avuto successo la politica pisana (ed in seguito anche aragonese) mirante estromettere i vittorini dai loro possedimenti sardi.









AGGIORNAMENTO BIBLIOGRAFIA

ARTICOLI RELAZIONATI IN QUESTO BLOG
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BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO:


  • ANGIUS V. - Vittorio ANGIUS, in Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, a cura di Goffredo CASALIS, Torino 1841 vol. VIII pag. 98-99; Torino 1845 vol. XIII pag. 569-570; Torino 1853 vol. XVIII ter pag. 43-44, 90, 92, 181, 189, 191, 196, 444.

  • ANGIUS V. 1856 - Vittorio ANGIUS, in Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna, a cura di Goffredo CASALIS, Torino 1856 vol. XVIII quater, pag. 326.

  • ARTIZZU D. 2002 - Daniela ARTIZZU, Indagine in alcuni paesi della Trexenta. Lettura archeologica e topografica, in "Città, territorio produzione e commerci nella Sardegna Medievale. Studi in onore di Letizia Pani Ermini" (a cura Rossana Martorelli), Cagliari 2002, pag. 159 con foto e planimetria a pag. 168.

  • ARTIZZU F. 1957 - Francesco ARTIZZU, Le rendite pisane nel Giudicato di Cagliari nella seconda metà del sec. XIII, in Archivio Storico Sardo - vol. XXV - fasc.1/2 - Padova 1957, pag. 400. Cfr. D. Prospero BOFARULL Y MASCARO, Repartimiento de Cerdena, in Collecion de documentos ineditos del archivio general de la Corona de Aragon - quaderno 49, Barcellona 1856, pag. 696.

  • ARTIZZU F. 1968 - Francesco ARTIZZU, L'Aragona e i territori pisani di Trexenta e Gippi, Cagliari 1968, pag. 90.

  • ARTIZZU F. 1982 - Francesco ARTIZZU, Il registro n. 1352 dell'Archivio di Stato di Pisa (Opera del Duomo), Cagliari 1982, p. 69. Cfr. D. Prospero BOFARULL Y MASCARO, Collecion de documentos ineditos de la Corona de Aragon - Cuaderno n. 49 - Repartimiento de Cerdena, Barcellona 1856, pagg. 736.
  • BARATIER E. 1959 - Eduard BARATIER, Inventaire des biens du prieurè Saint Saturnin de Cagliari, in Studi storici in onore di Francesco Loddo Canepa - vol. II, Firenze 1959.
  • BOSCOLO A. 1958 - Alberto BOSCOLO, L’Abbazia di San Vittore, Pisa e la Sardegna, Padova 1958, pag. 88 e segg.
  • CASULA F. 1963 - Francesco CASULA, Alcune notizie sulla diocesi di Dolia attraverso una cronaca inedita vittorina, in Studi sui Vittorini in Sardegna, Padova 1963, pag. 42.
  • FORCI A. 2010 a) - Antonio FORCI, Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della dominazione catalano-aragonese (1324-1326) in“RiMe. Rivista dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, pagg. 180-183.
  • FORCI A. 2010 b) - Antonio FORCI, Damus et concedimus vobis. Personaggi e vicende dell'età feudale in Trexenta (Sardegna meridionale) nei secoli XIV e XV, Ortacesus 2010, pag. 59-61, doc. LXV, LXVI, LXVII, LXX, LXIII.
  • FORCI A. 2010 b) - Antonio FORCI, Damus et concedimus vobis. Personaggi e vicende dell'età feudale in Trexenta (Sardegna meridionale) nei secoli XIV e XV, Ortacesus 2010, doc. CVII.
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  • GUERARD B.E-C. 1857 - Benjamin Edme Charles GUERARD, in Cartulaire de l’Abbaye de Saint-Victor de Marseille tomo II - Collection des Cartulaires de France Tome IX, Parigi 1857, pag. 241 doc. 850.
  • GUERARD B.E-C. 1857 - Benjamin Edme Charles GUERARD, in Cartulaire de l’Abbaye de Saint-Victor de Marseille tomo II - Collection des Cartulaires de France Tome IX, Parigi 1857, pag. 464 doc. 1006 e pag. 470 doc. 1010.
  • GUERARD B.E-C. 1857 - Benjamin Edme Charles GUERARD, in Cartulaire de l’Abbaye de Saint-Victor de Marseille tomo II - Collection des Cartulaires de France Tome IX, Parigi 1857, pag. 465 doc. 1007.
  • GUERARD B.E-C. 1857 - Benjamin Edme Charles GUERARD, in Cartulaire de l’Abbaye de Saint-Victor de Marseille tomo II - Collection des Cartulaires de France Tome IX, Parigi 1857, pag. 467 doc. 1008.
  • LIVI C. 1984 - Carlo LIVI, La popolazione della Sardegna nel periodo aragonese, in Archivio Storico Sardo - vol. XXXIV - fasc. 2 - anno 1984, Cagliari 1984, pag. 67.
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  • MARTENE 1724 - Edmundi MARTENE & Ursini DURAND, Veterum scriptorum et monumentorum historicum, dogmaticorum, moralium amplissima collectio, tomo I, Parigi 1724, pagg. 524-526-528-582-628-629-657.
  • NIEDDU-COSSU 1998 - Giuseppe NIEDDU - Consuelo COSSU, Ville e terme romane nel contesto rurale della Sardegna romana, Atti del XII convegno di studio su «L'Africa romana» Olbia, 12-15 dicembre 1996 a cura di Mustapha Khanoussi, Paola Ruggeri e Cinzia Vismara, Sassari 1998.
  • RASSU M. 2001 - Massimo RASSU, Lo sbarco in Sardegna del romanico francese e le 50 chiese dei monaci Vittorini, articolo su “Informazione” n. 93/2001, rivista dell'Ordine degli Ingegneri della Provincia di Cagliari.
  • SALVI D. 2002 - Donatella SALVI, Ville romane nel Golfo degli Angeli fra il I ed il II sec. D.C. Quali testimonianze?, in Stabiae: 250° anniversario scavi di Stabiae. Storia e architettura. Atti del Convegno (Castellamare di Stabia, 25-27 marzo 2000), A cura di: G. Bonifacio - A. M. Sodo, L'Erma 2002, pag. 21.
  • SODDU O. 2008 - Ottaviana SODDU, Un esempio di riutilizzo di strutture romane: la chiesetta di NOSTRA SIGNORA D’Itria (Selegas), articolo su “Il Giornale della Trexenta”, 10 ottobre 2008.
  • SOLMI A. 1905 - Arrigo SOLMI, Le carte volgari dell'archivio arcivescovile di Cagliari: testi campidanesi dei secoli XI e XIII, in Archivio Storico Italiano  - tomo XXXV - anno 1905, Firenze 1905, doc. X pag. 292 e doc. XIX, pag. 313.
  • SPANU P.G.I. 1999 - Pier Giorgio Ignazio SPANU, La Cristianizzazione dell'ambiente rurale in Sardegna. In: La Sardegna paleocristiana tra Eusebio e Gregorio Magno: atti del Convegno nazionale di studi, 10-12 ottobre 1996, Cagliari, Italia. Cagliari, Pontificia Facoltà teologica della Sardegna, Cagliari 1999, pag. 491.
  • TOLA P. 1837 -  Pasquale TOLA, Dizionario biografico degli uomini illustri della Sardegna, Sassari 2001, ristampa edizione Torino 1837, pagg. 207-208.
  • TOLA P. 1861 -  Pasquale TOLA, Codex Diplomaticus Sardiniae, Roma 1984, ristampa edizione Torino 1861, tomo I sec. XII, doc. VII pag. 182-183.
  • TOLA P. 1861 - Pasquale TOLA, Codex Diplomaticus Sardiniae, Roma 1984, ristampa edizione Torino 1861, tomo I sec. XI, doc. XVII pagg. 161 e doc. XIX pagg. 163-164.
  • TOLA P. 1861 - Pasquale TOLA, Codex Diplomaticus Sardiniae, Roma 1984, ristampa edizione Torino 1861, tomo I sec. XII, doc. VII pagg. 182-183.
  • Sulla cosiddetta Donazione della Trexenta vedere: Vittorio ANGIUS, in Dizionario geografico storico-statistico-commerciale degli Stati di S.M. il Re di Sardegna a cura di Goffredo CASALIS, Torino 1841 vol. VIII pag. 98-99; Torino 1845 vol. XIII pag. 569-570; Torino 1853 vol. XVIII ter pag. 43-44, 90, 92, 181, 189, 191, 196, 444. Pasquale TOLA, nel Codex Diplomaticus Sardiniae, Roma 1984, ristampa edizione Torino 1861, tomo I sec. XIII, doc. XLIII, pag. 334. Cfr. Enrico BESTA, La donazione della Tregenta alla luce di un'ipotesi solmiana in “Studi di storia e di diritto in onore di Arrigo Solmi”, Milano 1941, pagg. 383-398. Cfr. Antonio ERA, Recensione: La donazione della Tregenta alla luce di un'ipotesi solmiana, in “Archivio Storico Sardo” - anno 1940, pagg. 405-412.