mercoledì 15 maggio 2013

Teresa Gombau de Entença, mancata signora di Bangiu Donico

Teresa Gombau de Entença, mancata signora di Bangio Donico (Bangiu Donnico)

 

 di Antonio Forci*
 
Teresa Gombau d’Entença discendeva da una delle più illustri famiglie della nobiltà catalano-aragonese[1], per quanto appartenesse ad un ramo bastardo del lignaggio. Sorellastra dell’infanta Teresa d’Entença, contessa d’Urgell e moglie dell’infante Alfonso, nacque dalla relazione extraconiugale tra Gombau de Entença, barone di Alcolea de Cinca, Xiva e Xestalgar, e Stefania di Sicilia. Da questa unione nacquero anche Guillem, Ponç Hug ed un’altra Teresa Gombau monaca del monastero di Casbes[2].

Prima di maritarsi nel 1324 con Berenguer Carroz, figlio dell’ammiraglio Francesc Carroz[3], era stata promessa sposa di Ramon o Ramonet de Cardona, nobile catalano al seguito dell’infante Alfonso in Sardegna, figlio di Bernat Amat de Cardona signore di Torà, nipote pertanto del visconte Ramon Folc VI de Cardona e – verosimilmente – del Ramon de Cardona nominato governatore generale di Sardegna nel 1330[4].


In previsione di questo matrimonio l’infante Alfonso, nel novembre 1323, le promise 60.000 soldi di Barcellona in auxilium maritagii[5] e, contestualmente, le concesse in feudo secondo il costume d’Italia una rendita annua di 30.000 soldi sopra i redditi di qualsiasi luogo del regno di Sardegna[6]. A questo atto seguì a distanza di un mese la concessione in feudo secondo il costume d’Italia con le riserve del mero e misto imperio, oste e cavalcata e il servizio di sette cavalli armati per tre mesi l’anno, di sette ville comprese nei territori di varie curatorie all’interno dell’archidiocesi di Cagliari: Cerargio, Lene, Decimo Popussi, Villanova, Seruso, Palma e Bana (o Bona) Danico[7], nella quale non si può non riconoscere la villa di Bangio Donico in Trexenta.

Il centro, sviluppatosi sul sito di un cospicuo abitato di età romana con visibili resti di un impianto termale che ha dato il nome alla località (balneum in latino da cui il sardo bangiu)[8], è da localizzare nella fertile piana a sud del moderno abitato di Ortacesus ove ha lasciato profonde tracce nella toponomastica: Su Bangius, Funtana Bangius, Pardu Bangius[9].

Entrambe le suddette donazioni non ebbero tuttavia luogo per la morte in battaglia del futuro marito, evento registrato anche nella Cronaca di re Pietro IV d’Aragona[10]. In particolare il promesso ausilio di 60.000 soldi fu congelato sino alle nuove nozze con Berenguer Carroz, mentre alcune delle ville contenute nel primitivo atto di concessione feudale furono assegnate ad altri personaggi della cerchia dell’infante: Decimoputzu e Leni, nella curatoria di Gippi, rispettivamente ad Arnau de Montseny[11] e ad Arnau de Ladrera[12], Bangio Donico, nella curatoria di Trexenta, al barcellonese Guillem Sapera[13].

Nella nuova donazione del luglio 1324 a vantaggio di Teresa Gombau de Entença, questa volta promessa sposa se non già moglie di Berenguer Carroz, le tre ville delle curatorie di Gippi e Trexenta furono sostituite con altre due del Campidano, Sexto e Sennuri, rimanendo invariate le altre pur nella diversa grafia dei nomi: Cerargio, Palma, Saparasi e Villanova Sancti Basili[14].

La morte di Teresa Gombau, avvenuta pochi anni dopo il matrimonio, diede avvio ad un contrasto per la sua eredità tra il marito Berenguer Carroz e il re Alfonso IV d’Aragona[15]. Oggetto del contendere era una clausola allegata all’atto di concessione feudale in cui detta Teresa aveva concordato con l’allora infante Alfonso che se fosse morta senza figli, come in effetti fu, i luoghi a lei infeudati sarebbero ritornati alla Corona, tutto ciò all’oscuro del Carroz.

La controversia si appianò nel corso del 1332 quando Berenguer Carroz rimise al re ogni debito che la regia curia aveva nei suoi confronti, vale a dire 42.500 soldi genovini rimanenti dei 60.000 promessi in dote alla defunta moglia Teresa e inoltre tutti i diritti da lui posseduti sulle ville di Decimoputzu, Gippi Ius e Bangio de Sipollo comprate da Arnau de Montseny nella curatoria di Gippi e cedute ai pisani dopo la pace del 1326, valenti 6.000 soldi di genovini l’anno.

In cambio riceveva il possesso con il mero e misto imperio delle ville di Cerargio, Palma, Sexto, Sennuri, Saparasi e Villa Nova Sancti Basili site nella curatoria di Campidano come erede universale della detta moglie Teresa Gombau de Entença[16].

 

 
 

* Antonio FORCI, Feudi e feudatari in Trexenta (Sardegna meridionale) agli esordi della dominazione catalano-aragonese (1324-1326), in “Sardinia. A Mediterranean Crossroads. 12th Annual Mediterranean Studies Congress (Cagliari, 27-30 maggio 2009)” a cura di Olivetta Schena e Luciano Gallinari, ora in “RiMe. Rivista dell’Istituto di Storia dell’Europa Mediterranea”, n. 4, giugno 2010, Cagliari 2010.

 



[1] José DE SANTIAGO, Los Entenza. Ricos-hombres de Aragón, in “Linajes de Aragón”, V, 13, 1914, pp. 217-229
[2] La genealogia di questa branca del lignaggio è chiarita da Manuel PASTOR i Madalena, El cartulari de Xestalgar: memòria escrita d’un senyoriu valencià, Fundació Noguera, Barcelona, 2004, pp. 39-48 e p. 90 (quadro genealogico).
[3] Cfr., tra gli altri, Jerónimo. ZURITA, Anales de Aragón, edizione in formato elettronico, Institución «Fernando el Católico», libro VI, cap. LV; Francesco Cesare CASULA, Dizionario storico sardo, Carlo Delfino ed., Sassari, 2001, s.v. Carròs, Berengario, p. 345; Onofre ESQUERDO, Nobiliario valenciano (prólogo, trancripción y notas por J. Martínez Ortiz), Valencia, 2001, p. 200.
[4] Cfr. Maria Teresa FERRER I MALLOL, Ramon de Cardona: capità general de l’exèrcit güelf i governador de Sardenya (†1338), in Paolo MANINCHEDDA (ed.), La Sardegna e la presenza catalana nel Mediterraneo, Atti del VI congresso (III Internazionale) dell’Associazione Italiana di Studi Catalani (Cagliari 11-15 ottobre 1995), CUEC editrice, Cagliari, 1998, vol. I, pp. 57-58; EAD., Ramon de Cardona, militar y diplomático al servicio de cuatro reinos, in “Universitade do Porto. Revista da Facultad de Letras. História”, II série, XV, tomo II, 1998, pp. 1433-1434 e p. 1451 (quadro genealogico).
[5] ACA, Real Cancillería, reg. 389, f. 74v (1323 novembre 19, assedio di Villa di Chiesa). La promessa di donazione fu confermata dall’infante Alfonso e dalla moglie Teresa con carta data in obsidione Ville Ecclesie il 30 dicembre dello stesso anno: ACA, Real Cancillería, reg. 389, ff. 79v-80r.
[6] ACA, Real Cancillería, reg. 389, f. 75r (1323 novembre 19, assedio di Villa di Chiesa).
[7] Ibidem
[8] Cfr. Caterina LILLIU, Il territorio di Senorbì e la Trexenta. L’età romana, in Museo Sa Domu Nosta, Cagliari, 1990, p. 31.
[9] Cfr. RAS, Carta tecnica della Sardegna. Foglio n° 458-Senorbì, sez. B2, ediz. 1970 (scala 1:10.000); IGMI, Carta topografica d’Italia scala 1:25.000. Foglio n° 548 sez. IV-Senorbì, Firenze, 1992. L’aggettivo donico/donicu indica, dal latino “dominicus”, un possedimento relazionato alla famiglia giudicale cagliaritana. Nel 1215 è testimoniato un armentariu de iudigi de sa billa de Baniu: cfr. A. Solmi, Le carte volgari dell’Archivio Arcivescovile di Cagliari. Testi campidanesi dei secoli XIXIII cit., doc. XIII, p. 31.
[10] Cfr. Giuseppe MELONI, L’Italia medievale nella Cronaca di Pietro IV d’Aragona, CNR-Centro di studi sui rapporti italo-iberici, Cagliari, 1980, pp. 60-61; Francesco FLORIS, Dizionario delle famiglie nobili della Sardegna, Edizioni della Torre, Cagliari, 2009, vol. 1 (A-M), s.v. Cardona, p. 174.
[11] ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 26v-27v (1324 luglio 14, castello di Bonaria).
[12] ACA, Real Cancillería, reg. 398, ff. 99r-100v (1325 aprile 20, Valenza).
[13] ACA, Real Cancillería, reg. 403, ff. 29v-30v (1326 dicembre 30, Teruel).
[14] ACA, Real Cancillería, reg. 514, f. 210v (1332 agosto 15, Valenza).
[15] ACA, Real Cancillería, reg. 511, f. 147v (1331 giugno 27, Barcellona).
[16] ACA, Real Cancillería, reg. 514, ff. 210v-212v (1332 agosto 15, Valenza); 234v-236r (stesso luogo e data).

2 commenti:

  1. Hola. et voldria fer una pregunta. El cognom Respall existia a l'edat mitjana a Sardenya?

    En saps alguna cosa?

    Josep

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    1. Hola Josep. Vaig a veure si tinc alguna cosa i fer-li saber.
      Sergio

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